Esami: prime disfatte di Caporetto

Gennaio, mese cruciale per gli studenti alle prese con i primi esami della sessione invernale. Un folto gruppo di iscritti a Lettere Moderne rivela ansie e timori prima dell’esame di Letteratura Latina I che gli studenti sosterranno nella data del 22 gennaio. “Il primo appello (tenutosi il 9 gennaio): una Caporetto, su 6 esaminandi 4 rimandati nel mio gruppo – racconta Alessandra, iscritta al secondo anno – Sono stata bocciata dopo una sola domanda (Eneide, libro IV). Dato il programma così vasto, avrei voluto la possibilità di essere valutata almeno su un altro argomento. Non avevo studiato abbastanza, è vero, ma a mio parere bisogna richiedere allo studente di dimostrare più competenze per esaminarlo nel complesso e capire se è almeno da 18 oppure non sa proprio niente del programma ed è perciò necessario che si presenti nuovamente. Questa differenza vale in particolar modo agli esami di Latino, perché – soprattutto per chi non proviene da studi classici – partire da zero e affrontare tante versioni richiede sforzi immani e una sola domanda sulla traduzione di alcuni versi di Virgilio, che onestamente non ricordavo, non può pregiudicare per intero la riuscita di un esame”. Tuttavia, gli studenti più maturi ritengono che un metodo di valutazione più rigido sia parte del modus operandi di ciascun docente considerato il peso specifico di questo esame, che è maggiore rispetto ad altri perché determina in maniera decisiva la preparazione basilare di un buon classicista. “Se uno studente non sa tradurre un’egloga di Virgilio è in effetti inutile proseguire con altre domande, perché significa che non conosce le basi della storia della letteratura latina. Ciononostante, neanche si può arrivare a memorizzare alla perfezione tutti i versi dei testi di un certo autore, ma riuscire prima o poi a tradurre all’impronta sulla scorta di ciò che si conosce della grammatica, del lessico e della sintassi”, chiarisce Vincenzo Ambrosino, laureando. Anche perché si presuppone che molti degli esaminandi in futuro insegneranno quella materia, pertanto “lo studente deve essere perfettamente in grado di applicare la teoria appresa alla pratica traduttiva ricostruendo la frase nella lingua d’arrivo, comprendendone il significato e contestualizzandolo storicamente. Se il programma d’esame prevede la traduzione di tot versi delle Bucoliche, delle Georgiche o dell’Eneide, bisogna saperli a menadito: non c’è altra via”, insiste Maria Castaldo. “Non serve a nulla imparare la pappardella a memoria, perché i professori si rendono immediatamente conto se uno studente ha o meno sviluppato certe capacità, se riconosce i costrutti e le regole contenuti nei versi. L’importante è non fare scena muta davanti al testo. Chi si iscrive a Lettere deve sapere che…
 
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