Due ospiti d’eccezione – l’ing. Nevio Di Giusto, amministratore delegato del gruppo Elasis e l’arch. Wolfgang Egger, responsabile del centro stile Alfa Romeo- per il seminario sullo stile e l’innovazione tecnologica nello sviluppo dell’automobile, organizzato nell’ambito del Master Uninauto coordinato dal prof. Francesco Caputo. E’ stato il Preside della Facoltà Edoardo Cosenza, ad aprire l’incontro del 1°febbraio in Aula Magna. “Parlare dell’industria automobilistica, assieme a colleghi di Napoli e Torino, è per noi motivo di vanto, perché lascia intendere quanti passi in avanti stia facendo la nostra Facoltà, rendendosi sempre più competitiva, al cospetto di altri grandi istituti, come il Politecnico di Milano”, ha detto Cosenza. Un seminario diverso dal solito, così come testimonia lo stesso prof. Caputo: “i nostri interlocutori daranno vita ad un dibattito intrecciato, dimostrandoci, con schede e filmati, i diversi processi che portano alla nascita di un’autovettura. Metteranno a nostra disposizione le loro competenze ed esperienze, usando un linguaggio semplice ma, allo stesso tempo, molto affascinante ed utile per i vostri studi. Un incontro, in cui riusciremo ad unire le idee, derivanti dall’architettura, alla tecnologia ingegneristica”. In effetti, l’incontro si è svolto in maniera differente dai tanti, freddi, seminari scientifici, proprio grazie all’affiatamento dei due relatori. Il primo a parlare è stato Di Giusto. “La cosa più importante, quando si lavora alla nascita di una nuova concept car, è quello di mediare tra il brand dell’azienda, rispettando quindi la tradizione e lo stile, e l’équipe che lavora alla creazione del nuovo progetto”. “L’Alfa Romeo ha una lunga storia nel campo dell’evoluzione stilistica dell’auto – continua Egger- Un processo stilistico e di innovazione, in cui tutte le decisioni subiscono sempre una parte emozionale, che va oltre la razionalità”. “Il tema del saper fare, di essere sempre all’altezza in tutti i campi – interviene Di Giusto- è importante in tutti i settori lavorativi, specie in uno così complesso, come quello automobilistico. Il centro stile interno è stato per lungo tempo trascurato, la sfida intrapresa dall’Alfa Romeo, è stata proprio quella di dare nuovo lustro al settore, anche grazie al lavoro di uomini come Wolfgang. Un cambiamento che ha portato molto vantaggi. Su tutti, quello di trasferire al cliente i valori e la tradizione della casa automobilistica”. “La nostra sfida, infatti, – aggiunge Egger, -stava proprio nel rendere sempre più affascinante il nostro storico brand. Ridargli un trattamento stilistico proprio, che potesse facilmente abbinarsi alla tecnologia e alla ricerca della velocità, che l’Alfa Romeo ha sempre avuto”. Più che ad un seminario, sembra di assistere ad una sapiente conversazione tra amici. Il tutto, mentre sullo schermo scorrono le accattivanti immagini dei vari processi di sviluppo e creazione della nuova Alfa Romeo Brera, un vero e proprio gioiello nello stile e nella tecnologia (tant’è che è stata eletta l’auto più bella dell’anno al Festival internazionale dell’automobile). Un processo che dura più o meno 6 mesi, riassunto in un montaggio di circa dieci minuti, in cui c’è di tutto, dal semplice disegno sul foglio, alla creazione dell’auto vera e propria. “Tecnici e creativi, pur muovendosi in campi differenti, devono saper parlare lo stesso linguaggio, quello tecnico-artistico – commenta Di Giusto- Saper dove intervenire, se c’è spazio sufficiente per il motore, rendere confortevole, ma allo stesso tempo funzionale l’abitacolo, ecc.”. “Il linguaggio è sì artistico, ma si rifà, comunque, a concezioni di carattere matematico – si allinea nuovamente Egger- per cui, se non si collabora, se non si lavora in simbiosi, è difficile che possa venire un buon lavoro. Può capitare di creare un’ottima macchina, ma non adatta agli schemi di quella casa automobilistica”. Per illustrare meglio quanto sia importante la collaborazione, ed il lavoro di gruppo, Di Giusto, ricorda un particolare curioso. “Quando progettammo la Multipla, da molti definita come il ranocchio, pensammo ad una macchina concepita più per l’intelligenza e per il comfort, che non per il suo stile. Purtroppo, quando la presentammo al nostro centro stile, e poi ai primi Saloni dell’auto, uno dei principali indici di gradimento, per verificare le reali potenzialità del prodotto, ci rendemmo conto che qualcosa non andava, ed in effetti, all’inizio, le vendite non andarono come speravamo. E’ bastato lavorare su di un piccolo particolare, come il cambio del musetto, per convincere tutti sulle reali potenzialità del veicolo, che oggi è un cult consolidato”.
La chiusura è stata tutta dedicata all’anteprima del nuovo avveniristico spot della Brera, la concept car, dall’indomabile cuore sportivo.
Gianluca Tantillo
La chiusura è stata tutta dedicata all’anteprima del nuovo avveniristico spot della Brera, la concept car, dall’indomabile cuore sportivo.
Gianluca Tantillo







