Astrofisica: scambi Napoli-Cina

Un programma di scambio con la Cina, tra la Federico II e la Shanghai Normal University, nell’ambito degli studi in Cosmologia Osservativa. È l’iniziativa portata avanti dal ricercatore Giovanni Covone. “Durante il mio primo soggiorno in Cina, sono stato invitato anche a Pechino ed ora stiamo lavorando ad un accordo analogo con la Beijng Normal University. L’ambito scientifico è sempre lo stesso, Astrofisica e Cosmologia Osservativa”, spiega Covone che in estate ritornerà nella terra dei mandarini per svolgere un altro ciclo di lezioni presso il Key Laboratory Astrophysics di Shanghai. Si tratta di “un piccolo laboratorio di eccellenza che dispone, però, di molti fondi”, sottolinea il ricercatore il quale, grazie all’accordo con il Laboratorio ed un piccolo finanziamento dell’Ateneo, è riuscito ad aprire un canale importante per tutti gli studenti che fossero interessati a trascorrere un periodo di studio e di formazione in una struttura di eccellenza. Corinne Tamburis, 24 anni, laureanda presso l’ex Magistrale in Astrofisica e Fisica dello Spazio, che dovrebbe essere sostituita da Scienze dell’Universo, è stata la prima a partire. “La cultura cinese si ama o si ama, è talmente lontana da noi che si può solo accettare”, racconta la studentessa, reduce da cinque mesi trascorsi dall’altro lato del globo. Un’esperienza “considerata come una prova per testare le mie capacità ed un’occasione di visitare un luogo in cui non so se avrò mai più l’opportunità di andare”. Nonostante la diversità, l’accoglienza è stata calorosa: “tutti sono stati gentilissimi e disponibili. Mi hanno anche finanziato un viaggio di quattro giorni a Pechino, per farmi conoscere la capitale. Hanno molti fondi e per continuare a ricevere finanziamenti sono costretti a spendere, anche solo rinnovando strumenti ed impianti”. Durante la sua permanenza in Cina, Corinne ha compiuto studi di approfondimento sulla Weak Lencing, una tecnica osservativa degli ammassi di galassie che sfrutta la deviazione della luce nel campo gravitazionale: “ho imparato ad utilizzare una serie di software specifici, scritti proprio dalla mia tutor che, tra l’altro, è giovanissima”. Unica straniera del campus a non studiare cinese, si è dovuta adattare: “per sopravvivenza ho anche imparato qualche parola, ma esistono cinque toni e se non usi quello giusto non ti capiscono”. Le impressioni sui luoghi: “Shanghai è pulsante, viva; Pechino è più austera, più politica”. Corinne, che ha scelto per passione questo settore di studi, aspira, dopo la laurea, ad un dottorato: “magari all’estero, il viaggio in Cina è stato un modo per prepararmi alla lontananza”.
Ospite della Federico II, Shuo Cao, dottorando presso la Beijng Normal University. Ha ventisei anni, viene da Hebei, una città ad un’ora circa da Pechino. È arrivato a Napoli a settembre, nell’ambito della collaborazione sullo studio dell’osservazione dei Cluster di Galassie, e ripartirà a fine anno. Un anno e mezzo, nel corso del quale fare un’esperienza all’estero da riportare in patria, dove lo attendono una fidanzata e, con molta probabilità, una cattedra da Teacher Assistant. È bravo Shuo, tanto da aver vinto una borsa nazionale e da non distrarsi veramente mai, perfino durante l’intervista, nel corso della quale continua a tenere aperto il computer. Questa è la sua prima volta all’estero, la prima volta che ha preso un aereo, la prima volta che ha visto il mare. Condivide un appartamento con ragazzi italiani: “per imparare la cultura e la lingua, ma per ora conosco ancora pochissime parole di uso quotidiano”, prosegue Shuo in un fluentissimo inglese, dal forte accento nord-americano. Sta scoprendo la nostra cucina – “che non conoscevo assolutamente, in modo particolare gli italian noodles”, come chiama gli spaghetti – e, durante le vacanze di Natale, con altri connazionali, ha viaggiato nel nostro Paese. “Roma è bellissima, con palazzi più grandi e belli di quelli di Napoli. È stato bello viaggiare con altri cinesi, perché non abbiamo molte occasioni per incontrarci”. Ha scelto gli studi in Astrofisica quando era studente universitario. “Mi piaceva la Fisica Teorica. E’ un campo difficile ma molto interessante”. In Cina, per chi è accademicamente acculturato, non esiste precariato e le prospettive, quando rientrerà a casa, sono molte: “lavorare in una grande azienda sarebbe interessante, ma anche restare all’università dà grandi opportunità, in particolare di viaggiare. Due volte l’anno, in inverno ed estate, i docenti universitari hanno un mese di vacanza, da spendere per approfondire i propri studi nel nostro paese o all’estero”. Conclude: “Questa esperienza, per me, è molto importante. Ho stretto contatti preziosi, sto conoscendo un altro paese. E sono anche stato intervistato!”.
Simona Pasquale
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