Analisi Matematica “va affrontata con curiosità”

Una cinquantina di ragazze e ragazzi seguono la loro quarta lezione di Analisi matematica. In cattedra il professore Alberto Fiorenza. È lunedì 19 ottobre, una delle aule al primo piano della sede di Architettura in via Forno Vecchio. Concentrati, attenti, gli studenti prendono appunti, ascoltano, osservano il docente che scrive formule e numeri alla lavagna. La lezione dura tre ore, dalle undici alle due. A metà mattinata, intorno alle dodici e trenta, ci si concede una pausa di un quarto d’ora. L’occasione per intervistare gli studenti, alle prese con le prime settimane ad Architettura, ed il professore.
“Per me Analisi – dice Marco Iacolare – sarà il primo esame. Sono preoccupato non tanto della materia in sé o del docente, che mi sembra bravo e disponibile, quanto dalla preparazione di base. Al liceo non posso dire di aver studiato bene matematica”. Il primo impatto con la vita universitaria? “Sinceramente temevo che avrei incontrato più difficoltà di quanto sia accaduto finora. Sto cercando di seguire tutti i corsi, senza saltare lezioni, e finora, nonostante la fatica, ci sto riuscendo”. Questione di organizzazione, aggiunge Alina Guarsichella: “I ritmi sono serrati e, specie per chi viene da lontano, non abita a Napoli, al netto degli spostamenti e delle lezioni, il tempo per studiare non è che sia moltissimo. Il segreto, mi pare di aver capito in queste prime settimane, è sfruttare al massimo gli spazi disponibili tra una lezione e l’altra per ripassare quello che ha spiegato il professore”. Analisi matematica sarà il primo esame anche per Alessia Nicastro. “Vengo dallo scientifico – racconta – e per questo credo di essere sufficientemente preparata per partire con Analisi. Il professore è bravo, spiega bene. Temo piuttosto Storia, perché il programma mi sembra molto lungo”. Dario Esposito comincia con un buon carico di entusiasmo: “Architettura era il mio sogno e non mi sembra vero, adesso, di stare qui a frequentare. Sarà per questo che, nonostante l’indubbia fatica provocata dai ritmi serrati delle lezioni delle prime settimane, non avverto stanchezza”. L’entusiasmo non gli impedisce, peraltro, di notare quello che non va ad Architettura: “Il problema è soprattutto in segreteria. Ho visto che è piuttosto difficile ottenere informazioni precise ed attendibili”. 
Il prof. Fiorenza prima di riprendere la lezione concede qualche battuta ad Ateneapoli. “È presto per dire come sia questa classe”, premette, “siamo appena alla quarta lezione. Per ora posso essere soddisfatto perché seguono con attenzione”. Prosegue: “Alle ragazze ed ai ragazzi, al nostro primo incontro, ho raccomandato di affrontare la matematica con curiosità. Il mio compito di docente, al di là delle spiegazioni, è proprio di stimolare la curiosità degli studenti verso la materia, di renderla interessante e perfino piacevole”. Il segreto per affrontare al meglio Analisi? “Seguire costantemente, studiare di volta in volta, come se si dovesse essere interrogati durante la lezione successiva”. Come ogni docente che insegni Analisi matematica ad Architettura, il professore Fiorenza si trova a dover rispondere ad una domanda che, prima o poi, qualche studente gli porrà: a cosa serve la matematica per un futuro architetto? La risposta, dice il professore, è duplice: “Il primo dato è che Analisi è importante perché, senza di essa, lo studente non ha gli strumenti per affrontare insegnamenti costitutivi della professionalità di un architetto, in particolare Scienze delle costruzioni. Lì i modelli si basano su equazioni differenziali e non si può capire una equazione differenziale se non si conosce Analisi matematica. Il secondo elemento è che la matematica abitua al fatto che ogni affermazione va capita e deve essere motivata in maniera logica e consequenziale. È una palestra utile a chiunque debba svolgere una professione e non voglia parlare a vanvera”. Quali sono gli argomenti più ostici del programma di Analisi matematica? “Ogni studente – risponde Fiorenza – proviene da un suo percorso e perciò non è possibile generalizzare. Per esperienza, noto che paradossalmente spesso gli studenti incontrano difficoltà quando affrontano argomenti già trattati a scuola. Dipende dal fatto che danno per scontato un approccio, quello scolastico, basato per lo più sul nozionismo, e non si impadroniscono del nuovo approccio che si richiede loro all’università e che è fondato sul ragionamento”. Conclude con un chiarimento di carattere organizzativo: “Non prevedo prove intercorso. Possono essere utili per Analisi, ma interferiscono con gli altri insegnamenti, perché, in prossimità delle prove, gli studenti smettono di frequentare le altre lezioni. Per questo, nell’ottica di un equilibrio complessivo, ho preferito evitarle”. 
Fabrizio Geremicca
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