Ungherese, proveniente da una famiglia di aristocratici spodestata dallo stalinismo, ex matematico, ex calciatore, autore di opere tradotte in venti lingue. Questo è Péter Esterházy, il vincitore della terza edizione del Premio letterario internazionale “Pablo Neruda”. Autore di “Harmonia Caelestis” e della sua revisione (“L’edizione corretta di Harmonia Caelestis”) è nella città partenopea per la seconda volta in pochi mesi (a settembre è stato finalista del Premio Napoli).
Il Premio Pablo Neruda, ideato e voluto a Napoli per il forte legame esistito a suo tempo tra il poeta e la città, è un’iniziativa organizzata da L’Orientale in collaborazione con l’Assessorato all’Università della Regione e con l’Ambasciata del Cile in Italia. Il 6 dicembre scorso, presso il Rettorato dell’ Ateneo a Palazzo Du Mesnil, si è svolta una sobria cerimonia di premiazione. Presenti, oltre ad un’attenta platea costituita da docenti e qualche studente (oltre naturalmente al premiato), il Rettore Pasquale Ciriello, l’Assessore Teresa Armato, l’Ambasciatore del Cile in Italia Gabriel Valdes Subercaseaux, il Direttore dell’Accademia Ungheria a Roma L. Csorba, il prof. Andrea Amatucci, console d’Ungheria a Napoli, il prof. Amedeo Di Francesco, titolare della cattedra di Lingua e Letteratura ungherese a L’Orientale, ed il prof. Giovan Battista De Cesare, per l’occasione, presidente della Giuria. Il Rettore Ciriello ha definito Esterhàzy “una delle voci più nobili della letteratura europea” ed aggiunto: “per pochi scrittori l’appartenenza alla nazione è un fatto costitutivo; al contrario, Esterházy, con il suo atteggiamento aperto e dissacratorio, è un gran rappresentante della sua terra. Alla luce di documenti d’archivio, riesce a fare i conti con il recente passato dell’ Ungheria, frugando nelle radici di un’identità comunitaria”. Il Premio cade quest’anno proprio nel cinquantesimo anniversario della rivoluzione ungherese e, come ha sottolineato l’assessore Armato, “vuole premiare il grande impegno civile di questo scrittore oltre alle sue capacità artistiche”. “E’ per me una grande gioia – ha ribadito – premiare uno stile originale e spiccate capacità di lettura e interpretazione della storia dell’Ungheria, una nazione che vive un momento di passaggio tra passato, presente e futuro. Le opere di Esterházy rappresentano omaggi alla storia civile e politica della sua terra natale”. E’ la volta dell’ambasciatore del Cile in Italia: “questo Premio è un incentivo perché anche in futuro si sostenga l’attività letteraria, ed è un onore, per me, consegnarlo ad un autore che ha ricevuto riconoscimenti in ambito internazionale”. Il Direttore dell’Accademia d’Ungheria di Roma: “il popolo ungherese è fiero delle sue origini angioine. L’orgoglio e l’amore per la città partenopea fanno in modo che gli ungheresi non siano semplici turisti… Nell’ambito di questo Ateneo, la cattedra del prof. Amedeo Di Francesco è un laboratorio dove i ragazzi imparano ad amare l’Ungheria: la lingua, la società, i costumi”. E’ appunto il prof. Di Francesco a leggere alcuni passi delle opere di Esterházy dando l’opportunità al pubblico presente in aula di conoscerlo. “Tutti sappiamo che Pèter Esterházy è nato nel 1950, per me però è nato nel 1989 e cioè quando ho avuto l’opportunità di conoscerlo in un convegno a Toronto dove si discuteva dell’emigrazione ungherese, concetto tutt’ora valido nelle zone in cui gli ungheresi sono in minoranza. Da ex giocatore di calcio, Esterházy paragona l’Europa centro-orientale ad un campo di calcio in cui ogni zolla è al suo posto, durante una partita infinita dove il vero protagonista è la storia”.
E’ il momento della premiazione: il prof. De Cesare enuncia la motivazione e si attende il discorso del premiato. “Dirò una cosa davvero originale in queste occasioni – esordisce Esterházy – e cioè che sono molto felice di essere qui e di ricevere questo premio”, e conclude lasciando tutti a bocca aperta: “non voglio rovinare questo momento fiabesco parlando molto, ringrazio tutti”.
Maddalena Esposito
Il Premio Pablo Neruda, ideato e voluto a Napoli per il forte legame esistito a suo tempo tra il poeta e la città, è un’iniziativa organizzata da L’Orientale in collaborazione con l’Assessorato all’Università della Regione e con l’Ambasciata del Cile in Italia. Il 6 dicembre scorso, presso il Rettorato dell’ Ateneo a Palazzo Du Mesnil, si è svolta una sobria cerimonia di premiazione. Presenti, oltre ad un’attenta platea costituita da docenti e qualche studente (oltre naturalmente al premiato), il Rettore Pasquale Ciriello, l’Assessore Teresa Armato, l’Ambasciatore del Cile in Italia Gabriel Valdes Subercaseaux, il Direttore dell’Accademia Ungheria a Roma L. Csorba, il prof. Andrea Amatucci, console d’Ungheria a Napoli, il prof. Amedeo Di Francesco, titolare della cattedra di Lingua e Letteratura ungherese a L’Orientale, ed il prof. Giovan Battista De Cesare, per l’occasione, presidente della Giuria. Il Rettore Ciriello ha definito Esterhàzy “una delle voci più nobili della letteratura europea” ed aggiunto: “per pochi scrittori l’appartenenza alla nazione è un fatto costitutivo; al contrario, Esterházy, con il suo atteggiamento aperto e dissacratorio, è un gran rappresentante della sua terra. Alla luce di documenti d’archivio, riesce a fare i conti con il recente passato dell’ Ungheria, frugando nelle radici di un’identità comunitaria”. Il Premio cade quest’anno proprio nel cinquantesimo anniversario della rivoluzione ungherese e, come ha sottolineato l’assessore Armato, “vuole premiare il grande impegno civile di questo scrittore oltre alle sue capacità artistiche”. “E’ per me una grande gioia – ha ribadito – premiare uno stile originale e spiccate capacità di lettura e interpretazione della storia dell’Ungheria, una nazione che vive un momento di passaggio tra passato, presente e futuro. Le opere di Esterházy rappresentano omaggi alla storia civile e politica della sua terra natale”. E’ la volta dell’ambasciatore del Cile in Italia: “questo Premio è un incentivo perché anche in futuro si sostenga l’attività letteraria, ed è un onore, per me, consegnarlo ad un autore che ha ricevuto riconoscimenti in ambito internazionale”. Il Direttore dell’Accademia d’Ungheria di Roma: “il popolo ungherese è fiero delle sue origini angioine. L’orgoglio e l’amore per la città partenopea fanno in modo che gli ungheresi non siano semplici turisti… Nell’ambito di questo Ateneo, la cattedra del prof. Amedeo Di Francesco è un laboratorio dove i ragazzi imparano ad amare l’Ungheria: la lingua, la società, i costumi”. E’ appunto il prof. Di Francesco a leggere alcuni passi delle opere di Esterházy dando l’opportunità al pubblico presente in aula di conoscerlo. “Tutti sappiamo che Pèter Esterházy è nato nel 1950, per me però è nato nel 1989 e cioè quando ho avuto l’opportunità di conoscerlo in un convegno a Toronto dove si discuteva dell’emigrazione ungherese, concetto tutt’ora valido nelle zone in cui gli ungheresi sono in minoranza. Da ex giocatore di calcio, Esterházy paragona l’Europa centro-orientale ad un campo di calcio in cui ogni zolla è al suo posto, durante una partita infinita dove il vero protagonista è la storia”.
E’ il momento della premiazione: il prof. De Cesare enuncia la motivazione e si attende il discorso del premiato. “Dirò una cosa davvero originale in queste occasioni – esordisce Esterházy – e cioè che sono molto felice di essere qui e di ricevere questo premio”, e conclude lasciando tutti a bocca aperta: “non voglio rovinare questo momento fiabesco parlando molto, ringrazio tutti”.
Maddalena Esposito