Intensa lezione del prof. Fulvio Delle Donne nell’ambito del ciclo seminariale ‘Storia e cultura giuridica’. “State studiando per diventare nobili: lo ha sancito Federico II”

“State studiando per diventare nobili: lo ha sancito Federico II”. A parlare agli studenti di Giurisprudenza è il prof. Fulvio Delle Donne, docente di Letteratura latina medievale e umanistica, protagonista dell’incontro ‘La Costituzione di Federico II’, organizzato il 5 novembre dalla prof.ssa Cristina Vano, docente di Storia del Diritto Medievale e Moderno, assieme al collega Francesco Rotondo, nell’ambito del ciclo seminariale ‘Storia e cultura giuridica’.

Un’occasione per scoprire una figura centrale della storia non solo della propria università, ma anche della città di Napoli e che, a detta del prof. Delle Donne, spesso non si conosce davvero. L’idea di Federico II di creare, nel 1224, “la prima università statale della storia – racconta il docente – porta a compimento un progetto di sistemazione degli uffici, dell’amministrazione, del diritto, ma anche della società stessa e lo fa all’interno di un’istituzione che deve formare gli uomini che parteciperanno da funzionari a quello Stato che si sta costruendo”.

La grandezza dell’intuizione di Federico II sta nello svincolare i compiti apicali o la stessa sopravvivenza da persone specifiche, in primis dall’imperatore stesso, senza imporre nulla ex abrupto, ma puntando su una “costruzione graduale che supera i singoli individui, e per questo diventa uno Stato”.

Così, accedere alla formazione universitaria diventa un modo per elevarsi, a prescindere dal proprio status di partenza. Nella lettera di fondazione dell’Ateneo, infatti, l’imperatore “invita tutti gli studenti a studiare nell’università appena fondata e garantisce loro non solo un’alta formazione ma, soprattutto, l’acquisizione della vera autentica nobiltà: non quella di sangue che si eredita dai genitori, ma quella delle virtù, che si acquista con lo studio”.

Il progetto di Federico II prosegue anche dopo il 1224: nel 1230 porta avanti la stesura del Liber Augustalis, anche noto come ‘Costituzioni di Melfi’. Un’opera legislativa divisa in tre volumi: il primo sull’amministrazione pubblica e sull’articolazione della giustizia, dalle competenze dei giudici alle gerarchie delle corti; il secondo sui rapporti tra sudditi e sovrano, l’ordinamento urbano e la Polizia del Re; l’ultimo sui tributi, i diritti regali, le concessioni e cosa bisogna studiare per svolgere alcune professioni tecniche.

Un’operazione complessa, massiccia, in cui Federico II si assume, come si evince dal titolo, “un compito degno degli augusti, degli imperatori”, evidenzia il professore. Nel proemio all’opera, infatti, Federico II spiega perché un sovrano “deve” fare leggi: “La radice alla base dell’opera è che Dio ha creato l’uomo come la creatura più perfetta sulla terra, di poco inferiore agli angeli – riassume Delle Donne – Non può permettere che si autodistrugga e per questo è imposto agli imperatori di fare leggi: per guidare gli uomini e salvarli da se stessi”.

Il lavoro di Federico II non passa di certo inosservato. L’allora Papa Gregorio IX inizia ad allarmarsi e, prima ancora che le costituzioni vengano pubblicate, ammonisce un arcivescovo che stava collaborando alla loro realizzazione. “Non c’è salvezza fuori dalla chiesa”, dice il Papa. “Sostiene che Federico II stia cercando in tutti i modi di porsi al di fuori della Chiesa, ma la verità è che il Papa, in quell’epoca, si riteneva l’unico depositario del diritto: l’unico che poteva fare legge, perché così aveva imposto Dio teologicamente”.

È una guerra inesorabile, senza esclusione di colpi, che porterà alla deposizione dell’Imperatore e nella sua rappresentazione come l’Anticristo, una bestia demoniaca. “Aveva osato sbilanciare la supremazia assoluta della Chiesa, che non ammetteva alternative”, commenta il docente. Non si è trattata, però, di una opposizione (diremmo oggi) per partito preso.

C’era un fine ben più alto a guidarlo: “Creare una nuova concezione del mondo, un nuovo Stato, ridefinire i termini del diritto finanche ai termini della stessa esistenza dell’uomo sulla terra e affermare la prerogativa di chi governa di guidare gli uomini verso il bene supremo”, risponde il prof. Delle Donne. Alla fine il Papa ebbe la meglio, ma di lì a poco anche quel sistema avrebbe iniziato a vacillare, esplodendo in un’Europa “disgregata e priva di una linea unitaria, priva di un sistema ideologico complesso, quello che aveva cercato di costruire Federico II, anche attraverso l’istituzione dell’Università di Napoli nel 1224”, conclude il professore tra scroscianti applausi e numerose domande degli studenti.
Giulia Cioffi

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Ateneapoli – n.18 – 2025 – Pagina 29

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