La protesta del prof. Del Verme

Continua l’opposizione del prof. Marcello Del Verme alle nuove tabelle dei Corsi di Laurea, approvate in sede dell’ultimo Consiglio di Facoltà, che non comprendono tra gli insegnamenti possibili Ebraismo e Storia del vicino Oriente, soprattutto in riferimento alle Specialistiche di Storia e Lettere Classiche. “Si rischia di creare dei veri e propri vuoti culturali nella formazione degli studenti – sostiene il prof. Del Verme- Vuoti che derivano da una concezione dell’antichità incompleta, che esclude il Medio Oriente: c’è solo Atene e Roma, non Gerusalemme. Ma la cultura ebraica è alle radici dell’Europa moderna, insieme alla componente islamica e cristiana”. Il professore non fa soltanto appello ad un discorso di tipo culturale: “le nuove tabelle ministeriali prevedono esplicitamente l’inclusione di queste discipline nella classe delle lauree magistrali in Storia. Nella rimodulazione appena approvata in Facoltà ci sono invece non solo insegnamenti previsti dalle nuove norme ma non professati, ma anche altri non previsti nelle tabelle ministeriali e nonostante questo ugualmente inseriti”. Per questo motivo il prof. Del Verme è intervenuto nella sede del Consiglio di Facoltà del 31 ottobre esprimendo il suo voto contrario alla rimodulazione dei Corsi di Laurea triennale e specialistica in Storia, consegnando poi la motivazione a tutti i Presidenti dei Corsi di laurea, dopo che era stata inviata con poco successo a quelli dei Corsi di Storia. 
“Oltre che dalla passione per la disciplina”, spiega il docente “sono motivato dall’interesse per la preparazione degli studenti, e dalla constatazione che in questo modo si chiudono tutte le porte a quei dottori e dottorandi di ricerca in queste discipline ai quali sono state date borse di studio con denaro pubblico. Non si tratta delle possibilità presenti, personalmente tra poco andrò in pensione, e ho già due insegnamenti. Ma questo è un momento importante per la programmazione futura dei prossimi dieci anni: se non vengono messe a statuto ora, queste discipline non saranno attivabili neanche in seguito”.
I corsi che il prof. Del Verme ha tenuto fino a questo momento, ovvero Storia delle religioni nella triennale di Filosofia e Storia delle religioni/Storia dell’ebraismo alla specialistica di Storia (in quest’ultimo Corso l’insegnamento della Storia del vicino Oriente non è più previsto, con le nuove tabelle, nel percorso moderno e contemporaneo), sono stati scelti quest’anno come opzionali “da più di 200 studenti” provenienti anche da altri Corsi di laurea, sostiene il docente. “E i presidenti dei Cdl dovrebbero chiedersi perché: non è un esame ‘regalato’, contrariamente a quanto si insinua. Ho tutte le prove scritte conservate, dalle quali emergono spesso motivazioni interessanti che hanno portato gli studenti a scegliere questa disciplina; e conservo una raccolta firme di alcuni studenti – una settantina – che lo scorso anno chiedevano di continuare con un approfondimento dopo aver seguito il primo modulo di Storia delle religioni”.
Per tutti questi motivi il prof. Del Verme sta preparando un documento che invierà in questi giorni al Rettore e al Polo delle Scienze Umane – documento nel quale cita anche, come antefatto alle questioni di questi giorni, la diffida formale che ottenne quattro anni fa, dall’allora Preside di Lettere, a insegnare l’ebraico agli studenti del Vecchio Ordinamento (l’insegnamento non era previsto, ma il professore ha sempre sostenuto che fosse impartito a quegli studenti del Vecchio e del Nuovo interessati solo per offrire un approfondimento, senza che fosse finalizzato al superamento di un esame). 
“Le tabelle sono state forzate, e se ci si ostina ad escludere questi settori disciplinari nonostante siano previsti dal Ministero la scelta va motivata. Soprattutto se poi in altri casi è valso il criterio opposto: per lo meno, che ci sia a questo punto un’apertura verso tutte le discipline”, conclude il docente. 
 

Aria di cambiamenti a Lettere: tutta la Facoltà continua a lavorare per rendere operativo il Nuovissimo Ordinamento. Anche se sono ancora diversi i punti della riforma che, a meno di un anno dall’entrata in vigore delle nuove tabelle ministeriali, rimangono del tutto oscuri per gli studenti. Primo fra tutti, sarebbe utile sapere come verrà gestita la transizione: rimarrà un doppio corso parallelo, se una parte degli iscritti al Nuovo ordinamento non volesse passare al Nuovissimo, o la transizione sarà obbligatoria per tutti? Alcuni Presidenti dei Corsi di laurea sembrano avere le idee molto chiare a riguardo. Sfortunatamente però tali idee vanno in direzioni opposte. L’unico che potrebbe chiarire agli studenti la loro sorte futura – aggiungendo magari anche quali esami sostenere e non sostenere nel frattempo, e altre indicazioni operative – sarebbe il Preside; sempre che riesca a trovare il tempo per farlo. 
I cambiamenti, comunque, non riguardano solo il livello macroscopico della riforma degli ordinamenti. Insieme alle triennali, infatti, in questi giorni sono entrati in carica un buon numero di nuovi Presidenti di Corso di Laurea anche nelle Specialistiche della Facoltà. 
A cominciare dal prof. Ugo Criscuolo, che è passato dall’incarico di Presidente della triennale di Lettere Classiche, ricoperto attualmente dalla prof.ssa Giuseppina Matino, a quello di Presidente della Specialistica, subentrando al prof. Salvatore Cerasuolo.
A Lingue il nuovo Presidente della Specialistica è invece la prof.ssa Annamaria Cataldi Palombi, che sostituisce il prof. Stefano Manferlotti. Il nuovo incarico della prof.ssa Palombi arriva in un momento in cui da una parte la Specialistica sta ottenendo buoni risultati, come dimostrato dal numero piuttosto alto (rispetto alle altre Specialistiche della Facoltà) di iscritti provenienti da triennali di altri atenei, circa una trentina; dall’altra permane la storica carenza di personale che minaccia sempre di compromettere il buon andamento dei corsi, soprattutto per la triennale, più affollata. Ma anche la specialistica non può non risentire dell’emergenza lettori che è rispuntata in questi giorni. “Evitando eccessive polemiche – puntualizza la docente- “semplicemente l’Ateneo finora non si era reso conto del fatto che i lettori che servono nel corso di laurea in Lingue devono garantire sia una maggiore competenza sia una maggiore continuità didattica rispetto a quelli impiegabili in tutti gli altri Corsi di Laurea della Federico II. Ma questo punto ormai sembra essere stato chiarito”.
Il progetto: 
un’anagrafe 
per il post-laurea
A Filosofia, invece, il rinnovamento al vertice è stato complessivo. Sono cambiati contemporaneamente sia il Presidente della Triennale che della Specialistica. Alla guida della Specialistica, il prof. Domenico Conte. “Continuiamo a mantenerci sui 40-50 iscritti annui, che per una Specialistica è una buona media, permette di lavorare bene con gli studenti”, afferma. Anche gli studenti di Filosofia sembrano accogliere positivamente la prospettiva del Nuovissimo ordinamento: “che non si tradurrà in uno studiare meno, solo in uno studiare meglio, senza la recente ed esagerata frammentazione”, precisa. Critico però il professore verso quei “margini assurdi” della nuova aggiunta alla legge che assegnano un diverso coefficiente di valore a docenti ordinari, associati e ricercatori. Per quanto riguarda invece le modifiche alla didattica, Conte garantisce una maggiore differenziazione degli insegnamenti tra triennale e specialistica, anche se puntualizza che questa era già presente nel vecchio sistema. Una novità è che ci saranno però maggiori opportunità di scelta: “dopo anni in cui i piani di studio sono rimasti bloccati ora saranno previsti degli ‘indirizzi consigliati’, ma lo studente potrà scegliere tra un numero di alternative possibili”.
Un progetto interessante ipotizzato dal prof. Conte è quello di “un’anagrafe degli studenti che li segua nel post-laurea per un numero congruo di anni”; iniziativa che sarebbe importante “a livello di singoli corsi di laurea prima che dell’intera Facoltà, anche perché così i numeri sono ridotti e più affrontabili”. Perché se è vero che “la scuola resta il canale lavorativo privilegiato”, ammette il professore, ed è anche un “compito importante, di grande valore civile” quello che si assume la Facoltà nel formare i futuri insegnanti, “c’è anche l’impressione che si stiano muovendo processi di tipo diverso: i nostri laureati vengono richiesti anche in altri tipi di attività perché se ne apprezza la forma mentis critica”, sostiene il docente. “Ho ricordato spesso la frase di un teologo tedesco di fine ‘800, Harnack”, aggiunge il prof. Conte, “che dava una bella definizione di cultura: ciò che resta dopo che si è dimenticato tutto quello che si è imparato. Anche per i nostri laureati l’importante è quello che resta: la mentalità critica”.
Per la triennale di Filosofia il nuovo Presidente è la prof.ssa Renata Viti Cavaliere. “Speriamo che con questa riforma sia la volta buona per definire un percorso agile, congruente ed efficace per la prosecuzione del percorso degli studenti. Ma è anche necessario porre adeguate premesse nel triennio”, spiega la professoressa. Nell’ambito del percorso triennale, una componente da riqualificare è “l’elaborato finale: il punteggio di crediti assegnato rimane uguale, ma questo non diminuisce l’importanza della prima vera esperienza di un lavoro scritto sulla base di una ricerca bibliografica e dell’interpretazione dei testi. Scopo della laurea triennale è proprio raggiungere le capacità di elaborazione e sintesi”. Gli esami della triennale saranno 17, comprese le attività a scelta; “una media di 5/6 esami annui, con moduli da 6 o 12 crediti; le materie da 6 crediti verranno poi riprese e approfondite nel biennio”, spiega. “Quello che però non si stabilisce per legge è la qualità e serietà degli studi: su questo vado sicura, affidata alla competenza dei docenti del corso – ma dev’esserci una necessaria controparte degli studenti. Ad esempio è importante che la frequenza sia rispettata, altrimenti diventa un esamificio”.
La prof.ssa Cavaliere è anche Presidente della Commissione paritetica di vigilanza della Facoltà. Nell’ultimo Consiglio di Facoltà i rappresentanti degli studenti si sono astenuti dal voto per protesta in quanto non coinvolti nell’elaborazione delle nuove tabelle proprio attraverso la Commissione. La docente assicura che “la prossima fase del percorso normativo, quella del Regolamento, dove si stabilirà l’effettiva applicazione delle nuove tabelle, sarà concordata con gli studenti. Finora la Commissione non si è riunita poiché si trattava di discutere la fase preventiva, quella dell’Ordinamento. Il Consiglio di Facoltà che delibererà sul Regolamento si riunirà soltanto verso febbraio, ma insieme al Preside abbiamo stabilito di tenere una prima riunione informale della Commissione, ‘di conoscenza’ con i rappresentanti degli studenti, già prima di Natale”.
Discipline
moltiplicate e
programmi
da 600 pagine
Tornando alle Specialistiche, anche Storia ha rinnovato la presidenza: al prof. Marco Meriggi subentra il prof. Francesco Barbagallo, già Direttore del Dipartimento di Discipline Storiche. “Sono sempre stato molto critico verso il Nuovo Ordinamento perché non consono alle esigenze della Facoltà: dubbi che sono stati poi confermati dall’esperienza”, spiega il professore. Gli studenti “sono stati vittime della moltiplicazione delle discipline, i cui programmi spesso, nel caso di Storia, non sono stati ridotti in proporzione ai crediti. Personalmente ho provato ad adattare alle esigenze dei 4 crediti il mio manuale, riducendolo a 270 pagine; ma per la maggior parte dei miei colleghi questo significava svilire la materia, per cui spesso sono rimasti i vecchi programmi da 600 pagine”. Un’organizzazione complessiva dei Corsi di Laurea che “mi pareva una follia”; ora, invece, si augura il professore,“ci si rimette un po’”. Proprio in questa prospettiva di rinnovamento, infatti, spiega il docente, “ho pensato di reimpegnarmi, tornando a svolgere una funzione organizzativa. Queste direttrici del Ministero sono più congrue alla Facoltà e riportano un po’ le cose indietro, nella direzione del Vecchio Ordinamento: il che non è male”. In questo senso, sostiene il professore, questo “tornare indietro” sarà più facile per un Corso come quello di Storia che, pur se recente, è stato istituito ancora secondo gli schemi del Vecchio Ordinamento. Più problematica la transizione per i corsi nati nel post-riforma.  Per la specialistica di Storia – che conta una media di 60-70 iscritti annui – si è deciso quindi che gli esami si fermeranno a quota 11, accentuando anche in questo caso la distinzione con le discipline istituzionali alla triennale, nella quale adesso si potrà scegliere dall’inizio quelle indispensabili per accedere alla Sicsi. 
Certo è una riforma che, come la precedente, impone indicazioni normative precise. “Per fare nascere il Cdl in Storia, nel Vecchio Ordinamento, lavorammo senza limiti di nessun genere, seguendo solo i criteri dettati dall’esperienza – racconta il professore- Mentre ora si procede sulla base di indicazioni normative che stabiliscono ad esempio le materie caratterizzanti e impongono attività affini o integrative: da 40 anni insegno all’università e non capisco da chi né perché siano stati inventati questi parametri”. 
La proposta: 
un bonus per 
riconoscere 
gli esami
A Lettere Moderne invece ha prevalso un criterio di continuità: sono stati rieletti i Presidenti uscenti della Triennale e della Specialistica, i professori Nicola de Blasi e Antonio Saccone. Una conferma che nasce da una “questione di lealtà, per portare a termine un lavoro già avviato nel mettere a punto la transizione”, spiega il prof. Saccone. Gli esami stabiliti per la specialistica sono 12, ma bisogna ancora definire quali tagliare e quali accorpare. Una delle necessità più impellenti dell’università, sostiene il professore, “è quella di uno snellimento burocratico: l’ultima riforma, al di là del bene e del male, ha creato una macchina burocratica ipertrofica che è necessario rendere più agile, per la salute mentale di studenti e docenti. Non bisogna lasciarsi sfuggire quest’ultima chance per rimediare agli errori del nuovo ordinamento: ora, col senno di poi, non sono più giustificati”. 
Dal punto di vista organizzativo però, rimane il dubbio di come verrà gestita la transizione in tutta la Facoltà: sarà opzionale o obbligatoria? Il prof. Saccone è uno dei docenti che, contrariamente ad altri, ritiene possibile il passaggio di tutti gli iscritti dei diversi anni al nuovo sistema. Una soluzione che certo eviterebbe una convivenza ipercaotica di Vecchio, Nuovo e Nuovissimo ordinamento, ma che, d’altra parte, non sarà facilissima a livello burocratico. “Si potrebbe aiutare la transizione con dei bonus, riconoscendo gli esami sostenuti per 4 crediti come se fossero da 6: non si tratterebbe di un condono di tipo ‘politico’ poiché di fatto molti programmi non sono stati ridotti in proporzione ai 4 crediti. Il mio nuovo esame da 6 crediti prevederà infatti poche aggiunte rispetto a quello da 4”. Di fatto però, continua il prof. Saccone, “gestiremo processi più che situazioni: l’università rimane un cantiere in movimento; ma è importante mettere le basi per un’idea futura meno caotica e culturalmente povera”.
Viola Sarnelli
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