“Un meccanismo perverso che premia la fortuna e l’intuizione”

Al test di ammissione per la Facoltà di Architettura si è classificata in posizione più che discreta – 296esima su milleduecento partecipanti alla prova, – ma rischia di rimanere fuori, nonostante siano stati ammessi candidati fino oltre quota mille. E’ un caso paradossale, ma tutt’altro che isolato, quello di Laura Barone, diciottenne studentessa napoletana. Lo racconta ad Ateneapoli la madre Roberta, una professoressa di scuola. “Il 4 settembre Laura ha partecipato al test, unico per tutta la facoltà. Come gli altri, ha indicato in ordine decrescente le cinque opzioni: Corso di Laurea in Design ed Arredamento, Architettura quinquennale, Scienze dell’Architettura, Urbanistica, Edilizia”. I posti in palio erano 248 per Architettura, altrettanti per Scienze dell’Architettura, 48 per Design, 48 per Urbanistica ed altrettanti per Edilizia. Prosegue nel resoconto la signora Roberta: “Mia figlia non ha ottenuto un risultato utile per entrare a Design, la sua prima scelta. A quel punto ci siamo chiesti cosa fare. In segreteria hanno suggerito a Laura di iniziare a seguire i corsi del primo anno di Architettura, la sua seconda opzione, perché certamente, grazie allo scorrimento di graduatoria, sarebbe entrata. Così ha fatto: per un mese si è presentata puntuale in aula, ha partecipato alle lezioni, ha fatto i disegni. Insomma, si è comportata nel migliore dei modi, come una studentessa al principio del suo percorso universitario”. A ottobre la pessima sorpresa: Laura non potrà essere ammessa neppure nel Corso di Laurea di Architettura e, a questo punto, rischia di restare fuori da ogni altro Corso di Laurea della facoltà. “Il meccanismo perverso di ridistribuzione dei posti la penalizza – sostiene la madre – In base ai risultati del test, si vanno a riempire i posti per ciascun Corso di Laurea, rispettando la prima opzione dei candidati. Ovvero: se per Design sono disponibili 48 immatricolati, sono ammessi dalla graduatoria generale i migliori 48 che hanno indicato quel Corso di Laurea come prima opzione. Lo stesso per gli altri. Fin qui, nulla da obiettare”. Il problema, racconta, è un altro: “Accade per alcuni Corsi di Laurea che restino posti vuoti. E’ il caso, per esempio, della quinquennale in Architettura. Si procede dunque allo scorrimento di graduatoria, ma considerando sempre l’ordine delle opzioni espresse. Con questo sistema ad Architettura entra chi aveva indicato quel Corso di Laurea come prima opzione e non mia figlia, che lo aveva messo come seconda, sebbene in graduatoria lei si trovi collocata magari anche trecento posti più sopra. Idem per Scienze dell’Architettura”. Riferisce ancora la signora Barone: “In segreteria, a questo punto, ci hanno consigliato di immatricolare Laura ad Ingegneria e di farle sostenere gli esami in comune, per chiedere poi il prossimo anno il passaggio ad Architettura. Mi pare alquanto macchinoso. Un’altra opzione sarebbe stata di indirizzarci verso una qualche Università privata, ma non so se il titolo che rilasciano abbia valore e sia riconosciuto, per esempio, se Laura deciderà poi di proseguire dopo la triennale con il biennio di specializzazione. Lei è confusa, io pure. Confusi ed amareggiati. Quel che brucia è soprattutto la consapevolezza di essere vittime di un meccanismo che premia la fortuna o l’intuizione di chi ha imbroccato la giusta serie di opzioni e perciò è stato privilegiato nello scorrimento di graduatoria rispetto a chi, non avendo avuto la stessa fortuna, resta fuori. Escluso, appunto, nonostante al test, identico per tutti i candidati ad immatricolarsi, abbia ottenuto un risultato di gran lunga migliore di molti che sono stati ammessi”. Aggiunge: “Abbiamo contattato anche il Preside della Facoltà, il prof. Benedetto Gravagnuolo. Gli ho spiegato il caso, tra l’altro non è l’unico, perché decine di persone sono nell’identica condizione di Laura. Il docente ha risposto che non è un criterio scelto da lui, ma adottato in base ad una delibera di facoltà. Non discuto, ma una delibera di Consiglio di Facoltà può ben essere modificata, se alla prova dei fatti si dimostra inadeguata a garantire quel che il test dovrebbe invece assicurare, ovvero che entrino effettivamente i migliori e i più preparati”.        
Fabrizio Geremicca
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