Scuola di Medicina, il 5 dicembre al voto per il Presidente

C’è chi segnala la necessità di un coordinamento tra i Dipartimenti più spinto di quanto sia stato finora, chi sollecita interventi per migliorare la didattica e chi chiede scelte chiare circa i settori sui quali puntare per inseguire obiettivi di eccellenza. Alla vigilia dell’elezione del nuovo Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Ateneo Vanvitelli ferve il dibattito riguardo alle priorità che la Scuola dovrà porsi nel prossimo triennio. Si vivacizza così una tornata elettorale che, per il resto, è priva di sorprese. L’oncologo Fortunato Ciardiello ha, infatti, già avanzato da tempo la sua disponibilità e non sono emerse finora proposte alternative. In teoria oggi, mentre Ateneapoli va in edicola, c’è ancora tempo per qualche sorpresa, perché il regolamento – ferma restando l’eleggibilità di tutti i professori di ruolo di I fascia ed a tempo pieno che afferiscono alla Scuola – prevede che eventuali candidature debbano essere presentate entro il 24 novembre. Tuttavia, secondo indiscrezioni e pareri raccolti nelle scorse settimane, non dovrebbero spuntare ipotesi alternative a quella di Ciardiello. Il docente, dunque, sarà eletto, salvo cambiamenti repentini di scena, il 5 dicembre, data delle consultazioni, che si svolgeranno a Napoli, in via Santa Maria di Costantinopoli 104, dalle 9.00 alle 15.30. Possono votare i membri del Consiglio della Scuola. Per le prime tre votazioni l’elezione sarà valida se parteciperà al voto almeno la metà degli aventi diritto. Se non si raggiungerà il quorum – ma appare al momento piuttosto improbabile che non lo si consegua già il 5 dicembre – dalla quarta votazione in poi l’elezione sarà valida qualunque sia il numero di persone che andrà alle urne. La commissione elettorale è composta dal professore Mario Maj, il decano della Scuola, e dai professori Angelo Itro e Salvatore Cappabianca. Alla vigilia del voto, si diceva, i docenti si confrontano riguardo alle priorità che sarebbe opportuno fossero affrontate dal nuovo Presidente. “Io credo – dice il prof. Umberto Barillari, ordinario di Audiologia e Presidente del Corso di Laurea in Logopedia – che oggi il problema più urgente a Medicina sia di aumentare le possibilità di frequentare in condizioni ottimali da parte degli studenti. Servirebbero più aule di quante ce ne sono ora. Non è una sfida facile, questa che dovrà affrontare il nuovo Presidente, perché gli interventi sui locali del centro storico di Napoli sono sempre complessi. Per fortuna non si parte da zero. Già da mesi sono in programmazione ristrutturazioni e sono in itinere lavori. Per esempio, si è dovuta rifare l’aula di Patologia generale. Si tratta di proseguire e, se possibile, di accelerare”.
Occorre individuare settori di punta
Il prof. Giovambattista Capasso, ordinario di Nefrologia e, da settembre, Direttore del Dipartimento di Scienze Cardio-Toraciche e Respiratorie, al futuro Presidente chiede soprattutto indirizzi chiari e netti circa i settori sui quali la Scuola intende puntare per raggiungere obiettivi e risultati di eccellenza. “Ormai – premette – è finito il tempo in cui tutti fanno tutto. Ci sono all’estero Scuole di Medicina che pongono al centro i trapianti, come Pittsburgh. Altre la genetica, altre ancora la oncologia o la neuroscienza. Ecco, è fondamentale che anche noi della Vanvitelli decidiamo quali sono i settori sui quali puntare nei prossimi anni”. Argomenta: “Un Presidente di Scuola ha il compito di identificare gli obiettivi strategici per la ricerca di base e di clinica. Uno, due o tre obiettivi per i quali deve caratterizzarsi la Scuola di Medicina. Un progetto. Significa che se devi effettuare chiamate devi scegliere le persone consone per quel progetto. Che so, se si punta sull’oncologia, vanno valorizzati gli onconefrologi o i chirurghi specialisti nell’ambito delle patologie tumorali. Il Presidente della Scuola deve individuare un obiettivo e nessuno deve sentirsi offeso, perché se si vogliono accontentare tutti non si accontenta alla fine nessuno”. Prosegue: “Se vuoi competere in Italia e nel mondo e fare sì che gli studenti e i ricercatori vengano da noi da ogni continente devi dare un gusto, un sapore, un profumo con il quale vai ad identificarti. Altrimenti fai solo cose normali”. Secondo il prof. Italo Angelillo, che dirige il Dipartimento di Medicina Sperimentale, “i punti essenziali da affrontare nell’ambito della Scuola sono il coordinamento con i Dipartimenti di area medica per quanto concerne l’organizzazione dell’attività didattica e la condivisione per quanto concerne la programmazione delle chiamate dei docenti di prima e seconda fascia e dei ricercatori. Tutto ciò sempre ai fini di garantire l’attività formativa, perché i docenti servono anche a svolgere attività didattica”. La prof.ssa Eva Lieto, che insegna Scienze Anestesiologiche ed è la Presidente del Corso di Laurea in Infermieristica, riflette: “L’offerta formativa va rivista per dare più qualità e per cercare di motivare un po’ di più i docenti. Serve, parlo da Presidente di Corso di Laurea, una bella spinta”.
Un Dipartimento Didattica come negli Usa?
Parte da una critica radicale alla legge Gelmini ed alla sua applicazione il prof. Gianpaolo Papaccio, che insegna Istologia ed Embriologia e coordina il Corso di Laurea in Medicina in lingua inglese. “Bisogna premettere – dice – che quella legge, con la dissoluzione della Facoltà e la creazione di un numero molto elevato di Dipartimenti, ha creato enormi problemi a Medicina. Continuiamo a soffrire ed io spero che cambino la legge. Ciò premesso, si capisce bene perché, secondo me, il primo compito del nuovo Presidente della Scuola dovrà essere quello di coordinare molto meglio i Corsi di Laurea. Sono stati distribuiti dall’ex Rettore a pioggia un po’ su tutti i Dipartimenti in maniera non giusta. Abbiamo un numero notevole di Corsi e sono tutti sparsi. Dopo i primi anni di rodaggio è il momento di distribuire diversamente i Corsi. O si fa come negli Stati Uniti, dove c’è un Dipartimento Didattica al quale afferiscono tutti i Corsi, oppure la Scuola deve coordinarli di più e meglio di quanto sia accaduto finora”. Da dove cominciare? “C’è l’imbarazzo della scelta. Un buon inizio può essere di rivedere la dislocazione del personale non docente. Ci sono troppi amministrativi sparsi un po’ ovunque, non del tutto adatti alla didattica e poco formati. Prima in Facoltà si poteva contare su persone che svolgevano questo ruolo da anni”. Fin qui le riflessioni da parte di alcuni dei docenti. Cosa chiedono al futuro Presidente gli studenti? Domanda apparentemente semplice, ma Giuseppe Martinelli, uno dei rappresentanti, preferisce prendersi una pausa di riflessione. “Sentiamoci più in là – risponde – magari dopo che avrò avuto occasione di incontrare il professore Ciardiello”.
Fabrizio Geremicca
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