Maraica ha 22 anni e studia Archeologia Classica. Parla poco italiano ma conta di impararlo nei sei mesi che vivrà in città. Guarda tutto con curiosità, forse l’accoglienza Erasmus “napoletana” è ben lontana dal rigore tedesco. Per niente smarrita, ha voglia di vivere nuove esperienze nella nostra terra così ricca di storia. La giornata dell’accoglienza Erasmus è una festa per tutti, per gli studenti stranieri appena arrivati e per quelli del Suor Orsola Benincasa che hanno concluso ormai l’esperienza. “Questa giornata – spiega la prof.ssa Giovanna Calabrò, coordinatore generale Erasmus d’Ateneo, nel corso della manifestazione del 15 ottobre – entra nella tradizione del progetto ed aiuta nello scambio di informazioni. Si hanno le prime dritte, vengono indicati i servizi di Facoltà, le agevolazioni e soprattutto si identifica un tutor che seguirà gli studenti nel loro percorso e nella formulazione del piano di studi”. Nell’aula la maggior parte degli studenti proviene dalla Turchia, un flusso che ha avuto inizio lo scorso anno e che è in continua espansione. “Per i ragazzi turchi – continua la professoressa – l’Italia è la porta d’ingresso dell’Europa. La nostra storia e la nostra cultura rappresentano il top per chi studia materie classiche e per chi non ha mai avuto la possibilità di visitare i resti delle antiche civiltà. L’unico problema è l’alloggio, diventa sempre più difficile trovare appartamenti con fitti non troppo esosi. Per fortuna abbiamo la nostra residenza universitaria che ci riserva alcune stanze pronte ad accogliere gli studenti stranieri. Non potendo ospitarli tutti, offriamo la massima disponibilità nella ricerca consigliando la zona e riportando l’esperienza di chi ha già vissuto questa situazione”.
Diler viene dalla Turchia ed alloggia proprio nella residenza dell’Ateneo. “Sono stata fortunata – ammette nel suo italiano incerto – non ho avuto la preoccupazione di trovare casa. Ho 22 anni, studio Beni Culturali e sono venuta qui in Italia per visitare i maggiori siti archeologici. Spero di trovare tanti amici e di fare nuove esperienze, non ho paura perché mi sento seguita e ben accolta”. MariaCarmen, 22 anni, di Murcia (Spagna),studentessa di Scienze della Formazione primaria, conta di restare in Italia per 9 mesi. Racconta nella sua lingua che mette allegria: “spero di poter visitare non solo Napoli ma anche Roma e Firenze. So bene che questa non sarà una vacanza, nel mio piano di studi ci sono ben 7 esami, ma voglio anche divertirmi e rendere indimenticabile il mio soggiorno”. Commenta: “In Spagna le relazioni tra docenti e discenti sono molto facili. Diamo del tu ai nostri professori. Qui ho ritrovato lo stesso ambiente, ci hanno accolto benissimo facendoci sentire parte del tutto”. Dello stesso avviso Carmen che a Siviglia frequenta Belle Arti. “L’Italia è da sempre nel mio cuore – spiega con l’aiuto della professoressa – e grazie a quest’esperienza posso finalmente visitare i musei e gli scavi archeologici che più mi interessano. Napoli è ricca di opportunità e poi vorrei andare anche a Caserta a visitare la Reggia. Per il resto, devo ancora ambientarmi, ma so che è solo l’inizio. Ho già trovato alcuni amici che mi hanno invitato ad una festa in onore dei ragazzi Erasmus”. Gli studenti italiani, che sono rientrati dal loro progetto, stanno organizzando una serie di eventi per i ragazzi stranieri. “Oggi è prevista una visita guidata – spiega Ylenia, studentessa di Lingue – attraverso le strutture dell’Ateneo. Ognuno di noi guiderà un gruppo di studenti e li aiuterà nella compilazione dei moduli rispondendo alle loro domande. Anche se sembrano tranquilli, in realtà hanno timore ed è normale, la timidezza nel pronunciare parole in una lingua straniera li frena. Era così anche per me quand’ero in Spagna ed è per questo che diamo loro la nostra mail e prendiamo i loro contatti, facciamo festa e questo è normale, ma i ragazzi hanno bisogno di una mano per integrarsi al meglio”.
I capelli biondi di Claude tradiscono la sua nazionalità tedesca. Studente di Archeologia, è già stato a Napoli da turista. “L’anno scorso ho fatto un piccolo sopralluogo – spiega nel suo italiano quasi impeccabile – e quest’anno ritorno in città da studente. Spero di visitare quei siti archeologici che noi in Germania siamo costretti a vedere solo sui libri. Sono qui per uno studio più concreto e meno teorico”. Aggiunge: “ascoltando le parole degli studenti della Facoltà sono sicuro che non mancherà nemmeno il divertimento”.
“L’Erasmus è segno di vitalità, – conclude la prof.ssa Calabrò – di apertura mentale e di disponibilità. Gli studenti troveranno accoglienza e cooperazione oltre ad interessanti orizzonti culturali. I ragazzi cercano l’eccellenza nei settori delle Facoltà e nei contenuti scientifici, ma pian piano la scopriranno nel nostro patrimonio culturale e in quello che può offrire non solo la città ma il Paese intero. L’accoglienza calda partenopea lascerà in tutti loro un ricordo indelebile. Alla fine del periodo previsto dalla borsa, gli studenti vanno via con un velo di tristezza ma anche con grande soddisfazione, sanno di aver vissuto un’esperienza incredibile che li accompagnerà per sempre”. Un difetto? “L’Erasmus è un’occasione ancora oggi poco sfruttata; accogliamo circa 40 studenti l’anno ma contiamo di incrementare questi numeri nel corso del nuovo anno accademico”.
Susy Lubrano
Diler viene dalla Turchia ed alloggia proprio nella residenza dell’Ateneo. “Sono stata fortunata – ammette nel suo italiano incerto – non ho avuto la preoccupazione di trovare casa. Ho 22 anni, studio Beni Culturali e sono venuta qui in Italia per visitare i maggiori siti archeologici. Spero di trovare tanti amici e di fare nuove esperienze, non ho paura perché mi sento seguita e ben accolta”. MariaCarmen, 22 anni, di Murcia (Spagna),studentessa di Scienze della Formazione primaria, conta di restare in Italia per 9 mesi. Racconta nella sua lingua che mette allegria: “spero di poter visitare non solo Napoli ma anche Roma e Firenze. So bene che questa non sarà una vacanza, nel mio piano di studi ci sono ben 7 esami, ma voglio anche divertirmi e rendere indimenticabile il mio soggiorno”. Commenta: “In Spagna le relazioni tra docenti e discenti sono molto facili. Diamo del tu ai nostri professori. Qui ho ritrovato lo stesso ambiente, ci hanno accolto benissimo facendoci sentire parte del tutto”. Dello stesso avviso Carmen che a Siviglia frequenta Belle Arti. “L’Italia è da sempre nel mio cuore – spiega con l’aiuto della professoressa – e grazie a quest’esperienza posso finalmente visitare i musei e gli scavi archeologici che più mi interessano. Napoli è ricca di opportunità e poi vorrei andare anche a Caserta a visitare la Reggia. Per il resto, devo ancora ambientarmi, ma so che è solo l’inizio. Ho già trovato alcuni amici che mi hanno invitato ad una festa in onore dei ragazzi Erasmus”. Gli studenti italiani, che sono rientrati dal loro progetto, stanno organizzando una serie di eventi per i ragazzi stranieri. “Oggi è prevista una visita guidata – spiega Ylenia, studentessa di Lingue – attraverso le strutture dell’Ateneo. Ognuno di noi guiderà un gruppo di studenti e li aiuterà nella compilazione dei moduli rispondendo alle loro domande. Anche se sembrano tranquilli, in realtà hanno timore ed è normale, la timidezza nel pronunciare parole in una lingua straniera li frena. Era così anche per me quand’ero in Spagna ed è per questo che diamo loro la nostra mail e prendiamo i loro contatti, facciamo festa e questo è normale, ma i ragazzi hanno bisogno di una mano per integrarsi al meglio”.
I capelli biondi di Claude tradiscono la sua nazionalità tedesca. Studente di Archeologia, è già stato a Napoli da turista. “L’anno scorso ho fatto un piccolo sopralluogo – spiega nel suo italiano quasi impeccabile – e quest’anno ritorno in città da studente. Spero di visitare quei siti archeologici che noi in Germania siamo costretti a vedere solo sui libri. Sono qui per uno studio più concreto e meno teorico”. Aggiunge: “ascoltando le parole degli studenti della Facoltà sono sicuro che non mancherà nemmeno il divertimento”.
“L’Erasmus è segno di vitalità, – conclude la prof.ssa Calabrò – di apertura mentale e di disponibilità. Gli studenti troveranno accoglienza e cooperazione oltre ad interessanti orizzonti culturali. I ragazzi cercano l’eccellenza nei settori delle Facoltà e nei contenuti scientifici, ma pian piano la scopriranno nel nostro patrimonio culturale e in quello che può offrire non solo la città ma il Paese intero. L’accoglienza calda partenopea lascerà in tutti loro un ricordo indelebile. Alla fine del periodo previsto dalla borsa, gli studenti vanno via con un velo di tristezza ma anche con grande soddisfazione, sanno di aver vissuto un’esperienza incredibile che li accompagnerà per sempre”. Un difetto? “L’Erasmus è un’occasione ancora oggi poco sfruttata; accogliamo circa 40 studenti l’anno ma contiamo di incrementare questi numeri nel corso del nuovo anno accademico”.
Susy Lubrano