Protagonisti iguane, serpenti, tartarughe e salamandre il 5 giugno nella Sala Azzurra del Complesso di Monte S. Angelo, a partire dalle 9.30. Nell’ambito delle celebrazioni per i 791 anni dalla fondazione dell’Ateneo Federico II, il Dipartimento di Biologia organizza, in collaborazione con la Societas herpetologica italica, una giornata dedicata alle problematiche ed alle riflessioni sull’allevamento in cattività degli anfibi e dei rettili. “Questione – dice il prof. Orfeo Picariello, che coordinerà il convegno insieme al prof. Fabio Guarino – che si è posta in tempi relativamente recenti. La moda di tenere in casa i rettili e gli anfibi, infatti, è esplosa negli ultimi venti o trent’anni. Prima era un’assoluta rarità da eccentrici. Oggi è fenomeno, se non di massa, certamente molto meno raro che in passato”.
Pone, questa situazione, una serie di problematiche e di questioni. Di carattere legale, innanzitutto, perché va precisato con chiarezza che le normative internazionali e nazionali proibiscono di tenere in casa alcune specie, o perché pericolose per l’uomo, o perché a rischio di estinzione. Qualche esempio? Tartaruga azzannatrice, tartaruga alligatore, coccodrilli ed alligatori, varani, serpente a sonagli, vipere. “Altri animali – prosegue il prof. Picariello – per esempio l’iguana verde, ospite piuttosto comune delle case degli appassionati di rettili, possono sì essere ospitati in casa, purché siano provvisti del certificato di origine. Si chiama Cites e garantisce che l’animale non sia stato esportato illegalmente”.
Gli aspetti normativi e di polizia giudiziaria relativi al commercio degli anfibi e dei rettili saranno affrontati in particolare da Marco Trapuzzano, del Corpo Forestale dello Stato. Proprio Trapuzzano qualche tempo fa ha raccontato al Corriere della Sera che la nuova arma impropria utilizzata in ambito criminale a fini intimidatori sono i grandi boa costrittori, l’anaconda e il serpente a sonagli. Animali che sul mercato nero hanno una valutazione che va dai 3 ai 5mila euro. “Ai proiettili – ha sottolineato – la camorra sta associando l’uso di questo tipo di animali”. Ne ha fatto le spese, tra gli altri, un carabiniere nell’auto del quale è stato lanciato un baule con un pitone di tre metri.
“Una delle difficoltà di fronte alle quali ci si imbatte per contrastare il fenomeno del commercio e dell’importazione illegale di anfibi e rettili – ricorda il prof. Picariello – è rappresentato dalla difficoltà ad identificare con certezza la specie. Sotto questo profilo, un ruolo sempre più importante è affidato ai metodi molecolari. Anche noi qui alla Federico II svolgiamo queste attività per conto terzi”. Ne parleranno il 5, per l’appunto, i professori Marcello Mezzasalma e Gaetano Odierna, nella sessione del convegno dedicata a questo tema. Nicola Maio terrà invece un intervento sul gongilo, una specie dell’erpetofauna campana dalla storia piuttosto recente. “Giunse qui da noi dalla Sicilia – ricorda Picariello – nell’epoca in cui Carlo III di Borbone dispose la costruzione della Reggia di Portici. Per adornare il giardino reale, ordinò di portare dalla Sicilia terreno e migliaia di agrumi, da impiantare sulla lava nera. Con il terreno e gli alberi giunsero a Portici ed in Campania anche i gongili, rettili che ricordano vagamente le lucertole, ma sono di diverso colore e di forma piatta. Per vicende varie, compresa forse la realizzazione di alcuni campi sperimentali di insetticidi che furono organizzati ad Agraria, si sono drasticamente ridotti. Si riteneva, anzi, che fossero scomparsi dal giardino reale. Qualche tempo fa, però, è stato osservato un individuo e questo lascia sperare che qualche gongilo frequenti ancora l’area verde della Reggia”. L’ultimo intervento sarà per il geco leopardiano. “Si tratta – spiega Picariello – di un interessante e simpatico rettile. È un geco notturno originario dell’Asia e si adatta anche in cattività”. Ne parleranno i professori Pallotta e Capriglione.
Fabrizio Geremicca
Pone, questa situazione, una serie di problematiche e di questioni. Di carattere legale, innanzitutto, perché va precisato con chiarezza che le normative internazionali e nazionali proibiscono di tenere in casa alcune specie, o perché pericolose per l’uomo, o perché a rischio di estinzione. Qualche esempio? Tartaruga azzannatrice, tartaruga alligatore, coccodrilli ed alligatori, varani, serpente a sonagli, vipere. “Altri animali – prosegue il prof. Picariello – per esempio l’iguana verde, ospite piuttosto comune delle case degli appassionati di rettili, possono sì essere ospitati in casa, purché siano provvisti del certificato di origine. Si chiama Cites e garantisce che l’animale non sia stato esportato illegalmente”.
Gli aspetti normativi e di polizia giudiziaria relativi al commercio degli anfibi e dei rettili saranno affrontati in particolare da Marco Trapuzzano, del Corpo Forestale dello Stato. Proprio Trapuzzano qualche tempo fa ha raccontato al Corriere della Sera che la nuova arma impropria utilizzata in ambito criminale a fini intimidatori sono i grandi boa costrittori, l’anaconda e il serpente a sonagli. Animali che sul mercato nero hanno una valutazione che va dai 3 ai 5mila euro. “Ai proiettili – ha sottolineato – la camorra sta associando l’uso di questo tipo di animali”. Ne ha fatto le spese, tra gli altri, un carabiniere nell’auto del quale è stato lanciato un baule con un pitone di tre metri.
“Una delle difficoltà di fronte alle quali ci si imbatte per contrastare il fenomeno del commercio e dell’importazione illegale di anfibi e rettili – ricorda il prof. Picariello – è rappresentato dalla difficoltà ad identificare con certezza la specie. Sotto questo profilo, un ruolo sempre più importante è affidato ai metodi molecolari. Anche noi qui alla Federico II svolgiamo queste attività per conto terzi”. Ne parleranno il 5, per l’appunto, i professori Marcello Mezzasalma e Gaetano Odierna, nella sessione del convegno dedicata a questo tema. Nicola Maio terrà invece un intervento sul gongilo, una specie dell’erpetofauna campana dalla storia piuttosto recente. “Giunse qui da noi dalla Sicilia – ricorda Picariello – nell’epoca in cui Carlo III di Borbone dispose la costruzione della Reggia di Portici. Per adornare il giardino reale, ordinò di portare dalla Sicilia terreno e migliaia di agrumi, da impiantare sulla lava nera. Con il terreno e gli alberi giunsero a Portici ed in Campania anche i gongili, rettili che ricordano vagamente le lucertole, ma sono di diverso colore e di forma piatta. Per vicende varie, compresa forse la realizzazione di alcuni campi sperimentali di insetticidi che furono organizzati ad Agraria, si sono drasticamente ridotti. Si riteneva, anzi, che fossero scomparsi dal giardino reale. Qualche tempo fa, però, è stato osservato un individuo e questo lascia sperare che qualche gongilo frequenti ancora l’area verde della Reggia”. L’ultimo intervento sarà per il geco leopardiano. “Si tratta – spiega Picariello – di un interessante e simpatico rettile. È un geco notturno originario dell’Asia e si adatta anche in cattività”. Ne parleranno i professori Pallotta e Capriglione.
Fabrizio Geremicca