“Allenarsi per il futuro”,al DSU i consigli di Maddaloni e Oliva

Avvicinare al mondo del lavoro. Musica per le orecchie degli studenti del Dipartimento di Studi Umanistici (DSU). Con un tema del genere una risposta massiccia è prevedibile. Se a questo, poi, si aggiungono testimonianze di campioni che, partiti dal basso, hanno raggiunto il punto più alto di un podio cingendosi il collo con medaglie d’oro, allora un’aula non basta più. Accade così che, il 15 aprile, in centinaia non solo hanno affollato l’aula 4 di Corso Umberto I, ma hanno addirittura costretto gli organizzatori all’apertura dell’aula adiacente, la 3, per assistere all’incontro “Allenarsi per il futuro”. Un confronto con due realtà aziendali, Bosch e Randstad, e con due fuoriclasse campani, il judoka Pino Maddaloni e il pugile Patrizio Oliva. A loro si è rivolto in apertura il prof. Edoardo Massimilla, Direttore del DSU, nei saluti di apertura: “ringrazio i nostri autorevoli ospiti. L’iniziativa odierna si inserisce in un contesto di attenzione verso percorsi professionali alternativi a quelli tradizionalmente collegati al nostro Dipartimento”. A rinforzare il concetto, il Rettore Gaetano Manfredi: “non è un caso che la giornata sia rivolta agli studenti di area umanistica. Quando si parla di aziende, si pensa solo alla tecnologia, ma non è così”. Soffermandosi sulle guest star della giornata, ha proseguito: “i nostri campioni ci testimoniano il valore dello sport, che è un valore universitario, perché fondamentale per la formazione. Le Universiadi vi fanno capire quanto i due mondi siano legati. In secondo luogo, i nostri ospiti portano una testimonianza di vita, chiarendo come con impegno e sacrificio si possano raggiungere risultati”. Chiusi i saluti iniziali con un intervento del Presidente della Commissione Orientamento del DSU Nicola Grana, la parola è quindi passata alla prof.ssa Rosalba Di Meglio, docente di Storia Medievale e membro della Commissione Orientamento del DSU: “i nostri ragazzi hanno grande flessibilità. Bisogna sfruttarla”. Per loro è già pronto un assist: “ringrazio le aziende che partecipano oggi perché possono mettere a vostra disposizione dei tirocini professionalizzanti”. Lo conferma Roberto Zecchino, Direttore delle Risorse Umane alla Robert Bosch, l’azienda multinazionale che produce componenti per autovetture: “ci piacerebbe attivare 400 tirocini. Il numero è limitato, ma magari riusciamo a contaminare pure le altre aziende”. Occorrono volontà, determinazione e voglia di fare. Una ricetta per il successo raccontata ai presenti da Elvia Marcuccio, account manager di Randstad, multinazionale olandese che “si occupa di ricerca, selezione e formazione, fornendo il match tra il lavoro e i candidati”. Sua collega, Lucia Broegg, Unit Manager nelle sedi campane dell’azienda, che consiglia: “andate sul nostro sito e consultate tutte le offerte di lavoro. Avete tanti strumenti, sfruttateli”. Primo step, “preparare curriculum brevi e chiari, sottolineando conoscenze linguistiche, passioni ed esperienze lavorative”. Uno il diktat: “evitate foto e indirizzi mail poco professionali”. La descrizione della procedura di candidatura ha fatto da preludio all’entrata in scena del primo ospite d’onore, Pino Maddaloni: “sono contento di parlare a ragazzi come voi, perché rivivo i momenti in cui ho iniziato a fare sport”, sottolinea ricordando i primi passi mossi a Scampia, per poi aggiungere: “a quei tempi di alibi ne avevo tanti. Se li cercate, li trovate sempre. Io da bambino avevo difficoltà a tenere l’equilibrio. Ho vinto le Olimpiadi in uno sport dove non si deve cadere”. Il consiglio: “preparatevi per il futuro. L’occasione capita, però dovete farvi trovare pronti. L’importante non è partecipare, ma vincere. Voi potete farlo”. Parole di incoraggiamento ricalcate da Patrizio Oliva: “se ci siamo riusciti noi, potete farlo anche voi”, ha affermato ricordando un inizio vissuto a Poggioreale, “a un chilometro e mezzo dal cimitero e a uno dal carcere. Molti mi prendevano in giro perché andavo sempre in palestra. Io ho continuato. Tra i miei amici, i più fortunati si sono fermati a un chilometro, gli altri, purtroppo, sono andati più avanti”. Il sogno è stato la sua arma: “a 12 anni pesavo 30 chili, ma mi guardavo già allo specchio proclamandomi campione del mondo. Il mio fisico poteva essere un gap, l’ho trasformato in un punto di forza. Sul ring volavo, non prendevo un pugno”. Un vissuto che fa da esempio a chi cerca di imporsi nel lavoro: “il raccomandato di turno va battuto credendo in sé stessi. Fatelo e tutto può succedere”. La chiusura è con un selfie di gruppo. In quella foto,  Davide, dottorando in Storia: “è stato utile ascoltare i consigli delle aziende e gli spunti di Oliva e Maddaloni, ovvero di due persone che nella vita ce l’hanno fatta. Il messaggio che ci hanno lasciato è stato di non arrendersi mai”. Spunti colti anche dalle matricole, come Eleonora Napolano, iscritta al Corso in Cultura e Amministrazione dei Beni culturali: “è rincuorante sapere che aziende che sembrano non aver nulla a che fare con le lauree umanistiche ti diano la possibilità di svolgere un tirocinio”. Con lei, Emilia Bencardino: “è stata una grande iniziativa. Le esperienze raccontate dai campioni mi hanno riempito il cuore”. Si riaggancia alle sue parole il collega Simone Romano: “sono al primo anno, ma è importante farsi un’idea già da ora. Oggi mi hanno dato una carica in più e nuove motivazioni per lo studio”. Musica per le orecchie del Dipartimento di Studi Umanistici. 
Ciro Baldini
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