Calciatore del Napoli, matricola a Giurisprudenza

E’ un calciatore del Napoli. E vuole fare l’avvocato. Quando gioca in trasferta, porta i libri con sé, e i suoi compagni di squadra lo prendono in giro. All’Università nessuno sa che gioca a calcio. E quando il prof. Generoso Melillo, in seduta d’esame, gli chiese se lavorava perché la sua preparazione era un po’ nervosa, come se non avesse avuto tempo per studiare a fondo, lui disse di sì, ma senza fare accenno al Napoli e al calcio. Perché Antonio Rescigno si descrive così: un po’ riservato, molto determinato, intelligente e soprattutto con i piedi ben piantati a terra.
Diciannove anni, nato e cresciuto a Ponticelli, Antonio Rescigno gioca nelle giovanili dell’attuale Napoli Soccer, un tempo S.C. Napoli. Partecipa al torneo Berretti, una sorta di primavera delle squadre di serie A. E fa il  centrocampista. Alla Bagni, per chi ha memoria del passato. Come Fontana, per restare ai giorni nostri. Con il Napoli ha cominciato a quattordici anni, nei giovanissimi nazionali; poi il salto di categoria negli allievi nazionali, senza passare per gli allievi regionali, troppo bravo per perdere un anno. Quindi il trofeo Berretti, con il Napoli praticamente già qualificato per i play off e con ottime chance di portare la coppa a casa: “quest’anno siamo fortissimi. La Juve fa un po’ paura, ma ce la possiamo fare”. Grazie al calcio, Antonio ha viaggiato molto. Un vanto per lui: “ho giocato in Austria il primo torneo col Napoli. Poi Spagna, Inghilterra e l’Italia, quest’ultima la conosco a menadito”.
Antonio ha voglia di emergere, nel calcio come nella vita. La serie A, neanche a dirlo, il suo obiettivo nello sport. Magari proprio col Napoli. Perché Antonio non ha intenzione di lasciare casa. In palio un trofeo molto più importante: il suo futuro. Da avvocato, possibilmente. Per questo, dopo la maturità scientifica, si è iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza della Federico II, dove frequenta il primo anno. “Giurisprudenza mi piace – ammette lo studente – Mi piace l’ambiente, mi piacciono gli amici, mi piacciono i professori. Altrimenti non sarei riuscito a passare due esami”. Già, perché Antonio, tra allenamenti e partite, ha superato anche due esami, Diritto costituzionale con 23 e Istituzioni di diritto romano con 26. “Diritto costituzionale – confessa Antonio – mi ha appassionato di più: l’argomento è più attuale, anche se più difficile da imparare; Diritto romano è un esame molto lungo, ma un po’ più semplice”. 
Un grande spirito di sacrificio, ciò che muove questo ragazzo. “Tutti i giorni seguo i corsi all’Università. Poi vado a fare allenamento, dalle 14 alle 18. Finito sul campo, riprendo i libri, sino anche alle undici di sera”, racconta Antonio. E ancora: “studio anche in trasferta, tranne qualche ora prima della partita, perché ho bisogno di concentrarmi. Poi, se abbiamo vinto e ho giocato bene, mi rimetto subito a studiare. I compagni di squadra mi deridono. A me non importa, quel che conta è riuscire a laurearmi”. Sport e studio, comunque, non gli sottraggono tempo ad una vita di relazioni: “da un anno e mezzo ho la fidanzata; ho i miei amici; esco e mi diverto come qualsiasi ragazzo della mia età”.
Persona arguta, dunque, che vuole coltivare entrambe le passioni della sua vita: calcio e università. Per arrivare il più lontano possibile sia nel gioco del calcio – leggi la serie A – che nello studio, diventando avvocato. “Nessuno nella mia famiglia esercita questa professione. A me affascina, non so perché. Mi attira l’idea di fare il libero professionista, di lavorare senza condizionamenti esterni”. Ma è dura, e Antonio lo sa. “Giurisprudenza è difficile. Tutto è difficile nella vita, anche giocare a calcio. Ma se alla base ci sono forti motivazioni, allora tutto è possibile”. Un saggio prestato a un mondo di indecisi. E di scansafatiche. “Se anche i calciatori di serie A volessero studiare, potrebbero avere tutto il tempo per farlo, dal momento che hanno la mattinata libera”. Basta organizzarsi. Come Antonio, che quando arriva sotto esame, si rintana in casa a studiare, “in genere per una settimana, rinunciando agli allenamenti”. 
Il tempo per frequentare i dipartimenti, quello però manca. Un peccato, “perché alcune cattedre – quella del prof. Melillo, per esempio –  consentono di sostenere l’esame con l’assistente con cui si è seguito il seminario”. Né c’è modo di frequentare tutte le lezioni: “al primo semestre ho rinunciato al corso di Filosofia del diritto, per via dell’orario che era a cavallo con gli allenamenti; nel secondo metterò da parte, per lo stesso motivo, Storia del diritto romano. La mia intenzione è di preparare entrambi gli esami per settembre”. 
Lo studente Antonio resta pur sempre un calciatore. Del Napoli per giunta. In odore di contratto già dal prossimo anno, quando diventerà professionista. E poco importa se questo Napoli militi in C: i napoletani vivono di calcio, di speranze e di ricordi. Anche se oggi, di quel Napoli dei tempi d’oro, è rimasto ben poco, “giusto Caffarelli e Carmando”. E Diego Armando Maradona. Junior, però. “In verità, Diego junior ora gioca col Cervia. Siamo stati compagni di squadra per qualche anno, e ancora ci sentiamo. È forte, quel ragazzo”. A rincuorare i tifosi, le parole di Antonio: “con De Laurentis questo Napoli ha una marcia in più: ci sono soldi e, soprattutto, serietà”. 
Calcio e università. Università e calcio. Due mondi che si sovrappongono di continuo nella vita di Antonio Rescigno. Qualcosa in comune, però, sembrano averla: “che sia un docente o un allenatore,  non importa: dai due c’è sempre qualcosa da imparare”.
Paola Mantovano
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