A Lettere gli ideatori dell’app Voyager

L’arte e la valorizzazione del bene culturale stanno prendendo strade diverse da quella tradizionale, percorsi che portano al 3D e ai cataloghi multimediali e che vanno illustrati a quanti dell’arte vogliano farne il proprio lavoro. Ecco quindi che lo scorso 5 novembre si è tenuta presso l’Aula Magna del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali un incontro dal titolo “Cultural Heritage e new technology: l’esempio di Voyager iMiBAC”, con Fabrizio Terranova, amministratore delegato e fondatore di Illusionetwork s.r.l., e Gabriele Leonardi, responsabile della progettazione architettonica virtuale e dell’event design. L’iniziativa si colloca all’interno del ciclo d’incontri “Cultura, opportunità, occupazione. Progettare il cambiamento. Dialoghi multidisciplinari sui beni culturali”, promosso dall’Ufficio Placement di Dipartimento, responsabile la prof.ssa Nadia Barrella, che spiega: “ci tenevamo ad avere la loro testimonianza perché si tratta di persone che lavorano per rendere accessibile un bene. L’app. Voyager, riconosciuta anche dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MIBAC), aumenta la capacità di metterci in contatto con il bene culturale. È questa la strada da battere perché un bene sia riconosciuto da tutti. Dobbiamo guardare alle aziende che aprono nuovi orizzonti per la comunicazione e l’accessibilità al patrimonio culturale”. La parola passa al dott. Terranova, il quale, dopo qualche cenno sulla storia della propria azienda, spiega cos’è iMiBAC Voyager: “un’app. unica nel suo genere che permette di ricostruire in tempo reale e in 3D l’opera che state visitando. Ad esempio, un turista che sta visitando i Fori imperiali, grazie a Voyager, potrà vedere sul suo IPAD com’era quella zona nel suo periodo di massimo splendore, e sarà come ripercorrere la Roma del terzo secolo D.C.”. E qui veniamo agli studenti: “Per ricostruire dei dati storico-artistici in tempo reale, abbiamo bisogno di consulenza. Noi offriamo conoscenze tecnologiche ma abbiamo bisogno di dati scientifici, ci sono beni di cui non conosciamo l’esistenza. Figure come la vostra sono indispensabili”. E dal momento che anche le amministrazioni pubbliche sembrano aver compreso l’importanza di queste app., bisogna “cominciare a formare risorse, introdurre una figura che certifichi determinate conoscenze e informazioni, caratteristiche che voi possedete”. Leonardi conferma che il futuro dei beni culturali è tutto lì: “ci sono bambini di tre anni che sanno già come usare un IPAD. Probabilmente apprenderanno di più da questo tipo di app. che non da una guida, perché si divertono imparando. Stiamo lavorando anche all’idea di una guida virtuale, pensavamo ad un Totti centurione”. Sulla base di queste informazioni è la prof.ssa Gaia Salvatori a lanciare una proposta: “viene fuori una prospettiva di lavoro comune. Noi abbiamo la ricerca su cui voi potreste investire, mentre noi potremmo investire sull’app. Ci sarebbero vantaggi per noi, che continuiamo a produrre laureati senza lavoro, e per voi, che non dovrete avere a che fare con amministrazioni che non sanno cosa vogliono. Non dovete andare in sovrintendenza, dovete venire in Ateneo”. Dopo questa parentesi iniziale, gli ideatori di Voyager sono stati disponibili a rispondere ai quesiti dei presenti.
Che competenze dovrebbero affinare i ragazzi per scrivere dei testi per Voyager, avete delle richieste particolari? E fino a che punto si può raccontare la trasformazione di un museo, la sua stratificazione nel corso degli anni sull’app? (prof.ssa Barrella). “Tutto ciò che è virtuale si può costruire e se qualcuno ha delle conoscenze noi possiamo materializzarle. Per quanto riguarda il testo, può essere ripreso da un libro, scritto di proprio pugno, l’importante è che i ragazzi sappiano di cosa si parla. Tenete solo presente che si tratta di testi della durata di un minuto e mezzo, non possiamo far scaricare formati troppo grandi”.
È possibile inserire nei testi informazioni di costume e storia? “Il dato è virtuale, per cui sì. Abbiamo realizzato un lavoro simile per Palazzo Mirto di Palermo, in cui abbiamo inserito delle figure virtuali che animassero le stanze in cui si trovava il visitatore”. 
Com’è stato il riscontro in termini di download e come si distribuiscono nel mondo? “Abbiamo avuto circa 30-35 mila download ma l’app non è stata spinta. Sono eterogenei, ce ne sono stati in Bangladesh, Europa, Sud America. Abbiamo ottenuto anche molti like su Facebook. Il nostro intento è modulare l’app. e spingerla in tempi brevi, lavorare anche su ricostruzioni di paesaggi fuori dall’Italia. Il Ministero rappresenta solo un marchio, non possiamo aspettare i tempi della burocrazia”.
Introducendo questo tipo di app., la figura della guida turistica non rischia di scomparire? Prende la parola la prof.ssa Barrella: “la guida tradizionale dovrà fare i conti con queste trasformazioni, ma si rivolgono a target diversi e il settore gioco/educazione non entra in contrasto con loro. Le guide turistiche oggi sono figure di grande competenza, chi si rivolge ad una guida non userà l’app. Esse restano anche il principale riferimento per i gruppi; è brutto pensare a gruppi di 20 persone con un IPAD in mano”. Terranova conferma: “non esistono modelli di I.A. tali da poter sostituire figure umane”.
Sarebbe possibile ricreare eventi storici? “L’abbiamo fatto con la corsa di bighe di Ben Hur e abbiamo anche sviluppato interazioni tra gli utenti che stavano usando l’app. nello stesso momento”. 
L’ultima parte dell’incontro ha visto un acceso dibattito sui fini commerciali dell’applicazione e il concetto di arte in senso puro che rischia di essere snaturato da ricostruzioni virtuali definite “kitsch” da alcuni dei presenti: “è chiaro che il target di questa app. non siete voi studenti di arte che possedete tutte le conoscenze per ricostruire con la fantasia un’opera artistica senza nessun supporto informatico. Il centurione Totti è la componente commerciale, vuole essere una provocazione, vuole raggiungere e interessare l’utente medio che non ha una formazione come la vostra”, precisa Leonardi. Il problema principale restano i fondi: “abbiamo regalato l’app. al MIBAC senza intascare un euro. C’è un problema di domanda ed offerta, il nostro è un paese disgraziatissimo sotto questo punto di vista”. 
Anna Verrillo
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