Seguire in via De Amicis è un sogno, non svegliateci al 12

“L’anno prossimo dovremmo spostarci all’Edificio 12, incontreremo difficoltà”. Le matricole di Fisioterapia seguono le lezioni a via De Amicis, in una delle aule della struttura di Biotecnologie per la salute. Gli studenti del secondo e terzo anno, invece, sono assegnati all’Edificio 12 del Policlinico collinare. Organizzazione semplice, ma difficile da digerire. Perché se passi un anno in un ambiente dove hai un banco e una sedia, un computer che funziona, un bagno pulito e un bar a portata di mano, cominci ad avere la sensazione di vivere un sogno dal quale non vorresti proprio svegliarti. È quello che provano gli studenti che quest’anno hanno iniziato la loro avventura da aspiranti fisioterapisti. “Non spostateci al 12” è l’appello che probabilmente per ragioni organizzative resterà disatteso, ma che fotografa lo stato d’animo di un’intera classe. Se ne fa portavoce Francesco: “da un anno studiamo in un’aula di Biotecnologie noi e i colleghi di Logopedia. È perfetta in termini di arredo, pulizia, riscaldamenti, computer e strutture per la didattica. Sarebbe bello poter restare qui”. Racconti diversi gli arrivano dai colleghi degli anni successivi: “non hanno modo nemmeno di scrivere in maniera adeguata. Sono costretti ad appoggiare il quaderno sulle gambe. Immagino i problemi alla schiena che questo comporta”. Parla per l’intero gruppo anche Rossella: “qui è andata alla grande finora. Le attrezzature in aula hanno funzionato benissimo e i servizi igienici sono sempre stati puliti e riforniti continuamente di sapone e carta igienica. Pure il bar in sede offre una comodità non indifferente”. Lei, che ha iniziato gli studi di Fisioterapia in Svizzera e si è trasferita quest’anno a Napoli, ha già seguito qualcosa all’Edificio 12: “sono iscritta al primo anno, ma ho seguito qualche lezione del secondo perché mi sono trasferita dall’Università di Chiasso. Oltre al problema banchi, nelle aule del Policlinico c’è qualche difficoltà anche da un punto di vista climatico. È alto e spesso fa freddo. Ho seguito qualche lezione del secondo anno in cappotto. I bagni, poi, sono spesso trascurati”. Nessuna preoccupazione invece per la didattica. Su questo, Francesco: “le lezioni sono state molto interessanti e, soprattutto, c’è stata pratica. È il punto forte del Corso. Abbiamo conosciuto vari reparti del Policlinico per svolgere il tirocinio. In terapia intensiva ho avuto un primo contatto con un ambiente prettamente medico e infermieristico e con tutte le difficoltà correlate”. A stretto contatto con i pazienti: “un tutor mi ha insegnato diversi trattamenti e la teoria che c’era dietro. Affacciarsi a questo campo ti apre un mondo. Ci sono aspetti inimmaginabili. È bellissimo”. Sensazioni positive anche per gli esami. Rossella: “gli appelli sono distribuiti bene e ci hanno aiutato molto anche con le prove intercorso”. Saranno l’ultimo step di un anno da sogno, in attesa del risveglio. 
Ciro Baldini
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