“Si elegge un Preside al servizio di tutti”

“Si elegge solo un Preside al servizio di tutti. Non si sale al ‘potere’, si va solo a lavorare un po’ di più per onorare la fiducia dei colleghi e degli studenti”, afferma il prof. Eugenio Mazzarella, candidato, come il prof. Arturo De Vivo -(“un collega validissimo” affema)-, alla massima carica della Facoltà di Lettere e Filosofia. 
Laureatosi a Napoli nel 1974 con i professori Masullo e Piovani, dopo un breve periodo come borsista prima in Germania e poi a Salerno, il prof. Mazzarella comincia la  carriera come professore incaricato di Estetica nel 1977 a L’Aquila, per poi passare l’anno successivo ad insegnare filosofia teoretica a Catania, dall’80 come associato. Questo per una decina d’anni. Dopo una sosta a Napoli come titolare di Filosofia della storia, un triennio a Salerno come ordinario di Storia della filosofia, per tornare in Facoltà sulla cattedra di Filosofia teoretica nel 1993. Aggiunge: “devo dire che ho anche sempre coltivato, fin dagli anni Settanta, una presenza nel dibattito pubblico e culturale della città, come editorialista e collaboratore dei suoi maggiori quotidiani, il che mi ha consentito di non perdere il legame con la città anche negli anni in cui ho insegnato fuori”.
Professore, qual è il contributo che potrà dare alla Facoltà nel caso di una sua elezione? 
“Credo che la mia formazione filosofica esercitatasi su più discipline mi abbia consentito alcune esperienze accademiche significative, ed una certa apertura di orizzonti sia sul piano culturale che organizzativo. Nell’ateneo friedericiano mi sono impegnato nella costituzione del Centro interuniversitario di ricerca bioetica, in vari consorzi di ricerca dell’ateneo, e di promozione delle sue attività. Di Fridericiana sono oggi il Presidente e siedo nel Consiglio di Amministrazione di ARPA, così come in quello dell’Istituto italiano di Scienze umane. Ho coordinato presso la mia Facoltà un’importante sperimentazione didattica, quella di Campus One, da cui è gemmato un’analoga iniziativa ripresa dalla Regione in cui saranno coinvolti due nostri corsi di laurea nell’ambito dei beni culturali, settore in cui ho potuto dare un contributo di idee, perché poi il grosso l’hanno fatto i tanti colleghi che vi si sono impegnati, nella costituzione di un corso di laurea nel quadro dei programmi di internazionalizzazione; rapporti internazionali di cui per diversi anni mi sono interessato in Facoltà. Ho diretto programmi di ricerca nazionali e regionali. Ecco penso di recare con me un bagaglio di esperienze plurime, che potrebbe essere utile in un momento di profonda trasformazione della Facoltà e dell’Università, ed anche una sensibilità alla necessità della proiezione culturale della Facoltà sullo scenario cittadino”.
Quali sono i problemi che, attualmente, vive la Facoltà di Lettere? 
“Ci sono forti problemi logistici, che dovrebbero trovare una soluzione adeguata al peso della Facoltà, che in questi anni ha anche accresciuto la sua capacità di attrazione presso gli studenti; segno di una capacità competitiva come luogo di formazione – quella di ricerca è fuori discussione – che meriterebbe un adeguato riconoscimento. Nella prospettiva di medio periodo la fine dei lavori in corso in facoltà, l’acquisizione di spazi all’ex Ospedale militare, su cui si è già espresso con sensibilità il rettore Trombetti, il trasferimento della Biblioteca nella nuova struttura di Piazza Bellini aiuteranno a risolvere una parte dei problemi. Ci sono poi problemi non meno pressanti di riorganizzazione didattica, legata al sistema dei crediti, molto giustamente sentiti dagli studenti, di cui la Facoltà sono certo, chiunque sia il Preside, saprà farsi carico appena il quadro normativo, un vero e talora disperante cantiere aperto, sarà più chiaro”.
Un equilibrio
funzionale tra anime tradizionali e nuovi
corsi di laurea
Che modello di Facoltà ipotizza per i prossimi anni? 
“Il modello di facoltà che ipotizzo è una facoltà che sappia trovare un equilibrio funzionale e identitario tra le sue anime tradizionali, legate ai corsi di laurea di più antica data, e i nuovi compiti formativi che l’attivazione di molti corsi di laurea nuovi, e per altro molto gettonati dagli studenti, richiedono. La Facoltà di Lettere solo per un quindici/venti per cento dei suoi immatricolati può proporre uno sbocco classico nell’insegnamento, e in misura molto ridotta nel mondo della ricerca. Ha il dovere di offrire una formazione adeguata a tutti i suoi immatricolati, anche quelli più prossimi ad uno sbocco professionale diverso dall’insegnamento e dalla ricerca. Lo saprà fare quanto più saprà difendere il nesso tra didattica e ricerca nell’attività dei suoi docenti, che  certo la riforma in atto tende per certi aspetti a slabbrare”.
Professore, quale sarà il futuro dell’Università? 
“Non saprei fare una previsione sicura in tal senso. Il futuro dell’università italiana è nelle mani della società italiana nel suo complesso, e nelle scelte che vorrà fare. So però quale dovrà essere l’impegno di chi nell’università lavora, almeno il mio e di tanti colleghi che questa posizione condividono: l’intransigente difesa della grande tradizione pubblica dell’università italiana, che va certamente ammodernata ma non stravolta”.
Qual è il suo giudizio sulla riforma Moratti? Mi riferisco sia al decreto che mette mano all’ordinamento didattico che a quello che rivede la carriera dei docenti e, soprattutto, dei ricercatori.  
“Il mio giudizio credo sia implicito nelle considerazioni già dette, ed ho avuto modo in diverse sedi, forum su importanti riviste nazionali, di esplicitarlo. Sul punto nevralgico dei ricercatori ritengo che il ruolo vada mantenuto anche come argine alla già forte precarietà della carriera universitaria ai suoi inizi, e che vada riconosciuta la funzione docente già ad oggi fondamentale nel funzionamento dei nostri atenei”. 
Per la carica di preside sono in competizione due nomi molto accreditati nel mondo accademico. Perché non si è convenuto su di un’unica candidatura? C’è una spaccatura in atto? 
“Non c’è nessuna spaccatura. Sono solo onorato di misurarmi con un collega validissimo – (il professor Arturo De Vivo, ndr.) – e spero che ne venga fuori un confronto utile per tutti. Qui si elegge solo un Preside al servizio di tutti. Non si sale al ‘potere’, si va solo a lavorare un po’ di più per onorare la fiducia dei colleghi e degli studenti”.
La spaventa l’idea di abbandonare i suoi studi per porsi alla guida della Facoltà? 
“Francamente spero di non abbandonare affatto gli studi, anche se non mi nascondo la difficoltà di conciliare gli impegni. Se riesco, vorrei far recuperare anche ai miei colleghi un po’ di tempo per i loro studi, con un impegno di ottimizzazione organizzativa. Oggi, il surmenage organizzativo riguarda tutti, non solo il Preside.
Con Nazzaro, 
risultati
“che vanno 
capitalizzati”
Come giudica l’operato del professor Nazzaro? Nel caso in cui venisse eletto seguirà la linea del preside uscente?
“Il professor Nazzaro ha fronteggiato gli anni forse più difficili dell’università italiana da molto tempo a questa parte, dimostrando dedizione e capacità di lavoro esemplari e raggiungendo, anche d’intesa con le istanze centrali dell’ateneo e il Polo delle Scienze umane e sociali, risultati che non vanno dispersi, ma capitalizzati e ottimizzati. Poi ovviamente ognuno di noi ha l’ambizione di dare un segno personale al proprio lavoro, e la speranza che le condizioni a contorno del suo operato gli consentano di esprimersi al meglio”.
Qual è il suo rapporto con gli studenti? 
“Ho sempre avuto un ottimo dialogo, sollecitandoli e sollecitato alla responsabilità e all’impegno. Fornire loro le condizioni migliori al loro impegno e alla loro responsabilità è un mio preciso intendimento. In  questi anni turbolenti sul piano attuativo della riforma è anche grazie alla loro collaborazione e alla loro disponibilità e intelligenza che siamo venuti a capo di aspetti non marginali dell’organizzazione didattica, come sa ogni presidente di corso di laurea. Il monitoraggio della laurea triennale, che presto sarà possibile, anche sulla scorta della sperimentazione Campus One attuata in facoltà e in ateneo, aiuterà a venire incontro, insieme con il tutorato e l’orientamento, alle loro esigenze”. 
Elviro Di Meo
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