A Sant’Andrea delle Dame si investe in tecnologia e formazione

Al primo piano dell’ex convento di S. Andrea delle Dame gli operai sono al lavoro per installare le “Grandi Attrezzature” del laboratorio del BioTekNet, il Centro Regionale di Competenza in Biotecnologia Industriale, strutturato nella Seconda Università. 
I laboratori, ancora parzialmente in allestimento, sono suddivisi in un’area imaging che fa capo ai professori Michele Papa e Vincenzo Esposito; un’area di biologia molecolare diretta dal professor Fascino e dal professor Vais; ed un’area per i processi fermentativi di cui è responsabile la professoressa Chiara Schiraldi ed in cui la professoressa Tufano si occupa della parte cellulare.
Tra le attrezzature già in loco sistemi di purificazione, un microscopio elettronico a scansione, il TEM, un microscopio elettronico a trasmissione,  le macchine di fermentazione.
“Sono macchine che costano 400-500 milioni di euro ciascuna – illustra la professoressa Schiraldi – Sono state acquistate dal Preside Franco Rossi con fondi stanziati dalle industrie farmaceutiche e grazie ad un piano di collaborazione con le aziende produttrici che ce le hanno cedute quasi a metà prezzo in cambio del nostro impegno a mostrarne il funzionamento durante i workshop alle società che operano nelle biotecnologie”. 
La struttura non è stata ancora inaugurata perchè occorrono tre mesi per collaudare le attrezzature ed ottenere la certificazione europea che non permetterà di creare veri e propri farmaci ma di sviluppare i risultati sino alla scala pilota.
Al laboratorio si utilizzano microrganismi per produrre medicinali bioattivi. “Studiamo in particolare enzimi che possano essere utilizzati nell’industria alimentare e polisaccaridi ad uso farmaceutico – sostiene la Schiraldi – Per esempio abbiamo isolato una proteina dei lactobatteri che potrebbe essere impiegata per combattere il deperimento di alcuni elementi come le carni. Possiamo ad esempio studiare l’accrescimento dei lactobatteri per accrescerne le potenzialità benefiche sull’organismo. Per garantirne la vitalità alla fine del processo di fermentazione cerchiamo, ad esempio, dei sistemi per inserirli al termine del procedimento che abbiano però dei costi contenuti”.
La SAS, la zona del laboratorio riservata allo studio dei microrganismi, è rigorosamente separata dalle stanze in cui si analizzano cellule animali ed umane. Si accede all’area attraverso un vestibolo di decontaminazione. 
“E’ fondamentale che i ragazzi apprendano la forma mentis propria di chi deve lavorare in un laboratorio, che capiscano che la pulizia e la sterilità devono diventare prassi – afferma il Direttore del Centro di Competenza Mario De Rosa, che prima di diventare professore Ordinario alla Facoltà di Medicina, ha diretto, all’età di 33 anni, l’Istituto del CNR di Arco Felice -Occorre formare una cultura della sicurezza e della qualità che sono fondamentali nell’industria ma assenti nell’Università”. 
Giovani ricercatori 
“strappati” dalle aziende
La filosofia dei Centri di Competenza prevede che si investa non solo in tecnologie ma in formazione ed infatti tra i giovani che hanno lavorato al BioTekNet, c’è già chi è stato contattato da aziende che hanno iniziato con uno Spin Off in Campania. Grazie alle competenze strumentali del BioTekNet, una multinazionale svizzera sta realizzando uno stabilimento farmaceutico a Morra De Sanctis, nella zona di Avellino ed a breve assumerà 15 ragazzi che operano nel Centro.
“Il nostro obiettivo è formare giovani che entrino nel mondo del lavoro, – afferma il Direttore De Rosa – Il problema è che il turnover è continuo: prendiamo un nuovo ragazzo ogni paio di mesi perchè le industrie li assumono mentre lavorano da noi”.
Tra i giovani che sono occupati presso il Centro l’età media è di 26-29 anni e nessuno di loro lavora gratis! Tutti hanno una borsa di studio di circa 1000 euro se elargita direttamente dal Centro, di circa 800 euro se è fornita dalla Regione. “I ragazzi sono al lavoro tutti i giorni dalle 8.30 alle 17.30 e se c’è da lavorare anche di notte lo fanno senza problemi – afferma De Rosa –  Sanno che stanno imparando una professione. Ed in più li mandiamo spesso a convegni e corsi anche all’estero”.
Tra i laureati che operano al Centro non vi sono solo biotecnologi industriali ma alcuni chimici che si occupano della parte analitica, una biologa che ha alle spalle un’eperienza di dottorato specifica, un medico ed un architetto. Vi sono anche laureandi della Federico II in Biotecnologie vegetali e Scienze dell’alimentazione che frequentano il Centro per elaborare la tesi. 
“Siamo uno staff eterogeneo perchè dobbiamo garantire un prodotto finito”, afferma la professoressa Schiraldi, un ingegnere chimico proveniente dalla scuola del professor Marrucci della Federico II, la quale testimonia con il suo lavoro la compresenza e la collaborazione tra gli Atenei ed i Centri di Competenza. 
Il Preside di Scienze del Federico II Di Donato e i professori Marino, Cascione, Mita, Papa, Esposito, Vais, Pavone e Barone sono solo alcuni dei 180 docenti che afferiscono al Centro di Competenza oltre ai consulenti esterni con cui vi sono progetti di cooperazione.
“La Seconda Università ha sviluppato una logica di attrazione, – sostiene il Direttore De Rosa – si è cioè impegnata per ottenere dei macchinari unici, cosicchè le imprese trovino qui delle attrezzature che non possono trovare altrove. Abbiamo privilegiato l’acquisto di macchine sofisticate da affidare in gestione all’Università”.
“La grande invenzione dell’ex assessore regionale Nicolais – afferma il Direttore De Rosa – è l’investimento legato ad un obiettivo che duri nel tempo poiché i Centri di Competenza hanno un grande patrimonio di innovazione ma, al contempo, hanno la responsabilità di emanciparsi”.
Il prof. De Rosa ammette che quello biotecnologico è un settore difficile perchè in Campania non ci sono industrie Biotech, nè tanto meno c’è una cultura industriale.
“L’Università non può permettersi altro se non di trasmettere sapere – dichiara il professore – ma deve trasmettere sapere fruibile. Deve essere cioè possibile utilizzare quel sapere per dar vita ad una realtà d’impresa. Per rilanciare lo sviluppo industriale bisogna essere assolutamente competitivi. E’ per questo che abbiamo deciso di utilizzare il danaro per comperare impianti sofisticati”.
“I nostri ragazzi sono in grado di ricercare i brevetti nelle banche dati in Internet ed hanno anche imparato a formulare correttamente una loro richiesta”,  afferma fiero De Rosa. 
Per il professore l’Università di domani non potrà essere lontana dal mondo del lavoro. “Non esiste una dicotomia tra ricerca di base e ricerca applicata – dichiara – non c’è l’una senza l’altra. C’è solo una buona e una cattiva ricerca”. 
Manuela Pitterà
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