Ventidue milioni di euro. È l’ammontare di un finanziamento che il Ministero per l’Università e la Ricerca ha destinato all’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), per un progetto PON che vede coinvolte le Università di Catania, Roma, Bari, Bologna, Genova, Pisa e Napoli in qualità di polo industriale. L’obiettivo: realizzare un’infrastruttura per attività di ricerca interdisciplinari. Capofila dell’iniziativa, inserita in un network europeo che si chiama Km3Net Design Study, è la Sicilia. “Sembra una cifra significativa ma, in pratica, si tratta di seicento metri di alta velocità”, scherza il prof. Giancarlo Barbarino, responsabile scientifico del progetto e docente di Elettronica al Corso di Laurea in Fisica. L’esperimento finanziato, battezzato NEMO (NEutrino Mediterranean Observatory), consiste in una gigantesca struttura di metallo, fatta di paini e torri, come una ragnatela, del volume di un chilometro cubo, che sarà posta sul fondo marino, a circa cento chilometri da Capo Passero (Sicilia) ad una profondità di quattromila metri, che terrà insieme un complesso sistema di fotomoltiplicatori, occhi elettronici per scrutare e fare ricerche astrofisiche (in particolare neutrini), ma non solo. L’impalcatura, infatti, farà da supporto ad una stazione sismica e a dei rivelatori acustici per studiare i cetacei. “In Antartide è in corso un altro esperimento, sviluppato da un gruppo di ricerca statunitense, anch’esso con l’obiettivo di diventare un osservatorio. Occorrono, infatti, due punti di osservazione per avere la copertura totale della Terra e raccogliere le particelle che arrivano sul nostro pianeta dallo spazio”, spiega ancora il docente. I segnali verranno campionati, digitalizzati ed inviati alla stazione di raccolta dati che sfrutta cavi a fibre ottiche e sofisticati sistemi di trasmissione. La messa in atto nel progetto è andata avanti, fra alti e bassi, per circa sette anni: “non sono mancati i momenti difficili, per superarli ci siamo rivolti al nostro territorio, nel quale ci sono un grande porto, che permette di imbarcare le torri preassemblate, ed un polo aeronautico e aerospaziale unico”. Pertanto, l’intero piano industriale, per realizzare materialmente l’esperimento NEMO, sarà di competenza della Marotta Aerospace di Gianturco e della Mecfond di Cercola. “Vari prototipi sono stati già testati in questi anni, adesso si metteranno insieme delle linee di produzione, fabbricheranno, testeranno e qualificheranno tutti i moduli ottici e la metà delle torri. In pratica, il 70% dell’esperimento sarà realizzato a Napoli, impiegando tecnologie innovative, messe a punto nei nostri laboratori. È raro vedere svilupparsi, in concreto, il rapporto fra università e industria”. Visti i risvolti fortemente ingegneristici del progetto, è in cantiere una collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Strutturale: “il Rettore ed il Prorettore si sono mostrati assolutamente disponibili”. I tempi sono serrati. I soldi devono essere spesi entro il 2014, la produzione comincia a fine anno e durerà diciotto mesi.