La questione dello Stretto in un Laboratorio interattivo. Cina e Taiwan, così vicine, così lontane

“L’obiettivo è affrontare la questione dal punto di vista storico, osservando dinamiche politiche e geopolitiche ed evidenziandone complessità, sfumature e ambiguità senza fornire narrazioni preconfezionate, politicizzate o propagandistiche”. Con questa intenzione è nata l’idea di “Cina e Taiwan, così vicine, così lontane. Spazi, tempi e attori nella questione dello Stretto”, laboratorio organizzato dai ricercatori Flora Sapio e Federico Brusadelli – da anni si occupano della Questione Taiwanese – rivolto agli studenti delle Triennali di Scienze Politiche, Lingue e Culture orientali e africane, Lingue e culture comparate.
Brusadelli, che nel programma del suo insegnamento Global History of East Asia tratta la storia dell’isola dal 1600 a oggi, aggiunge: “riteniamo che in un Ateneo come il nostro l’approfondimento di una questione del genere sia assolutamente fondamentale, perché intricata e di attualità. È un campo minato, ma avremo tempo di analizzare tanti aspetti della vicenda durante i sei incontri (di due ore ciascuno, ndr). Gli studenti, che stanno mostrando un interesse crescente, usciranno consapevoli della complessità della posta in gioco”.
Infatti il laboratorio, come si legge nelle note della scheda di presentazione, ha per obiettivo “una lettura della Questione dello Stretto che trascende i paradigmi eurocentrici e stato-centrici che talvolta sono ancora impiegati nello studio delle realtà dell’Asia Orientale”.
Detto altrimenti: bando a superficialità e disinformazione, la questione verrà affrontata da un punto di vista oggettivo. Concetto ribadito anche da Sapio, che si occupa di Storia e Istituzioni della Cina contemporanea: “di Taiwan si parla quasi esclusivamente in relazione alla contrapposizione che esiste con la Repubblica Popolare Cinese. Ed è un dibattito molto poco informato, in alcuni casi anche molto superficiale. Per questo daremo agli studenti conoscenze e strumenti solidi per farsi un giudizio autonomo su entrambi gli attori (Cina e Taiwan, ndr) prendendo in esame le rispettive ottiche. Bisogna andare oltre la discussione convenzionale alla quale sono esposti gli studenti quando leggono i giornali o quando cercano informazioni su internet”.
Il perché da diversi anni la questione taiwanese sia al centro del dibattito internazionale, lo spiega per sommi capi Brusadelli: “La sua rilevanza è innanzitutto geopolitica, in quanto si trova ad essere una sorta di frontiera in questa presunta guerra fredda che secondo alcuni esperti si starebbe delineando tra Repubblica Popolare Cinese e Stati Uniti. Non solo: all’indomani dell’invasione russa in Ucraina, in molti hanno iniziato a porsi una serie di interrogativi su una possibile invasione dell’isola da parte della Cina – in realtà quest’ultima e la Russia hanno agende completamente diverse. Di sicuro più Pechino cresce come potenza globale, più quello che la riguarda assume un peso maggiore; a questo si aggiunge il fatto che la riunificazione di Taiwan è ancora parte del programma del Partito comunista cinese.
Sul fronte dell’isola, invece, dall’inizio della democratizzazione di fine anni ’80 e fino ai giorni nostri, la società è cambiata a grande velocità e si è differenziata dal dirimpettaio per pratiche politiche, sociali, per valori. Oggi i giovani taiwanesi, così come l’attuale partito al potere, hanno un fortissimo senso di identità – fenomeno difficile da rintracciare invece tra il 1950 e il 1970”. Riassumendo, il dilemma riguarda “la sovranità di Taiwan”. Quanto all’articolazione delle attività del laboratorio, ciascun incontro sarà dedicato alla discussione dei vari temi in programma. Ma il vero tratto distintivo consisterà nel coinvolgimento attivo di studentesse e studenti.
In diversi modi. Dovranno prendere posizione durante le discussioni, leggere il materiale fornito dai docenti e redigere, alla fine, una tesina individuale tra le tre e le cinque cartelle. Brusadelli precisa che “questo lavoro scritto potrebbe essere anche una sorta di recensione accademica di un testo relativo alla questione taiwanese”. Si lavorerà mappe alla mano: “quando ci occuperemo della crisi dello Stretto degli anni ’50 proveremo a fare delle simulazioni strategiche degli scenari”. E occhio all’ultimo incontro, che si prospetta molto interessante: “analizzeremo le posizioni che hanno assunto gli Stati Uniti nel tempo e poi chiederemo ai partecipanti di creare dei gruppi, a ciascuno dei quali affideremo il compito di studiare la posizione di un singolo Presidente e analizzarne i discorsi, i video (qualora dovessero esserci), e poi presentare a tutti quanto fatto”.
Claudio Tranchino
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Ateneapoli – n.16 – 2024 – Pagina 34

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