Un di po’ di ironia, tanta buona volontà e anche un po’ di preoccupazione. Gli studenti hanno buone risorse e stanno dimostrando di saperle mettere in pratica. Come stanno reagendo alla quotidianità e all’università ai tempi del Coronavirus?
Daniele Palma, secondo anno di Scienze Nautiche, scherza: “Ci stiamo adattando bene alla situazione, siamo sereni. Fortuna che l’università si è attivata in modalità on-line, almeno non abbiamo il tempo di annoiarci perché al momento non c’è molto altro da fare!”. Da bravi nativi digitali, Daniele e i suoi amici sono entrati subito in sintonia con la piattaforma che porta l’università al di là dello schermo: “Quando ci colleghiamo in videoconferenza è come se fossimo un’azienda con il professore che fa da moderatore. Il sistema ci avvisa un quarto d’ora prima che cominci la lezione, quindi, pur essendo da casa, non possiamo proprio dimenticarcene. Ovviamente, non è la stessa cosa che essere in classe perché la concentrazione è minore e le distrazioni sono maggiori”. Piccoli incidenti sono all’ordine del giorno: “Tenendo webcam e microfono spenti né il professore né i tuoi colleghi possono sentirti o vederti. Questo ti offre una piccola serie di comodità come seguire la lezione in pigiama oppure mangiare biscotti davanti allo schermo. Prima che cominci la lezione, mentre aspettiamo il professore, chiacchieriamo tra di noi, ci consigliamo anime e serie tv per tenerci impegnati durante il giorno. Poi qualcuno dimentica il microfono acceso e allora sentiamo il ragazzo che litiga con il corriere perché è arrivato al momento sbagliato o la ragazza che litiga con la mamma perché sta entrando in camera. Tutto questo mentre il professore sta spiegando”. Forse una cosa positiva c’è: “Possiamo riguardare le lezioni, abbiamo del materiale extra e non possiamo distrarci. Sicuramente la prossima sessione d’esami andrà alla grande perché non abbiamo proprio scuse adesso. Poi sicuramente qualcosa si perde. Non tutti i professori sanno usare alla perfezione il computer. Magari, se fanno lezione da casa, non riescono a sopperire alla mancanza della lavagna e, non sapendo usare applicativi più complessi, sono costretti a disegnare una nave a penna su un foglio. Con qualche attività, poi, abbiamo dei problemi, come il laboratorio di carteggio che prevede l’uso di carte molto grandi. Al computer il professore non potrà mai farti individuare un piccolo punto sulla carta”. Purtroppo non ci si può reinventare completamente, come testimonia Matteo Caiazzo, ultimo anno in Sicurezza dei Dati e dell’Informazione, rappresentante degli studenti, che racconta la sua giornata prima e dopo: “Io vengo da un paese, per andare all’università litigavo con i mezzi. Nell’ultimo periodo, essendo stato sotto esame, studiavo molto, ma poi mi sfogavo frequentando gli amici oppure uscendo la sera a prendere un caffè. Adesso cerco di portare fuori il cane quanto più spesso possibile”. Quando la situazione nel nostro Paese si è fatta più restrittiva, Matteo era appena tornato dalla Polonia: “Ero lì per un Erasmus. Sono rientrato perché avevo terminato il mio periodo di studio all’estero, ma sinceramente sarei rincasato lo stesso per le notizie che mi arrivavano dall’Italia. In Polonia il clima era molto più tranquillo, però alcuni amici sardi adesso sono rimasti bloccati lì”. A Matteo mancano due esami per conseguire la laurea: “Avrei dovuto cominciare il tirocinio, probabilmente presso la STMicroelectronics di Arzano, ma per il momento, purtroppo, temo di dover aspettare”. Anche Tonia Savois, terzo anno di Management delle imprese turistiche, sta cercando di ricostruire la normalità: “All’inizio avevo un po’ sottovalutato la situazione. Ero attenta alle notizie che arrivavano dai media e dai giornali e seguivo le regole che ci venivano comunicate, ma non pensavo si potesse generare un così grande panico. Praticamente non si parla d’altro ora”. Tuttavia, l’importante è guardare sempre il bicchiere mezzo pieno: “Noi siamo studenti e le nostre giornate erano occupate principalmente dallo studio. Gestire l’università da casa ti dà la possibilità di usufruire di una serie di comfort. Forse la distanza ci crea un po’ di problemi come, ad esempio, interrompere per porre una domanda. Non saprei spiegarlo, è diverso che farlo a lezione, ma dopo un po’ entri nell’ottica della cosa”. Gli amici, colleghi o meno, restano comunque una risorsa: “La comunicazione è fondamentale e noi non abbiamo mai perso il contatto. Abbiamo i nostri gruppi whatsapp che usiamo, magari, anche mentre siamo connessi a seguire le lezioni. Ma in generale si parla, si parla tanto. Ci confrontiamo, ci ascoltiamo e ci sfoghiamo”. Manuel Melandri, laureando Magistrale in Ingegneria Gestionale, è rappresentante nel Consiglio d’Amministrazione e si fa portavoce di qualche timore dei suoi colleghi: “C’è chi, come me, deve sostenere l’ultimo esame prima della laurea. Nel mio caso si tratta di Gestione dell’innovazione e dei progetti, che fortunatamente è orale, per potermi laureare ad aprile. Chi è nella mia situazione, comunque, può stare tranquillo perché ci è stato detto che potremo sostenere tranquillamente gli esami on-line. Non avendolo ancora fatto non riesco proprio ad immaginarmi come sarà”. Ma, ai suoi colleghi, prova comunque a dare qualche dritta: “Essere un po’ in ansia è normale, succede sempre quando fai una cosa per la prima volta. Ma è tutta una questione di organizzazione. Io continuo a studiare normalmente anche se ho dovuto cambiare un po’ l’impostazione perché in aula studio mi concentravo di più. L’università per noi è un luogo fondamentale, noi rappresentanti la chiamiamo casa nostra e ci auguriamo di poter ritornare presto alla normalità”. Andrea Murli, terzo anno di Scienze Nautiche e Aeronautiche, è un amante dello sport, in particolare del nuoto e della sala pesi: “Fortuna che a casa ho il terrazzo con un po’ di attrezzi che posso utilizzare lo stesso. Poi c’è la lettura, ci sono i videogiochi, ci intratteniamo come possiamo”. Il 13 marzo è riuscito a sostenere Cartografia numerica e GIS: “Ero l’unico, ma c’erano collegati anche altri studenti che volevano assistere all’esame. Ero un po’ preoccupato perché ho sempre pensato che la riuscita di un esame dipendesse da varie cose tra cui anche lo sguardo, la posizione che assumi durante l’interrogazione. Cose che on-line non puoi controllare. Invece è stato come sostenere un normale esame orale e sono soddisfatto del mio 26”. Al momento conta di laurearsi ad aprile: “Non ha senso fare le corse e, comunque, sono già a buon punto”. “Tutti in pigiama”, scherza Giuseppe Franco, terzo anno di Economia Aziendale, membro del Senato Accademico. Sembra essere un po’ arrabbiato: “Che vita può esserci adesso? Non hai la possibilità di uscire di casa, non puoi fare quasi più nulla. Possiamo chiamarla vita questa? I rapporti sono praticamente interrotti, non possiamo più allenarci neanche all’aperto. Non c’è più vita sociale”. Il suo sfogo prosegue: “Siamo abituati a vederci, a stare insieme e farlo attraverso lo schermo di un computer fa male. Adesso, si cerca di traslare la propria quotidianità sui social, ma non sempre è possibile”.
Daniele Palma, secondo anno di Scienze Nautiche, scherza: “Ci stiamo adattando bene alla situazione, siamo sereni. Fortuna che l’università si è attivata in modalità on-line, almeno non abbiamo il tempo di annoiarci perché al momento non c’è molto altro da fare!”. Da bravi nativi digitali, Daniele e i suoi amici sono entrati subito in sintonia con la piattaforma che porta l’università al di là dello schermo: “Quando ci colleghiamo in videoconferenza è come se fossimo un’azienda con il professore che fa da moderatore. Il sistema ci avvisa un quarto d’ora prima che cominci la lezione, quindi, pur essendo da casa, non possiamo proprio dimenticarcene. Ovviamente, non è la stessa cosa che essere in classe perché la concentrazione è minore e le distrazioni sono maggiori”. Piccoli incidenti sono all’ordine del giorno: “Tenendo webcam e microfono spenti né il professore né i tuoi colleghi possono sentirti o vederti. Questo ti offre una piccola serie di comodità come seguire la lezione in pigiama oppure mangiare biscotti davanti allo schermo. Prima che cominci la lezione, mentre aspettiamo il professore, chiacchieriamo tra di noi, ci consigliamo anime e serie tv per tenerci impegnati durante il giorno. Poi qualcuno dimentica il microfono acceso e allora sentiamo il ragazzo che litiga con il corriere perché è arrivato al momento sbagliato o la ragazza che litiga con la mamma perché sta entrando in camera. Tutto questo mentre il professore sta spiegando”. Forse una cosa positiva c’è: “Possiamo riguardare le lezioni, abbiamo del materiale extra e non possiamo distrarci. Sicuramente la prossima sessione d’esami andrà alla grande perché non abbiamo proprio scuse adesso. Poi sicuramente qualcosa si perde. Non tutti i professori sanno usare alla perfezione il computer. Magari, se fanno lezione da casa, non riescono a sopperire alla mancanza della lavagna e, non sapendo usare applicativi più complessi, sono costretti a disegnare una nave a penna su un foglio. Con qualche attività, poi, abbiamo dei problemi, come il laboratorio di carteggio che prevede l’uso di carte molto grandi. Al computer il professore non potrà mai farti individuare un piccolo punto sulla carta”. Purtroppo non ci si può reinventare completamente, come testimonia Matteo Caiazzo, ultimo anno in Sicurezza dei Dati e dell’Informazione, rappresentante degli studenti, che racconta la sua giornata prima e dopo: “Io vengo da un paese, per andare all’università litigavo con i mezzi. Nell’ultimo periodo, essendo stato sotto esame, studiavo molto, ma poi mi sfogavo frequentando gli amici oppure uscendo la sera a prendere un caffè. Adesso cerco di portare fuori il cane quanto più spesso possibile”. Quando la situazione nel nostro Paese si è fatta più restrittiva, Matteo era appena tornato dalla Polonia: “Ero lì per un Erasmus. Sono rientrato perché avevo terminato il mio periodo di studio all’estero, ma sinceramente sarei rincasato lo stesso per le notizie che mi arrivavano dall’Italia. In Polonia il clima era molto più tranquillo, però alcuni amici sardi adesso sono rimasti bloccati lì”. A Matteo mancano due esami per conseguire la laurea: “Avrei dovuto cominciare il tirocinio, probabilmente presso la STMicroelectronics di Arzano, ma per il momento, purtroppo, temo di dover aspettare”. Anche Tonia Savois, terzo anno di Management delle imprese turistiche, sta cercando di ricostruire la normalità: “All’inizio avevo un po’ sottovalutato la situazione. Ero attenta alle notizie che arrivavano dai media e dai giornali e seguivo le regole che ci venivano comunicate, ma non pensavo si potesse generare un così grande panico. Praticamente non si parla d’altro ora”. Tuttavia, l’importante è guardare sempre il bicchiere mezzo pieno: “Noi siamo studenti e le nostre giornate erano occupate principalmente dallo studio. Gestire l’università da casa ti dà la possibilità di usufruire di una serie di comfort. Forse la distanza ci crea un po’ di problemi come, ad esempio, interrompere per porre una domanda. Non saprei spiegarlo, è diverso che farlo a lezione, ma dopo un po’ entri nell’ottica della cosa”. Gli amici, colleghi o meno, restano comunque una risorsa: “La comunicazione è fondamentale e noi non abbiamo mai perso il contatto. Abbiamo i nostri gruppi whatsapp che usiamo, magari, anche mentre siamo connessi a seguire le lezioni. Ma in generale si parla, si parla tanto. Ci confrontiamo, ci ascoltiamo e ci sfoghiamo”. Manuel Melandri, laureando Magistrale in Ingegneria Gestionale, è rappresentante nel Consiglio d’Amministrazione e si fa portavoce di qualche timore dei suoi colleghi: “C’è chi, come me, deve sostenere l’ultimo esame prima della laurea. Nel mio caso si tratta di Gestione dell’innovazione e dei progetti, che fortunatamente è orale, per potermi laureare ad aprile. Chi è nella mia situazione, comunque, può stare tranquillo perché ci è stato detto che potremo sostenere tranquillamente gli esami on-line. Non avendolo ancora fatto non riesco proprio ad immaginarmi come sarà”. Ma, ai suoi colleghi, prova comunque a dare qualche dritta: “Essere un po’ in ansia è normale, succede sempre quando fai una cosa per la prima volta. Ma è tutta una questione di organizzazione. Io continuo a studiare normalmente anche se ho dovuto cambiare un po’ l’impostazione perché in aula studio mi concentravo di più. L’università per noi è un luogo fondamentale, noi rappresentanti la chiamiamo casa nostra e ci auguriamo di poter ritornare presto alla normalità”. Andrea Murli, terzo anno di Scienze Nautiche e Aeronautiche, è un amante dello sport, in particolare del nuoto e della sala pesi: “Fortuna che a casa ho il terrazzo con un po’ di attrezzi che posso utilizzare lo stesso. Poi c’è la lettura, ci sono i videogiochi, ci intratteniamo come possiamo”. Il 13 marzo è riuscito a sostenere Cartografia numerica e GIS: “Ero l’unico, ma c’erano collegati anche altri studenti che volevano assistere all’esame. Ero un po’ preoccupato perché ho sempre pensato che la riuscita di un esame dipendesse da varie cose tra cui anche lo sguardo, la posizione che assumi durante l’interrogazione. Cose che on-line non puoi controllare. Invece è stato come sostenere un normale esame orale e sono soddisfatto del mio 26”. Al momento conta di laurearsi ad aprile: “Non ha senso fare le corse e, comunque, sono già a buon punto”. “Tutti in pigiama”, scherza Giuseppe Franco, terzo anno di Economia Aziendale, membro del Senato Accademico. Sembra essere un po’ arrabbiato: “Che vita può esserci adesso? Non hai la possibilità di uscire di casa, non puoi fare quasi più nulla. Possiamo chiamarla vita questa? I rapporti sono praticamente interrotti, non possiamo più allenarci neanche all’aperto. Non c’è più vita sociale”. Il suo sfogo prosegue: “Siamo abituati a vederci, a stare insieme e farlo attraverso lo schermo di un computer fa male. Adesso, si cerca di traslare la propria quotidianità sui social, ma non sempre è possibile”.
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