Contro il blocco degli scatti stipendiali, una delibera datata 20 ottobre del Dipartimento di Matematica e Applicazioni ‘Renato Caccioppoli’, diretto dalla prof.ssa Gioconda Moscariello (appena confermata nell’incarico). “Il Dipartimento prende atto del disagio dei Docenti a esso afferenti rispetto alla questione del blocco delle classi e degli scatti stipendiali della Docenza Universitaria, in un quadro di perduranti tagli ai finanziamenti dell’Università pubblica” si legge nel documento. Il blocco, istituito per il quadriennio 2011-14 per tutte le categorie del pubblico impiego, è stato confermato anche per il 2015 solo per i docenti universitari e si teme un prolungamento anche per il prossimo anno. Il blocco degli scatti coinvolge questioni di dignità e parte dall’ingiusta sottovalutazione della funzione dell’Università, sulla quale si stanno abbattendo, a partire dallo stesso Ministero, pesanti tagli. Una situazione che sta dando luogo a una protesta nazionale con già circa ventimila adesioni, per ottenere lo sblocco delle classi e degli scatti stipendiali a partire del primo gennaio 2015 e il riconoscimento del quadriennio 2011-2014 ai soli fini giuridici e di anzianità. L’ultima fra le azioni di protesta messe in atto riguarda la proposta di astensione dalla imminente procedura ministeriale di Valutazione della Qualità della Ricerca. L’Università rappresenta, infatti, uno dei pochi settori dell’amministrazione pubblica a sottoporsi a una procedura di qualità, che ha avuto anche effetti distorsivi, come quello di concentrare i tagli soprattutto nelle regioni economicamente e socialmente svantaggiate, al di là delle questioni di merito. Il Dipartimento riconosce la legittimità dei motivi della mobilitazione nazionale contro il perdurare del blocco delle classi e degli scatti stipendiali per la categoria e sollecita il Rettore a farsi portavoce, in tutte le sedi, della situazione in atto e delle richieste dei docenti e a sostenerle con tutti i mezzi a sua disposizione.
“Il Dipartimento di Ingegneria Elettrica e Tecnologie dell’Informazione ha realizzato una delibera ancora più dura – afferma il prof. Giuliano Laccetti – Noi professori universitari siamo pochi e non abbiamo la forza di esprimere le nostre idee e quindi, mentre per altre categorie del pubblico impiego la Corte Costituzionale ha chiesto che il blocco non fosse prolungato, per noi non solo non si parla di sblocco, ma si sta diffondendo anche una certa preoccupazione per le pensioni”. La richiesta, prosegue il professore, è che a partire dal primo gennaio 2015 vengano riconosciuti, in termini lavorativi, i quattro anni precedenti: “non più per recuperare gli scatti stipendiali biennali, ma per l’anzianità”. Un dato non trascurabile dal momento che le ripercussioni maggiori sono a carico dei più giovani: “i quali perdono centinaia di migliaia di euro, basta conteggiare una media di duecento euro al mese per trent’anni. Quando è dimostrato che per un paese moderno l’università e la ricerca sono settori strategici dai quali derivano democrazia, legalità e lavoro. Si calcola che ogni scienziato della Silicon Valley genera almeno altri cinque-sei posti di lavoro nei settori del commercio, dei servizi, delle infrastrutture e della ristorazione”. La legge Gelmini ha determinato quella che, senza esitazione, il prof. Laccetti definisce ‘una mazzata tremenda’ per il Diritto allo Studio. “Ci sono studenti che non percepiscono la borsa di studio cui avrebbero diritto. Basterebbero appena duecento milioni di euro, non molto per il bilancio di uno Stato. Il paradosso? La Comunità Europea ci chiede di spendere, entro il 31 dicembre, dieci miliardi del programma 2007-13, destinati alla ricerca e mai investiti”.
Simona Pasquale
“Il Dipartimento di Ingegneria Elettrica e Tecnologie dell’Informazione ha realizzato una delibera ancora più dura – afferma il prof. Giuliano Laccetti – Noi professori universitari siamo pochi e non abbiamo la forza di esprimere le nostre idee e quindi, mentre per altre categorie del pubblico impiego la Corte Costituzionale ha chiesto che il blocco non fosse prolungato, per noi non solo non si parla di sblocco, ma si sta diffondendo anche una certa preoccupazione per le pensioni”. La richiesta, prosegue il professore, è che a partire dal primo gennaio 2015 vengano riconosciuti, in termini lavorativi, i quattro anni precedenti: “non più per recuperare gli scatti stipendiali biennali, ma per l’anzianità”. Un dato non trascurabile dal momento che le ripercussioni maggiori sono a carico dei più giovani: “i quali perdono centinaia di migliaia di euro, basta conteggiare una media di duecento euro al mese per trent’anni. Quando è dimostrato che per un paese moderno l’università e la ricerca sono settori strategici dai quali derivano democrazia, legalità e lavoro. Si calcola che ogni scienziato della Silicon Valley genera almeno altri cinque-sei posti di lavoro nei settori del commercio, dei servizi, delle infrastrutture e della ristorazione”. La legge Gelmini ha determinato quella che, senza esitazione, il prof. Laccetti definisce ‘una mazzata tremenda’ per il Diritto allo Studio. “Ci sono studenti che non percepiscono la borsa di studio cui avrebbero diritto. Basterebbero appena duecento milioni di euro, non molto per il bilancio di uno Stato. Il paradosso? La Comunità Europea ci chiede di spendere, entro il 31 dicembre, dieci miliardi del programma 2007-13, destinati alla ricerca e mai investiti”.
Simona Pasquale