Clima cordiale, rapporto confidenziale con il tutor (l’ing. Claudio Innocente) e, soprattutto, la possibilità, ancor prima della laurea, di confrontarsi con un progetto molto grosso: l’ottimizzazione della gestione magazzino e l’affidabilità dei mezzi Atac (l’azienda capitolina di trasporto). Massimiliano Zottola, sta svolgendo il suo stage alla Galgano Sud –sede al Centro Direzionale, una dozzina gli ingegneri nello staff- società di consulenza del gruppo Galgano e associati. Un’azienda in crescita con molte commesse dal centro sud che Zottola non esita a definire “un’isola felice; sebbene sia una società di consulenza ed ognuno lavori al proprio progetto non c’è competizione, quando nasce un problema ci si consulta in maniera non conflittuale”.
Quattro esami alla laurea in Ingegneria Meccanica, lo studente nota in Dipartimento il bando per l’assegnazione degli stage. Decide di concorrere perché pensa che l’esperienza gli possa tornare molto utile “per riempire il curriculum, soprattutto perché mi laureo non prestissimo, a 27-28 anni. Non sono stato uno studente modello. All’inizio mi iscrissi ad Aeronautica perché si doveva costituire il polo aeronautico (era il ’90); cambiata la situazione e visto che al Corso di Laurea non mi teneva legato una forte passione, decisi al terzo anno di cambiare e passare a Meccanica che sicuramente offre un ventaglio di prospettive enormi”. Accantonati “i sogni di gloria da rockstar –suonavo in un gruppo- ho preso un bel ritmo”. Metodo e ritmo gli antidoti per non incappare in incidenti di percorso, ad Ingegneria. Certo gli intoppi ci sono “ma spesso sono dovuti più che alla difficoltà intrinseca dell’esame al vezzo di alcuni professori che ritengono ci si debba dedicare totalmente alla loro disciplina. Oggi la situazione è cambiata con i corsi semestrali e lo snellimento dei programmi”. Ingegneria resta comunque “una materia che non ti permette di soprassedere su nulla; se non hai capito, si evince. Io questo l’ho compreso tardi, arrivavo un po’ spavaldo all’esame. Insomma lo studio è più impegnativo rispetto ad altre facoltà” . Tant’è che mal si concilia con altri impegni.
Ma veniamo all’assegnazione dello stage. Zottola supera un colloquio di selezione con il prof. Della Volpe, un rappresentante dell’API e con l’allora presidente del Polo, il prof. Luigi Nicolais. Viene destinato alla Galgano. Una soluzione che sente molto tagliata sulle sue esigenze. “Sono contento di essere stato scelto per una società di consulenza; è quello che fa per me, non so immaginarmi davanti al computer a progettare. E poi in una società di consulenza si ha una visione dei problemi delle aziende a trecentosessanta gradi”. Mentre si mette in moto il meccanismo, sostiene gli esami che lo separano dalla laurea, gli resta solo da completare la tesi (un lavoro sperimentale svolto presso il Dipartimento di Ingegneria Meccanica per l’energetica, relatore il prof. Ciro Noviello, correlatore il prof. Amedeo Amorisano, dal titolo “Modellizzazione fluidodinamica e rilievi sperimentali delle prestazioni di una pompa centrifuga operante in fluido bifase”) che discuterà proprio in questi giorni. Lo stage, esperienza dunque da consigliare? “Sicuramente si ma alla fine degli studi quando gli esami assumono una connotazione più pratica ed anche perché c’è più tempo per conciliare lo studio con l’attività di tirocinio”. Attenzione, bisogna comunque viverla come un’occasione “per costruire il curriculum ed avere un primo approccio con il mondo del lavoro. Non è detto che sfoci automaticamente in un rapporto di lavoro. Insomma può essere una speranza ma nulla di più. Alla Galgano sono stati onesti, ci hanno detto che se hanno bisogno, attingeranno dagli stagisti ma non hanno richiesto stagisti per questo. Del resto, per quanto mi riguarda, pur se mi interessa il settore, non vorrei accettare la prima situazione che mi è capitata. Poi per noi ingegneri c’è la possibilità di cambiare. E questo lo dobbiamo ai professori: ci laureiamo tardi, ci fanno sgobbare però ci inculcano un metodo, un modo di ragionare. Le aziende assumono ingegneri anche per mansioni che non richiederebbero questa professionalità perché abbiamo una forma mentis, un modo di approccio ai problemi. Ed è proprio questo che ci si aspetta da un ingegnere: trovare soluzioni ai problemi, in modo corretto ed in economia”.
Quattro esami alla laurea in Ingegneria Meccanica, lo studente nota in Dipartimento il bando per l’assegnazione degli stage. Decide di concorrere perché pensa che l’esperienza gli possa tornare molto utile “per riempire il curriculum, soprattutto perché mi laureo non prestissimo, a 27-28 anni. Non sono stato uno studente modello. All’inizio mi iscrissi ad Aeronautica perché si doveva costituire il polo aeronautico (era il ’90); cambiata la situazione e visto che al Corso di Laurea non mi teneva legato una forte passione, decisi al terzo anno di cambiare e passare a Meccanica che sicuramente offre un ventaglio di prospettive enormi”. Accantonati “i sogni di gloria da rockstar –suonavo in un gruppo- ho preso un bel ritmo”. Metodo e ritmo gli antidoti per non incappare in incidenti di percorso, ad Ingegneria. Certo gli intoppi ci sono “ma spesso sono dovuti più che alla difficoltà intrinseca dell’esame al vezzo di alcuni professori che ritengono ci si debba dedicare totalmente alla loro disciplina. Oggi la situazione è cambiata con i corsi semestrali e lo snellimento dei programmi”. Ingegneria resta comunque “una materia che non ti permette di soprassedere su nulla; se non hai capito, si evince. Io questo l’ho compreso tardi, arrivavo un po’ spavaldo all’esame. Insomma lo studio è più impegnativo rispetto ad altre facoltà” . Tant’è che mal si concilia con altri impegni.
Ma veniamo all’assegnazione dello stage. Zottola supera un colloquio di selezione con il prof. Della Volpe, un rappresentante dell’API e con l’allora presidente del Polo, il prof. Luigi Nicolais. Viene destinato alla Galgano. Una soluzione che sente molto tagliata sulle sue esigenze. “Sono contento di essere stato scelto per una società di consulenza; è quello che fa per me, non so immaginarmi davanti al computer a progettare. E poi in una società di consulenza si ha una visione dei problemi delle aziende a trecentosessanta gradi”. Mentre si mette in moto il meccanismo, sostiene gli esami che lo separano dalla laurea, gli resta solo da completare la tesi (un lavoro sperimentale svolto presso il Dipartimento di Ingegneria Meccanica per l’energetica, relatore il prof. Ciro Noviello, correlatore il prof. Amedeo Amorisano, dal titolo “Modellizzazione fluidodinamica e rilievi sperimentali delle prestazioni di una pompa centrifuga operante in fluido bifase”) che discuterà proprio in questi giorni. Lo stage, esperienza dunque da consigliare? “Sicuramente si ma alla fine degli studi quando gli esami assumono una connotazione più pratica ed anche perché c’è più tempo per conciliare lo studio con l’attività di tirocinio”. Attenzione, bisogna comunque viverla come un’occasione “per costruire il curriculum ed avere un primo approccio con il mondo del lavoro. Non è detto che sfoci automaticamente in un rapporto di lavoro. Insomma può essere una speranza ma nulla di più. Alla Galgano sono stati onesti, ci hanno detto che se hanno bisogno, attingeranno dagli stagisti ma non hanno richiesto stagisti per questo. Del resto, per quanto mi riguarda, pur se mi interessa il settore, non vorrei accettare la prima situazione che mi è capitata. Poi per noi ingegneri c’è la possibilità di cambiare. E questo lo dobbiamo ai professori: ci laureiamo tardi, ci fanno sgobbare però ci inculcano un metodo, un modo di ragionare. Le aziende assumono ingegneri anche per mansioni che non richiederebbero questa professionalità perché abbiamo una forma mentis, un modo di approccio ai problemi. Ed è proprio questo che ci si aspetta da un ingegnere: trovare soluzioni ai problemi, in modo corretto ed in economia”.