La storia di Rossana Pasquino, docente-atleta

Insegna all’Università, partecipa ad importanti progetti di ricerca e gareggia a livello internazionale nella scherma paraolimpica. Le giornate della trentasettenne Rossana Pasquino sembrerebbero durare 48 ore e lei parrebbe avere almeno due vite distinte. Concilia, invece, tutti i suoi interessi in una esistenza intensa ed appassionata che recentemente ha conosciuto un momento di gioia assoluta. Ai mondiali di scherma paraolimpica che si sono svolti in Corea del Sud ha conquistato la medaglia di bronzo nella sciabola. Si è fermata in semifinale contro la cinese Tan Shumei dopo aver concluso senza sconfitte la fase a gironi. “È stato il coronamento di un sogno”, ha commentato a caldo, subito dopo la gara, ed ha ringraziato il suo maestro Dino Meglio; Francesca Boscarelli, anch’ella schermitrice, e tutto lo staff della Nazionale. 
Beneventana, studentessa fuorisede a Napoli – ha vissuto nella residenza di via Tansillo, nel quartiere di Fuorigrotta – Pasquino si è laureata con lode in Ingegneria Chimica alla Federico II nel 2005. Il suo relatore è stato il professore Nino Grizzuti. Ha conseguito il Dottorato di ricerca in Ingegneria Chimica nel 2008 ed oggi è una autorevole ricercatrice nel settore della reologia di fluidi complessi, con alle spalle importanti esperienze internazionali: in Belgio, presso la KULeuven; a Heraklion, in Grecia; a Zurigo, presso l’ETH. È professore associato e nel 2018 ha conseguito l’abilitazione a ordinario. 
Con lo sport 
“un incontro 
entusiasmante”
Se la sua passione per l’ingegneria chimica viene da lontano, dagli anni nei quali, conseguito il diploma, ha scelto il Corso di Laurea, quella per la scherma è ben più recente. Sorprendono anche per questo gli ottimi risultati che ha raggiunto a livello agonistico. “Fino al 2011 – racconta ad Ateneapoli – non avevo idea di cosa fosse questo sport. Nel 2012, quando sono rientrata in Italia dopo un periodo di vari soggiorni all’estero per motivi di ricerca e professionali, un’amica mi ha detto: perché non provi ad andare al Collana, dove Sandro Cuomo ha una pedana a disposizione per paraolimpici? Non me lo sono fatta ripetere due volte ed è stato un incontro entusiasmante. Sono partita con la spada, poi ho abbinato la sciabola. Permette di entrare nelle competizioni nazionali perché tutti gli atleti paraolimpici sono biarma”. La prof.ssa Pasquino si allena tutti i giorni dopo le 18, quando inizia la sua seconda vita, quella di atleta, e quando ha già dedicato un bel po’ di ore alla sua prima vita, quella di docente universitaria. “Ho il preparatore atletico a Soccavo, al centro polifunzionale del Rione Traiano. Sono tesserata con il Centro schermistico partenopeo che sta al Martuscelli. Il mio maestro di sciabola è a Benevento. Dulcis in fundo vado a tirare di sciabola al club della scherma a Napoli. La cena non arriva prima delle dieci di sera, ma ne vale la pena”. 
“La scherma è 
questione di testa, 
oltre che di fisico”
I suoi studenti come hanno accolto i suoi successi sportivi? “Molti tra quelli che ho avuto al corso negli anni scorsi, compresi tesisti e dottorandi, mi hanno scritto dopo il bronzo che ho conseguito in Corea. Sono orgogliosi e mi dicono che è sempre bello avere un professore il quale, al di là degli impegni accademici e di ricerca, riesce a coltivare passioni ed interessi. Io sono contenta che apprezzino e spero in qualche modo di riuscire anche a sfatare, con la mia esperienza di vita, un luogo comune. È vero che Ingegneria è un impegno molto duro, ma non è vero che non si possa fare null’altro oltre che studiare. Si tratta, naturalmente, di eliminare il superfluo. Uno studente serio non può uscire ogni sera e fare tardi la notte, ma certamente, organizzandosi ed evitando di perdere tempo, può tranquillamente praticare una disciplina sportiva e coltivare altri interessi che gli stanno a cuore”. Dopo il bronzo mondiale non ha avuto ancora modo di incontrare il professore Gaetano Manfredi, che oltre ad essere il Rettore dell’Ateneo è anch’egli docente ad Ingegneria. “In compenso – dice la professoressa – ho avuto occasione di parlare con Piero Salatino, ingegnere chimico come me e Presidente della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base. Mi ha fatto i complimenti”. 
La formazione universitaria, aggiunge la docente, le ha dato sicuramente una mano nei successi sportivi. “La scherma paraolimpica – sottolinea – è questione di testa, oltre che di fisico. Un incontro è anche una partita a scacchi, richiede lucidità e concentrazione. C’è un impegno mentale davvero molto serio, non ci si può distrarre un attimo. Sono doti, va da sé, che non possono mancare ad un buon professore universitario di Ingegneria”. La sua gara più bella? “Naturalmente l’ultima, perché il primo podio non si scorda”. La peggiore? “A Varsavia alcuni mesi fa. Ho perso 15 – 13 con vari errori arbitrali. Se perdi perché l’avversario è stato più bravo lo accetti con maggiore facilità, ma se sei convinto che hai pagato anche disattenzioni dell’arbitro è più dura da accettare”. 
Archiviata la Corea, si prepara ad una nuova trasferta, stavolta ad Amsterdam, in Olanda, altra tappa di avvicinamento alle Paraolimpiadi di Tokyo che sono in programma nel 2020. “Lo sport – riflette – mi porta a viaggiare come la ricerca e questa è un’altra affinità tra le due attività che svolgo. Peraltro anche quando mi sposto per le gare, come quando partecipo ai convegni internazionali, vedo ben poco delle città. Trascorro il mio tempo tra alberghi, sale convegni e palazzetti sportivi”. 
Infine, ecco come la prof.ssa Pasquino descrive in poche parole la scherma: “È un mondo molto leale. L’ambiente è sano. Circolano pochi soldi, ma tantissima passione. È una disciplina che consiglierei senza esitazione a chiunque voglia avviarsi alla pratica sportiva”.
Fabrizio Geremicca 
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