Pranzo al sacco e il pavimento per tavolo

Orari discontinui di lezione, con lunghe interruzioni nel mezzo per gli studenti di Ingegneria. Strutture non sempre sostenibili per una platea in continua crescita, in sofferenza da anni, specie quella di Piazzale Tecchio la quale, pur interessata da notevoli lavori di ristrutturazione e arredo, risulta carente e gestita in maniera poco ‘solidale’ con le necessità degli studenti. C’è chi per consumare un pasto deve accomodarsi a terra tra una lezione e l’altra: l’unico spazio disponibile è il vano della porta di un’aula (la foto in pagina testimonia l’arte di arrangiarsi degli studenti!). “Non c’è mai spazio per studiare, neanche nelle biblioteche, sempre affollate. Se non posso evitare di venire in Facoltà, per mangiare preferisco portarmi il pranzo da casa. A Fuorigrotta ci sono molti esercizi commerciali ma il tempo a disposizione è sempre poco”, racconta Cristina Esposito, studentessa di Ingegneria Navale, mentre è nei corridoi in attesa, insieme ai colleghi, di entrare in aula per sostenere l’esame di Tecnologie dei Materiali. Sono le sei del pomeriggio. L’appello era fissato alle tre ma “il professore ha dimenticato di prenotare l’aula e, quindi, dobbiamo aspettare che finiscano i corsi”, dice Cristina. 
Roberto Luggeri, Giuseppe Chierchia e Valerio M., tre studenti di Ingegneria Meccanica, sono in pausa davanti la biblioteca del secondo piano. “Gli orari sono molto scomodi e disordinati. I buchi di due o tre ore sono frequenti. Per fortuna, i trasferimenti di sede avvengono, in genere, giorno per giorno. Gli spazi non sono quasi mai sufficienti. Ultimamente, con l’aggiunta di alcuni tavoli di fronte alle aule ed in giro per la struttura, la situazione è un po’ migliorata ma resta sempre moto critica”, commenta Roberto. “È stata riaperta una delle aule da disegno dopo i lavori di ammodernamento e chiusa un’altra per ristrutturarla. Inoltre, la Biblioteca Storica ha sottratto ulteriori spazi”, aggiunge Giuseppe. “Il risultato è che spesso ci arrangiamo. Ripetiamo seduti sulle scale o sui vani delle finestre. Nelle altre sedi, da questo punto di vista, va meglio”, dice Valerio il quale è stato anche vittima di una rapina, all’uscita, di sera, dal complesso di via Claudio, nella strada deserta che costeggia lo stadio (“è una delle cose che possono succedere qui ad Ingegneria”).
Mentre scendiamo al piano di sotto, incontriamo due ragazze sedute sulle scale a ripetere. 
“Gli spazi, sale studio, biblioteche, sono pochissimi in quest’edificio e le aule sono sempre occupate dalle lezioni. Negli anni scorsi ci è capitato ogni tanto di riuscire a trovarne una libera in cui intrufolarci a studiare. Quest’anno, invece, non è ancora mai successo”, racconta Melania Cicatiello, terzo anno di Ingegneria Biomedica, mentre è seduta sulle scale a ripetere. Poi racconta la fatica più grande per uno studente: “L’anno scorso avevamo lezione proprio durante l’ora di pranzo. Il professore non ci concedeva nemmeno dieci minuti di pausa. Mangiavamo il panino mentre lui spiegava”. La sua compagna di studi, Rita Di Micco, commenta: “Quest’anno siamo più fortunate, abbiamo un’ora di spacco a pranzo. Lamentarsi per le sedi universitarie, soprattutto questa di Piazzale Tecchio, è una causa persa”.
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