Califano eletto Presidente della Scuola di Medicina

La Scuola di Medicina e Chirurgia della Federico II ha il suo primo Presidente. Il 31 marzo, nell’edificio 21 del Policlinico collinare, si sono tenute le elezioni che hanno portato alla nomina del professore di Chirurgia maxillofacciale Luigi Califano. Il quorum per l’elezione è stato raggiunto già alla prima tornata, per la quale era richiesta la maggioranza assoluta. Dai sei Dipartimenti che afferiscono alla Scuola sono arrivati alle urne tutti i componenti del Consiglio, fatta eccezione per la rappresentanza studentesca, per un totale di sessanta elettori tra docenti e ricercatori. Una sola scheda è stata annullata. Delle restanti cinquantanove, trentacinque portavano il nome del professor Califano, che quindi ha avuto la meglio sull’altro candidato, il professore e Presidente pro tempore della Scuola Lucio Annunziato, che si è fermato a ventiquattro voti. Il nuovo Presidente ha attribuito al lavoro di squadra il merito del risultato raggiunto: “il principale motivo di soddisfazione è che c’è stata un’intesa su un programma sviluppato insieme a tanti colleghi. Il nostro obiettivo principale è quello di garantire la condivisione e l’aggregazione dei sei Dipartimenti che afferiscono alla Scuola per tutte le scelte future che riguarderanno quest’ultima”. Adesso lo aspettano dei compiti precisi: “sicuramente il compito principale del Presidente è quello di ascoltare la voce di tutti, tenendo conto delle specifiche esigenze. Credo che le funzioni principali di chi ricopre questo ruolo siano quella di coordinare le attività didattiche e quella di interfacciarsi il più possibile con gli organi competenti per ottenere quelle attività assistenziali necessarie per un corretto funzionamento dell’università. A queste due funzioni ne aggiungo una terza, cioè quella aggregante dei sei Dipartimenti al fine di condividere tutte le scelte”. Il professor Califano guarda già al futuro, convinto di far parte di una Scuola prestigiosa: “ereditiamo una ex Facoltà che ha un passato glorioso e che è uno dei fiori all’occhiello dell’Ateneo. I nostri programmi futuri devono tenere al centro dell’attenzione il nostro principale obiettivo, che è lo studente. È necessario concentrarsi sulla didattica dei Corsi di Laurea Magistrali, di quelli Triennali e delle Scuole di Specializzazione, senza mai perdere di vista la ricerca”. Da soli è difficile ottenere risultati importanti. Serve l’aiuto di tutti: “noi della Scuola di Medicina e Chirurgia siamo orgogliosi di appartenere alla Federico II. Ma non dimentichiamoci che siamo professori universitari, impegnati nella didattica e nella ricerca. I docenti hanno un’esigenza specifica, cioè quella di ottenere il corretto supporto assistenziale per queste attività. Per questo sarebbe necessario un confronto con l’Azienda ospedaliera e con la Regione che devono dare ai professori la possibilità di formare i medici del futuro”. Proprio i futuri medici stanno vivendo in quest’ultimo periodo dei disagi derivanti da carenze strutturali: “abbiamo un problema legato alle aule. Per le strutture è necessario che ci sia un intervento forte affinché si possa creare un parco aule adeguato al numero degli iscritti. Per questo, come per altri problemi, ci dovremo confrontare anche con il Rettore”. Tra le altre questioni da affrontare c’è quella della riforma delle Specializzazioni, un problema che andrebbe risolto tenendo conto delle reali esigenze del settore ospedaliero: “il nostro Paese fa uno sforzo enorme per far laureare tanti medici e poi non fa lo stesso sforzo per consentire loro di specializzarsi. È un controsenso. Servirebbe una programmazione del fabbisogno di specialisti, tenendo conto dei pensionamenti ma soprattutto del reale bisogno di medici specializzati. Insomma, se servono cento chirurghi, allora ci vogliono cento contratti di specializzazione”. Nonostante le difficoltà vissute dal mondo universitario, preda di un particolare momento storico, non mancano le aspiranti matricole. A tal proposito, il Presidente si è soffermato sul test di ammissione che si tiene mentre andiamo in stampa: “il test è un momento di grande tensione per le famiglie che investono risorse e aspettano con ansia i risultati. Serve tranquillità, perché questo criterio di selezione permette comunque di scegliere i ragazzi che acquisiscono il miglior punteggio a livello nazionale”.
Ciro Baldini 
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