‘Ma chi me lo ha fatto fare?! Ricercatori e la lotta per la sopravvivenza sul territorio’. È il titolo che Emanuele D’Anza, ricercatore a tempo determinato a Veterinaria, dove è stato anche rappresentante degli studenti, ha voluto dare all’intervento che a maggio terrà con Giuseppe Terlizzi, anch’egli veterinario, nell’ambito del Caffè Scientifico, il ciclo di seminari promosso in collaborazione tra i Dipartimenti di Agraria e Veterinaria. Il prosieguo della presentazione del suo intervento suscita ancora più curiosità: ‘Dall’Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno… chi lavora con il territorio e le razze autoctone sa benissimo di cosa stiamo parlando. Il lunedì a 1200 metri con le pecore Bagnolesi, il martedì a classificare specie ittiche locali a 2 miglia dalla costa, il mercoledì in giacca e cravatta. Parleremo di territorio, biodiversità animale e alimentare in un’ottica scientifica di sostenibilità ambientale, senza tralasciare l’aspetto ironico dei rapporti umani e sociali che rendono uniche queste esperienze”. Ateneapoli gli ha chiesto qualche anticipazione. “La nostra – dice – sarà una riflessione, spero ironica e leggera, sulle difficoltà che caratterizzano la vita di un ricercatore. Vorrei dire giovane, ma considerando che ho già i miei 37 anni e che mi sono laureato nel 2015 con il prof. Zicarelli non so fino a che punto possa abusare di tale lusinghiera espressione”. Si parlerà di impegno, di capacità di gestire l’ansia di una vita senza la certezza del posto fisso, ma anche di passione e di divertimento nelle giornate lavorative. E poi anche di soldi. “Oggi – racconta D’Anza – guadagno circa 2000 euro al mese netti, vivo in una casa a Napoli, in zona Colli Aminei, dove ne pago 600 in affitto e, se si può dire, ho una mia stabilità economica o almeno mi avvio a raggiungerla, pur considerando che il mio contratto scadrà nel 2026. Tra il 2018 e il 2023, dopo il Dottorato, un Master e la Specializzazione, ho vissuto di borse di ricerca: 1000, 1100, 1200 euro al mese. Non mi lamentavo, però, perché facevo quel che amavo ed amo tuttora e perché provengo da una famiglia che mi ha educato a farmi bastare quello che ho. Papà medico, mamma dipendente comunale, sono cresciuto a Sala Consilina ed ho vissuto a Napoli da studente fuorisede”. D’Anza racconterà anche che la sua attività lo ha portato ad occuparsi di animali molto diversi. “Il mio campo di ricerca è la genetica – spiega – che prevede tra l’altro il sequenziamento del DNA. Lavoriamo con i volatili, con capre, pecore, bufali ed abbiamo avuto a che fare anche con pitoni e cammelli. Il gruppo è costituito, oltre che da me, da due professori ordinari, da un associato e due dottorande”. Proverà anche a dare qualche suggerimento a chi, proprio come lui dieci anni fa, immagina dopo la laurea di dedicarsi all’attività di ricerca: “Bisogna mettere in preventivo di avere momenti bui e con buchi anche a livello economico. Si dice che se vuoi fare ricerca devi essere ricco di famiglia oppure tenace e spartano, oltre che appassionato e capace”. Aggiunge: “Il sogno va sempre coltivato e rispettato, ma, se ci sono restringimenti o iniziano a venire meno le opportunità, si deve tenere un occhio aperto anche verso possibilità diverse. Essenziale, inoltre, è la propensione a spostarsi. Magari in un posto diverso da quello dove la ricerca e il progetto che conduci possono trovare migliori opportunità di finanziamento e maggiori riconoscimenti. Bisogna avere la capacità di cogliere al volo le occasioni e le opportunità ovunque si manifestino”.
Fabrizio Geremicca
Scarica gratis il nuovo numero di Ateneapoli
Ateneapoli – n. 3 – 2025 – Pagina 18