A Giurisprudenza si vota il 7 luglio per il preside

Il 7 luglio la Facoltà di Giurisprudenza sarà chiamata ad eleggere il nuovo preside. Il decano, prof. Paolo Tesauro, lo ha comunicato durante l’ultima settimana di maggio al corpo elettorale: 99 professori ordinari ed associati, 33 ricercatori, 9 rappresentanti degli studenti e 2 rappresentanti del personale tecnico-amministrativo. Dopo il doppio mandato del prof. Michele Scudiero, docente di Diritto costituzionale, potrebbe esserci un ritorno all’area disciplinare romanistica, con la candidatura del prof. Lucio De Giovanni, classe 1950, ordinario di Storia del diritto romano, dall’anno accademico 1989/1990 docente alla Federico II, dove tra il 1993 e il 1999 è stato Direttore del Dipartimento di diritto romano e storia della scienza romanistica. Non si tratta tuttavia del nome che mette d’accordo tutti, alla cui ricerca la Facoltà è ancora orientata nel rispetto di una lunga tradizione secondo la quale il consenso del corpo elettorale deve convergere all’unanimità verso un unico candidato. Come ha scritto il prof. Mario Rusciano in una lettera indirizzata al decano, con la quale propone la convocazione di una conferenza per discutere del futuro della Facoltà, “nell’Ateneo Federico II non esiste alcuna disciplina delle candidature alla presidenza di Facoltà, sicché è possibile decidere regole e procedure, adatte al contesto”. La regola non scritta, a Giurisprudenza, è dunque quella dell’individuazione di un solo autorevole professore disponibile a ricoprire la carica. Di disponibilità, piuttosto che di candidature, si è parlato fin dall’inizio di questa “campagna elettorale”. Il prof. Fernando Bocchini è stato il primo a dichiararsi disponibile a fare il preside, il prof. Sandro Staiano ha successivamente comunicato la medesima disponibilità con una lettera e con un’intervista, ritirandola successivamente per questioni personali. Dopo, c’è stato solo un rincorrersi di voci su altri probabili nomi: Andrea Amatucci, Rusciano, lo stesso De Giovanni. Perché non esporre chiaramente i programmi ufficializzando la propria candidatura? Perché non confrontarsi apertamente sul campo elettorale? I confronti fino ad ora sono stati informali, come quelli di cui parla il prof. Rusciano nella sua lettera relativamente alla consuetudine di votare un solo candidato, ossia “il collega proposto a seguito di contatti esplorativi molto discreti tra i docenti più anziani”. Ma sembra un metodo che ha fatto il suo tempo, se è vero, come si percepisce chiaramente, che a Giurisprudenza tira aria pesante e non si riesce a trovare l’accordo su chi debba guidare la Facoltà nei prossimi anni. Il prof. Bocchini, al quale abbiamo chiesto se alla vigilia delle elezioni intende confermare la disponibilità dichiarata all’inizio dell’anno, si è chiuso nel silenzio. “E’ giunto il momento del silenzio”, ci ha detto, “quando ho rilasciato la prima intervista c’era un clima diverso”. Il prof. Angelo Abignente indica come candidato Lucio De Giovanni, ma in linea teorica esclude che l’unanimità sia il criterio di riferimento per l’elezione del preside: “non sarebbe democratico”. E aggiunge che le elezioni di Facoltà non devono scimmiottare quelle politiche, perché sono cosa ben diversa. Non c’è quindi bisogno di programmi e proclami, di interviste o lettere ufficiali perché conta il dibattito, anche informale, tra chi si candida e la Facoltà, dove per Facoltà si intende il corpo docente ma anche quello studentesco e amministrativo. Più o meno dello stesso avviso il prof. Rusciano: “è un errore e una forzatura assimilare queste elezioni a quelle politiche, come se fosse in gioco una competizione tra partiti. Ed è corretto parlare di disponibilità e non di candidature. Chiunque tra i docenti è eleggibile e la scelta ricade su chi è disponibile ad assumere su di sé il compito della guida della Facoltà”. Il professore però ritiene che il metodo del confronto, nella attuale situazione, debba cambiare rispetto al passato, assumendo una forma più aperta e trasparente, per questo ha chiesto al decano la convocazione di una conferenza aperta a tutti i membri del Consiglio di Facoltà, nella quale discutere programmi e proposte. Il fatto che sia stata fissata la data delle elezioni non esclude che la conferenza possa ancora farsi: “manca un mese, la partita è ancora aperta”.
Sara Pepe
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