Sullo scorso numero di Ateneapoli ci eravamo assunti il compito di interpellare le istituzioni preposte per trovare una soluzione al cosiddetto “caro prezzi” al Cus Napoli ed all’affollamento dovuto “alla presenza di numerosi non universitari” nella struttura. Abbiamo perciò interpellato Comune di Napoli, Università e CUS. Dall’Università attendiamo ancora risposte. Dal Comune, invece, una posizione ferma, del Sindaco di Napoli, Riccardo Marone e dall’assessore all’Urbanistica Rocco Papa. Entrambi presenti ad una conferenza del Navale il 10 novembre hanno affermato: “il Comune vorrebbe il CUS più flessibile, aperto all’utenza dei cittadini del territorio -circoscrizioni di Bagnoli e Fuorigrotta- ed invece registra molte resistenze” (Marone). “È vero, il CUS deve ancora ottenere, da alcuni anni, dal Comune la consegna di terreni dalle strutture attuali fino verso la Collina di Posillipo. La questione credo dovrebbe risolversi a breve. Intanto abbiamo provveduto a ripulire dai rifiuti e terricci cumulati nei terreni vicini all’area CUS”. In contemporanea ci è giunta una seconda lettera di studenti CUS, che proprio sullo stesso tema criticano il Presidente Cosentino. “Le tariffe imposte da altre palestre partenopee superiori di almeno il 30%? È falso! La qualità delle attrezzature di molti centri partenopei? È buona ed in questi ultimi è garantito l’accesso quotidiano agli iscritti. Il “mercato“ del fitness negli ultimi anni ha vincolato le strutture private all’offerta di servizi sempre più competitivi, pena la perdita di iscritti. Contestiamo l’infelice scelta della direzione del C.U.S. di consentire ad universitari e non l’accesso ai corsi tutti i giorni. La strada intrapresa dalla Presidenza mira alla massimizzazione dei profitti, incurante delle esigenze dei suoi utenti. Perché continuare a frequentare una struttura tanto deficitaria? La risposta è duplice: la grossa professionalità dello staff di istruttori ed il soddisfacente servizio offerto dalla struttura anni addietro”.
Insomma, gli studenti si lamentano della presenza di non universitari che affollano le strutture, mentre il Comune dice che i cittadini del quartiere sono troppo pochi. Primo punto.
Due. I costi. Rispondono Presidente e segretario generale del CUS. In sintesi: “su atletica, rugby, calcetto e tanti altri sport, i nostri costi sono addirittura minimi. Si pensi che per l’atletica siamo a cifre variabili dalle 80 alle 150.000 lire l’anno. C’è un ampio parcheggio gratuito vigilato da tre dipendenti (ovunque costerebbe almeno 2.000 lire al giorno) ed una struttura di livello europeo per qualità, efficienza ed istruttori. Di contro: il Comune non ci ha mai dato una lira. Eppure ogni volta che ci hanno chiamato ci siamo messi a disposizione, dai Giochi della Gioventù alle iniziative per gli extracomunitari. Il bilancio: certo le strutture del CUS prima erano un paradiso, perché c’era meno gente. Però a fine anno chiudevamo con un miliardo di deficit. Perché l’Università, dal 1985, continua a destinarci 500 milioni l’anno contro i 3,5 miliardi circa di spese annue. Di cui 1.5 per i 27 dipendenti e 4-500 milioni per istruttori. Come ci finanziamo? 650 milioni vengono dalle entrate degli studenti, docenti e cittadini che utilizzano la struttura. Con questi paghiamo un anno di acqua e gas. Viviamo grazie alle federazioni sportive (Coni, Cusi, etc.) che ci forniscono 7-800 milioni, premi compresi. Altrimenti saremmo alla bancarotta. Occupare gli spazi morti con utenti non universitari (circa 300) ci consente di coprire vuoti economici, ma anche noi vorremmo evitarlo questo fastidio. Certo ci sono delle disfunzioni in certe fasce orarie, abbiamo sovraffollamento al parcheggio, alle docce ed in piscina. Con una media di frequentanti, nei giorni dispari, tra i vari sport, di 5-600 persone l’ora, nella fascia 19.00-23.00 può capitare. Siamo però convinti, a parte il fitness, dell’economicità degli sport e della qualità del servizio”.
Insomma, gli studenti si lamentano della presenza di non universitari che affollano le strutture, mentre il Comune dice che i cittadini del quartiere sono troppo pochi. Primo punto.
Due. I costi. Rispondono Presidente e segretario generale del CUS. In sintesi: “su atletica, rugby, calcetto e tanti altri sport, i nostri costi sono addirittura minimi. Si pensi che per l’atletica siamo a cifre variabili dalle 80 alle 150.000 lire l’anno. C’è un ampio parcheggio gratuito vigilato da tre dipendenti (ovunque costerebbe almeno 2.000 lire al giorno) ed una struttura di livello europeo per qualità, efficienza ed istruttori. Di contro: il Comune non ci ha mai dato una lira. Eppure ogni volta che ci hanno chiamato ci siamo messi a disposizione, dai Giochi della Gioventù alle iniziative per gli extracomunitari. Il bilancio: certo le strutture del CUS prima erano un paradiso, perché c’era meno gente. Però a fine anno chiudevamo con un miliardo di deficit. Perché l’Università, dal 1985, continua a destinarci 500 milioni l’anno contro i 3,5 miliardi circa di spese annue. Di cui 1.5 per i 27 dipendenti e 4-500 milioni per istruttori. Come ci finanziamo? 650 milioni vengono dalle entrate degli studenti, docenti e cittadini che utilizzano la struttura. Con questi paghiamo un anno di acqua e gas. Viviamo grazie alle federazioni sportive (Coni, Cusi, etc.) che ci forniscono 7-800 milioni, premi compresi. Altrimenti saremmo alla bancarotta. Occupare gli spazi morti con utenti non universitari (circa 300) ci consente di coprire vuoti economici, ma anche noi vorremmo evitarlo questo fastidio. Certo ci sono delle disfunzioni in certe fasce orarie, abbiamo sovraffollamento al parcheggio, alle docce ed in piscina. Con una media di frequentanti, nei giorni dispari, tra i vari sport, di 5-600 persone l’ora, nella fascia 19.00-23.00 può capitare. Siamo però convinti, a parte il fitness, dell’economicità degli sport e della qualità del servizio”.