Il ponte che unisce Procida all’isolotto di Vivara compie 50 anni. Fu realizzato infatti nel 1957. Era un’Italia diversa ed era un’isola, Procida, non ancora assalita dal cemento, come può notare chiunque confronti una foto dell’epoca con una che sia stata scattata di recente. Quel ponte serviva e tuttora serve anche a portare da Procida a Vivara i tubi dell’acquedotto che, sott’acqua, arriva fino al Castello Aragonese di Ischia. Oggi quella struttura pericolante è diventata l’emblema dei danni provocati all’isolotto – oasi naturalistica dello Stato – da decenni di incuria e di abbandono. Ci si aspetta molto dal cambio della guardia al vertice dell’ente che gestisce la riserva. E’ presieduto da alcuni mesi da Marinella, il re delle cravatte, che è subentrato al duca Amedeo d’Aosta, distintosi in tanti anni soprattutto per la sua assenza. Tra i primi atti di Marinella, la produzione e la messa in commercio di una serie di cravatte che portano impresso il logo di Vivara. I ricavi delle vendite – ha fatto sapere qualche tempo fa – saranno destinati a finanziare progetti ed iniziative per l’isolotto. Tra le controversie con la proprietà (l’ente ospedaliero Albano), la mancata realizzazione dell’area marina Regno di Nettuno, che dovrebbe includere proprio il tratto di mare antistante Vivara tra le zone a riserva integrale, il più volte annunciato rilancio stenta a manifestarsi. Chissà che non venga dalla Facoltà di Architettura e dai suoi giovani laureati un contributo importante alla riqualificazione dell’area naturalistica. Sono dedicate a Vivara, infatti, due tesi discusse negli ultimi anni alla Facoltà del Preside Benedetto Gravagnuolo.
Il ponte
Uno studente di Architettura, pochi mesi fa si è laureato con una tesi che verte, appunto, su un progetto di realizzare un nuovo ponte che colleghi Procida a Vivara. Si chiama Ciro Liguori, ha 29 anni e vive ad Ischia. Ha discusso la tesi il 27 marzo 2006, relatore il professore Paolo Jossa, correlatore il professore Francesco Bruno. Centodieci e lode, con pubblicazione l’esito brillante del lavoro svolto da Liguori. “Il progetto – riferisce – prevede di realizzare un ponte in acciaio, largo due metri. Sotto il ponte sarebbero realizzate due funi in acciaio, utili sia come struttura portante, sia nella fase di montaggio dell’impalcatura, per evitare un impatto sull’ecosistema durante la fase di costruzione dell’opera”. I tubi dell’acquedotto, che nel ponte attualmente esistente sono posizionati al di sotto della passerella e sono racchiusi nel cassonetto, correrebbero invece in vista, su uno dei due lati della struttura. Che avrebbe, peraltro, una forma molto particolare, a curva. Riferisce, infatti, l’architetto Liguori: “Il golfo di Cenito è un cratere. Per rimarcare questo aspetto ho pensato ad un ponte non rettilineo, ma che faccia una curva che segua la conformazione del cratere stesso. Anche l’altezza non è la stessa in ogni tratto del ponte: segue l’andamento delle pendici del promontorio di Santa Margherita, poi si abbassa fino a 4 metri sul livello del mare, al centro, e risale”. Che passi o meno dalla carta alla realtà – ci si potrebbe forse perfino augurare che l’isolotto ritorni ad essere davvero tale, come fino al 1957, prima della costruzione dell’acquedotto e della struttura che lo sostiene – il progetto dell’architetto Liguori contribuisce almeno a mantenere viva l’attenzione sulla riserva naturale. “Mi auguro che quanto prima ci sia un reale rilancio ed una vera riqualificazione, ponte o non ponte”, commenta il giovane architetto. “Per me che vivo ad Ischia, Vivara è sempre stata una presenza cara, direi quasi familiare”.
I sentieri
Quella sul ponte, peraltro, non è l’unica tesi di laurea dedicata a Vivara, nella Facoltà di Architettura. Prima ancora che si mettesse all’opera Ciro Liguori, infatti, era stato Carlo Golin a trascorrere giorni e giorni su quello splendido lembo di costa tufacea, per raccogliere informazioni e materiali utili alla sua tesi. Racconta: “mi sono laureato circa tre anni fa con 102, relatore il professore Francesco Bruno, correlatore Pierino Vacca, il funzionario di zona della Soprintendenza. Il titolo della tesi: Vivara, sito di caccia, sistema difensivo e riserva naturalistica. Attraverso rilevazioni sul campo, ho elaborato un progetto di riqualificazione di sentieri ed emergenze architettoniche. Quel lavoro è stato poi recepito dall’amministrazione procidana, come progetto preliminare. Proprio in virtù della tesi, inoltre, nel 2004 mi sono aggiudicato il premio Elsa Morante, che valorizza anche i lavori di chi, al di fuori dell’ambito strettamente letterario, abbia contribuito a rendere nota, difendere e valorizzare Procida”. Le foto scattate dall’architetto Golin e i rilievi da lui stesso effettuati, durante la preparazione della tesi di laurea, sono serviti inoltre ad impostare il progetto di ripresa e riqualificazione della piccola Cappella dell’isola, che ha oltre 300 anni di storia, gravemente danneggiata, alcuni mesi fa, da alcuni vandali.
(F.G.)
(F.G.)