Non è solo un’esperienza finalizzata a migliorare la formazione universitaria dello studente ma anche un’opportunità per ampliare i propri orizzonti e approfondire la conoscenza di una lingua straniera. Un periodo di studio, dai tre ai dodici mesi, trascorso all’estero in un ateneo dove sarà possibile seguire corsi, sostenere esami, scrivere la propria tesi di laurea e, allo stesso tempo, stringere nuove amicizie con le quali condividere emozioni per l’intero soggiorno. Nato come programma di mobilità studentesca europeo, l’Erasmus è diventato un’occasione irrinunciabile che richiama l’attenzione di tantissimi studenti, specializzandi e dottorandi. Gli iscritti al Suor Orsola Benincasa che intendono partecipare ad una significativa esperienza di crescita culturale e professionale potranno presentare on-line (sul sito dell’Ateneo www.unisob.na.it), entro il 23 febbraio, la domanda di partecipazione.
Tre i requisiti fondamentali per essere selezionati dalla commissione Erasmus dell’Ateneo: media e numero dei crediti conseguiti, risultati del test linguistico a seconda del paese scelto dallo studente, esito del colloquio motivazionale.
Con il programma Erasmus Placement, il cui bando differisce da quello tradizionale, andare all’estero può diventare anche un’opportunità per muovere i primi passi nel mondo del lavoro. “E’ un’iniziativa partita due anni fa al Suor Orsola Benincasa – dichiara la prof.ssa Josiane Podeur, docente di Lingua e Linguistica francese e delegata d’Ateneo al programma – con l’obiettivo non solo di motivare gli studenti ad essere più inclini alla mobilità in Europa ma anche di arricchire il proprio curriculum vitae. Infatti, a chi ha maturato almeno 120 crediti viene data la possibilità di fare tirocini presso imprese, centri di formazione e di ricerca all’estero, per tre mesi”.
Grande entusiasmo accomuna gli studenti quando sono di ritorno dall’estero e tanta voglia di ripetere un’esperienza straordinaria. Ma quanti i dubbi prima di partire? L’idea più diffusa è quella di rischiare di rallentare il percorso di studi ma “dipende dallo studente – afferma la prof.ssa Podeur – Nel corso del semestre trascorso in un’università straniera è possibile comunque raggiungere un alto numero di crediti, a seconda degli esami sostenuti”. La difficoltà di molti studenti, invece, sottolinea la docente, “è legata alla compilazione del Learning Agreement, ossia il suo piano di studi all’estero, ma in ogni caso lo studente in difficoltà può sia far riferimento al suo tutor che rivolgersi all’ufficio Erasmus dell’Ateneo”. Malgrado la crisi economica, l’Erasmus è considerato dai giovani universitari un’occasione irrinunciabile. Tra l’altro, è prevista non solo la borsa di studio Erasmus ma anche un incentivo messo a disposizione dal Suor Orsola Benincasa (l’anno scorso ogni studente ha ricevuto 100 euro mensili in aggiunta ai 230 della borsa). “Lo scorso anno – spiega la prof.ssa Podeur – hanno risposto al bando 120 studenti di cui 60 sono partiti. E’ Scienze della Comunicazione il Corso da cui riceviamo il maggior numero di domande mentre la destinazione più richiesta è la Spagna, dato il basso costo della vita rispetto a Francia ed Inghilterra, che invece sono al secondo e terzo posto tra le preferenze dei ragazzi”. Tra le mete va segnalata una new entry di quest’anno, la Norvegia, dove è possibile approfondire la conoscenza della lingua inglese e studiare in università eccellenti. Quanto all’incoming, presso le aule dell’Ateneo (che l’anno scorso ha accolto 40 studenti stranieri), sono gli spagnoli ad ottenere il primato, seguiti da turchi, tedeschi, francesi e polacchi, ragazzi attratti soprattutto dal Corso di Archeologia e da quello di Restauro.
IL RACCONTO DEGLI STUDENTI. L’idea di partire può nascere un po’ per caso, per mettersi alla prova, e talvolta solo per fortuite coincidenze. “Ho sempre avuto una forte passione per la Spagna – dice India Bertelli, che ha studiato all’Universidad de Murcia, per 10 mesi, da settembre a giugno dello scorso anno, conseguendo poi a dicembre la Laurea Specialistica in Comunicazione Pubblica e d’Impresa – Ne studiavo la lingua, la sceglievo come meta di vacanze. Così ho deciso di provare ad andarci attraverso l’Erasmus; ho fatto il test ed il colloquio e l’ho vinto! E’ stato quello il segno che dovevo partire. Inizialmente avevo fatto domanda per 6 mesi, poi l’esperienza stupenda mi ha spinto a prolungare fino a fine giugno”. A Luca Grazia, laureando alla Specialistica di Comunicazione Pubblica e d’Impresa, che lo scorso anno ha studiato sempre in Spagna ma all’Universidad de Salamanca, “l’idea di partire è nata dalla voglia di viaggiare e vivere un’esperienza che, probabilmente, non avrei potuto più fare e che ha arricchito altri amici partiti prima di me. Rappresentava anche una sfida, un modo per mettermi alla prova, per crescere, vivendo per la prima volta davvero “da solo” e lontano da casa”. Una volta arrivati sul posto, non è difficile ambientarsi. “L’università è un campus, immerso nel verde – racconta India – Noi dell’Erasmus potevamo usufruire di tutti i servizi, come se fossimo studenti spagnoli, quali accesso alla biblioteca, prestito libri, video. Inoltre, ognuno di noi aveva una tessera magnetica ed una propria pagina personale in internet nel portale dell’università, dove venivamo informati degli orari dei corsi e compiti assegnati dal professore, da cui potevamo inviare i lavori svolti a casa, etc..”. L’esperienza all’estero, inoltre, è stata un’occasione per conoscere un metodo d’insegnamento molto diverso da quello italiano. “Ci sono molte differenze sulle modalità d’esame – spiega Luca – in Spagna ho trovato in generale un approccio teorico molto più soft: gli esami erano tutti scritti e i professori erano quasi sempre molto giovani, preparati e cordiali”. Sul punto, non molto diversa è la testimonianza di India. “Gli studenti spagnoli seguono i corsi e sostengono continue prove intercorso, interagiscono maggiormente fra loro e con i professori a cui danno del tu”. Ma, avverte India, “è da sfatare il mito secondo il quale in Erasmus non si studia; si studia, e come, e non esistono privilegi. L’esame finale, poi, solitamente è scritto”. La studentessa in dieci mesi ne ha sostenuti parecchi per potersi laureare in tempo, ha studiato sodo e, nel corso della sua lunga permanenza a Murcia, ha seguito anche uno stage presso un’agenzia di comunicazione. “Ai fini lavorativi, l’esperienza formativa all’estero viene presa in considerazione – commenta – e acquisisce valore aggiunto anche il livello di conoscenza della lingua”. India non nasconde che le piacerebbe poter lavorare in Spagna e aggiunge: “l’Erasmus è una esperienza che può spaventare inizialmente, ma quando poi ti trovi lì ti rendi conto che non c’è un giorno che tu non abbia vissuto..”. Luca definisce semplicemente “stupenda” la sua esperienza a Salamanca. “La renderei obbligatoria, è la cosa più didattica e formativa che io abbia mai fatto, mi ha insegnato a vivere meglio oltre che a parlare una lingua in più”.
Fiorella Di Napoli
Tre i requisiti fondamentali per essere selezionati dalla commissione Erasmus dell’Ateneo: media e numero dei crediti conseguiti, risultati del test linguistico a seconda del paese scelto dallo studente, esito del colloquio motivazionale.
Con il programma Erasmus Placement, il cui bando differisce da quello tradizionale, andare all’estero può diventare anche un’opportunità per muovere i primi passi nel mondo del lavoro. “E’ un’iniziativa partita due anni fa al Suor Orsola Benincasa – dichiara la prof.ssa Josiane Podeur, docente di Lingua e Linguistica francese e delegata d’Ateneo al programma – con l’obiettivo non solo di motivare gli studenti ad essere più inclini alla mobilità in Europa ma anche di arricchire il proprio curriculum vitae. Infatti, a chi ha maturato almeno 120 crediti viene data la possibilità di fare tirocini presso imprese, centri di formazione e di ricerca all’estero, per tre mesi”.
Grande entusiasmo accomuna gli studenti quando sono di ritorno dall’estero e tanta voglia di ripetere un’esperienza straordinaria. Ma quanti i dubbi prima di partire? L’idea più diffusa è quella di rischiare di rallentare il percorso di studi ma “dipende dallo studente – afferma la prof.ssa Podeur – Nel corso del semestre trascorso in un’università straniera è possibile comunque raggiungere un alto numero di crediti, a seconda degli esami sostenuti”. La difficoltà di molti studenti, invece, sottolinea la docente, “è legata alla compilazione del Learning Agreement, ossia il suo piano di studi all’estero, ma in ogni caso lo studente in difficoltà può sia far riferimento al suo tutor che rivolgersi all’ufficio Erasmus dell’Ateneo”. Malgrado la crisi economica, l’Erasmus è considerato dai giovani universitari un’occasione irrinunciabile. Tra l’altro, è prevista non solo la borsa di studio Erasmus ma anche un incentivo messo a disposizione dal Suor Orsola Benincasa (l’anno scorso ogni studente ha ricevuto 100 euro mensili in aggiunta ai 230 della borsa). “Lo scorso anno – spiega la prof.ssa Podeur – hanno risposto al bando 120 studenti di cui 60 sono partiti. E’ Scienze della Comunicazione il Corso da cui riceviamo il maggior numero di domande mentre la destinazione più richiesta è la Spagna, dato il basso costo della vita rispetto a Francia ed Inghilterra, che invece sono al secondo e terzo posto tra le preferenze dei ragazzi”. Tra le mete va segnalata una new entry di quest’anno, la Norvegia, dove è possibile approfondire la conoscenza della lingua inglese e studiare in università eccellenti. Quanto all’incoming, presso le aule dell’Ateneo (che l’anno scorso ha accolto 40 studenti stranieri), sono gli spagnoli ad ottenere il primato, seguiti da turchi, tedeschi, francesi e polacchi, ragazzi attratti soprattutto dal Corso di Archeologia e da quello di Restauro.
IL RACCONTO DEGLI STUDENTI. L’idea di partire può nascere un po’ per caso, per mettersi alla prova, e talvolta solo per fortuite coincidenze. “Ho sempre avuto una forte passione per la Spagna – dice India Bertelli, che ha studiato all’Universidad de Murcia, per 10 mesi, da settembre a giugno dello scorso anno, conseguendo poi a dicembre la Laurea Specialistica in Comunicazione Pubblica e d’Impresa – Ne studiavo la lingua, la sceglievo come meta di vacanze. Così ho deciso di provare ad andarci attraverso l’Erasmus; ho fatto il test ed il colloquio e l’ho vinto! E’ stato quello il segno che dovevo partire. Inizialmente avevo fatto domanda per 6 mesi, poi l’esperienza stupenda mi ha spinto a prolungare fino a fine giugno”. A Luca Grazia, laureando alla Specialistica di Comunicazione Pubblica e d’Impresa, che lo scorso anno ha studiato sempre in Spagna ma all’Universidad de Salamanca, “l’idea di partire è nata dalla voglia di viaggiare e vivere un’esperienza che, probabilmente, non avrei potuto più fare e che ha arricchito altri amici partiti prima di me. Rappresentava anche una sfida, un modo per mettermi alla prova, per crescere, vivendo per la prima volta davvero “da solo” e lontano da casa”. Una volta arrivati sul posto, non è difficile ambientarsi. “L’università è un campus, immerso nel verde – racconta India – Noi dell’Erasmus potevamo usufruire di tutti i servizi, come se fossimo studenti spagnoli, quali accesso alla biblioteca, prestito libri, video. Inoltre, ognuno di noi aveva una tessera magnetica ed una propria pagina personale in internet nel portale dell’università, dove venivamo informati degli orari dei corsi e compiti assegnati dal professore, da cui potevamo inviare i lavori svolti a casa, etc..”. L’esperienza all’estero, inoltre, è stata un’occasione per conoscere un metodo d’insegnamento molto diverso da quello italiano. “Ci sono molte differenze sulle modalità d’esame – spiega Luca – in Spagna ho trovato in generale un approccio teorico molto più soft: gli esami erano tutti scritti e i professori erano quasi sempre molto giovani, preparati e cordiali”. Sul punto, non molto diversa è la testimonianza di India. “Gli studenti spagnoli seguono i corsi e sostengono continue prove intercorso, interagiscono maggiormente fra loro e con i professori a cui danno del tu”. Ma, avverte India, “è da sfatare il mito secondo il quale in Erasmus non si studia; si studia, e come, e non esistono privilegi. L’esame finale, poi, solitamente è scritto”. La studentessa in dieci mesi ne ha sostenuti parecchi per potersi laureare in tempo, ha studiato sodo e, nel corso della sua lunga permanenza a Murcia, ha seguito anche uno stage presso un’agenzia di comunicazione. “Ai fini lavorativi, l’esperienza formativa all’estero viene presa in considerazione – commenta – e acquisisce valore aggiunto anche il livello di conoscenza della lingua”. India non nasconde che le piacerebbe poter lavorare in Spagna e aggiunge: “l’Erasmus è una esperienza che può spaventare inizialmente, ma quando poi ti trovi lì ti rendi conto che non c’è un giorno che tu non abbia vissuto..”. Luca definisce semplicemente “stupenda” la sua esperienza a Salamanca. “La renderei obbligatoria, è la cosa più didattica e formativa che io abbia mai fatto, mi ha insegnato a vivere meglio oltre che a parlare una lingua in più”.
Fiorella Di Napoli