Decenni a sentire parlare di bonifiche e presunte svolte. Nel mezzo sequestri, ricorsi in tribunale, inchieste della magistratura, commissari, società fallite e centinaia di milioni di euro pubblici finiti pure loro sotto colmate invisibili. La verità è che per la stragrande maggioranza dei cittadini napoletani l’espressione ‘riqualificazione dell’area Bagnoli ex Italsider’ ha perso ogni consistenza. A dominare il dibattito è il politichese che fa venire l’orticaria; e il destino dell’uomo comune che prova ad orientarsi nella palude di fatti e burocrazia in cui ristagna la vicenda è già scritto. Si impantana dopo poche bracciate. Eppure il territorio è ancora vivo, animato da un attivismo di pratiche collettive sconosciuto a tanti.
Ci crede fortemente il prof. Fabio Amato, convinto che si possa ripartire da lì per fare ordine e recuperare uno sguardo critico e informato sulle trasformazioni in atto. Lui che, da dieci anni ormai, a conclusione del suo corso in Geografia urbana, conduce i propri studenti in quelle periferie disagiate che certe narrazioni d’accatto vorrebbero marchiare come ghetti e basta. Nel tempo li ha portati prima a Scampia, poi a Ponticelli; quest’anno invece è toccato proprio a Bagnoli. “Per me – ha detto ad Ateneapoli – quello che conta veramente è che gli studenti, al di là dell’esame, maturino uno sguardo diverso, che diventino cittadini consapevoli. Tornando a casa, devono riuscire a pensare a come agire per cambiare i luoghi del loro vissuto. Non è vero che non si può incidere”.
Assieme al giornalista di Napolimonitor e Internazionale Riccardo Rosa, già dottorando a L’Orientale, “ho fatto questa scommessa, organizzando un’escursione nel quartiere il 10 gennaio per far capire ai ragazzi la rilevanza storica di Bagnoli nel processo di industrializzazione della città e soprattutto che, nonostante sembri sospesa nel nulla e in attesa di una trasformazione, nel quartiere in realtà ci sono attivismi, dinamiche di recupero dei minori a rischio. Penso per esempio allo spazio Medusa, dove abbiamo concluso la giornata: è la dimostrazione che il quartiere si sta trasformando, è vivo”. Ampio spazio dedicato anche al confronto con alcuni esperti, che “hanno raccontato l’evoluzione tanto dell’ex Italsider che del territorio in generale, tutto per richiamare ciò che ci siamo detti, gli studenti ed io, in aula: capire cos’è la pianificazione, come cambia una città”.
E a proposito del vero target dell’escursione, gli studenti, Amato li definisce “curiosi, dinamici, spesso pronti a replicare le esperienze collaborando con le associazioni sui territori”. Tra questi rientra per spirito Francesco Nunziante, 26 anni, iscritto a Lingue e Comunicazione in Area euromediterranea e uno dei circa 20 partecipanti alla giornata bagnolese. “Tutta la periferia ovest di Napoli – dice – è una zona interessantissima per un geografo urbano: è al centro del dibattito politico da 40 anni, rimpallata da destra e sinistra e ciononostante ferma al palo. La giornata è iniziata al Belvedere del Parco Virgiliano, dove abbiamo conosciuto figure importanti della storia del quartiere. Ne fa parte per esempio Paolo Nicchia, ex dirigente del PCI, che ci ha raccontato la storia del polo siderurgico dal principio alla fine, comprese le lotte operaie e studentesche del tempo”.
Si sono susseguiti poi altri relatori, come il già citato Riccardo Rosa che ha portato il gruppo di studenti in giro nel quartiere. Di sicuro, l’esperienza è piaciuta. “Quando l’università riesce ad uscire dalle proprie mura è sempre qualcosa di positivo – conclude Francesco – soprattutto se questo significa toccare con mano la storia della propria città, in questo caso fatta di movimenti e lotte. Giornate del genere stimolano a comprendere meglio ciò che ci circonda e ad entrare meglio nei dibattiti. La cittadinanza è abbastanza disinteressata, ma quello sullo smantellamento dell’ex Italsider è tuttora apertissimo”.
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Ateneapoli – n. 1 – 2025 – Pagina 35