Corso di Laurea Magistrale in Biologia degli ambienti estremi. Nuova avventura scientifica per il prof. Donato Giovannelli

Tra alcune settimane preparerà di nuovo le valigie il prof. Donato Giovannelli, quarantaduenne, Ordinario di Microbiologia presso il Dipartimento di Biologia e ricercatore di punta in diversi progetti internazionali relativi alle forme di vita negli ambienti estremi, dagli abissi oceanici alle zone vulcaniche fino alle vette più alte delle montagne.

È sceso per esempio a bordo del sottomarino Alvin fino a 2500 metri di profondità nell’oceano Pacifico, al largo della costa del Messico, per monitorare e studiare le emissioni dei camini idrotermali e la flora e la fauna che esse alimentano. È stato alle Svalbard, isole a metà strada tra la Norvegia continentale ed il Polo Nord, da dove con altri scienziati ha lanciato l’allarme sull’impatto dei cambiamenti climatici sui paesaggi e sugli ecosistemi artici.

Nell’ambito di un progetto multidisciplinare su carbonio, energia naturale e vita microbica, ha soggiornato in diverse aree della Mongolia dove i movimenti delle placche tettoniche hanno portato in superficie rocce del mantello molto profonde e antiche. In particolare nelle zone desertiche e remote negli altipiani della regione del Gobi-Altaj, tra 2500 e 3500 metri di altitudine nel massiccio di Naran e nel distretto di Chandmani.

Le condizioni di lavoro e di ricerca saranno “fisicamente impegnative

“Ai primi di gennaio – dice Giovannelli – andrò in Argentina sugli altopiani de La Puna con colleghi di vari Paesi per campionare le sorgenti termali in zone vulcaniche”. Il campo base sarà a 4000 metri ed i vulcani oggetto di studio anche a 6000 metri di altitudine. “Dovrei cominciare a prepararmi – riflette il docente, che è di origini venete ed insegna alla Federico II dal 2019 – e per questo motivo spero che prima della partenza avrò il tempo di fare qualche camminata sulle Alpi come allenamento.

Sono stato spesso lì in Argentina e le condizioni di lavoro e di ricerca sono fisicamente impegnative. A quelle quote così alte la pressione atmosferica diminuisce, l’aria è più rarefatta ed è disponibile meno ossigeno. Se si cammina non si parla e se si parla non si cammina. Tutto è lento e complicato. C’è una escursione termica molto forte: di notte fa davvero molto freddo e di giorno si patisce la calura con temperature estremamente elevate. I raggi UVA fanno davvero male a quell’altezza e si va in giro bardati di tutto punto per proteggersi.

La polvere è ovunque e questo complica molto anche la gestione degli strumenti, alcuni dei quali estremamente sofisticati, che ci porteremo fin lassù”. In condizioni del genere anche l’approvvigionamento delle risorse primarie – dal cibo all’acqua – diventa una questione tutt’altro che banale: “Per questo aspetto faremo affidamento sulle capacità organizzative dei colleghi argentini che saranno insieme a noi. Utilizzeremo per spostarci in loco i 4X4. Il viaggio dall’Italia partirà da Napoli. Raggiungerò in aereo Madrid e da lì Buenos Aires. Altre ore di volo verso il nord dell’Argentina e poi 4 ore di auto per raggiungere la zona dove effettueremo le ricerche”.

In attesa della nuova avventura scientifica, Giovannelli in queste settimane autunnali è impegnatissimo nell’insegnamento. Nel Corso di Laurea Magistrale in inglese in Biologia degli ambienti estremi, che coordina, attivato qualche anno fa, “stanno seguendo le lezioni in aula 28 persone. Mi aspetto però che alla fine – quando si chiuderanno le iscrizioni – gli immatricolati saranno un poco di più, dovremmo arrivare a 40”.

Biology of Extreme Environments – questa la definizione in inglese – si caratterizza per una elevata percentuale di allievi provenienti da ogni parte del mondo: “Vado a memoria: abbiamo iscritti indonesiani, colombiani, portoghesi, francesi, statunitensi, tedeschi. Frequentano anche due palestinesi, che sono riusciti a venire da noi perché vivevano già in Egitto, e un ucraino”.

Circa un mese fa Emanuele Biggi, naturalista, fotografo e divulgatore scientifico, noto al pubblico televisivo perché è uno dei due conduttori di Geo, ha citato proprio il prof. Giovannelli durante il discorso che ha tenuto nel complesso universitario di Monte Sant’Angelo, dove era uno degli ospiti della Giornata del Naturalista promossa dal Corso di Laurea in Scienze Naturali. Biggi ha raccontato che Giovannelli è uno di quelli che in tv sono bravissimi a raccontare le ricerche e le finalità del lavoro che svolgono.

Insomma, un ricercatore che non disdegna, quando gli capita e glielo si chiede, di interpretare al meglio anche il ruolo di divulgatore. “Considero che la divulgazione scientifica e la spiegazione del mestiere che svolgo siano un mio preciso dovere. Io pratico ricerca con soldi pubblici e sono tenuto a dar conto di quello che faccio, a raccontarne la bellezza, il senso e l’utilità. Spiegare come funzionano le cose e come investo i soldi che mi mette a disposizione la collettività contribuisce – almeno lo spero – a generare fiducia e a vincere la diffidenza e lo scetticismo verso chi fa scienza”, commenta Giovannelli.

Compito del divulgatore, incalza, “è peraltro anche quello di non presentare la scienza come un qualcosa di certo, oggettivo e vero. I fenomeni sono oggettivi, ma la scienza che li studia è un’attività umana. Non è impersonale, oggettiva e dogmatica”. Aggiunge: “A volte chi si dedica alla divulgazione, oltre che alla ricerca propriamente detta, non è preso sul serio come scienziato. È un peccato”.
Fabrizio Geremicca

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