Dante e Irene: storia di un amore nato nelle aule universitarie

Castel dell’Ovo, Virgiliano, e, per i più originali, i vicoli dei Quartieri spagnoli: le location che si possono trovare nell’album dei ricordi del matrimonio di ogni buon napoletano. L’Edificio 20 del Nuovo Policlinico, con i suoi muri grigi di cemento, i vetroni sporchi e le scritte blu, spicca, invece, nel servizio fotografico di Dante ed Irene.
Dante Di Domenico e Irene Stanislao, nomi noti a chi si occupa di politica universitaria, e tante volte intervistati dal nostro giornale perché rappresentanti degli studenti, hanno voluto ricordare anche nel giorno delle nozze il luogo che ha visto sbocciare e crescere il loro amore. “In realtà ci siamo conosciuti a Monte Sant’Angelo – racconta Dante – ma il giorno in cui ci siamo sposati era sabato e la struttura era chiusa!”. “Quando ci siamo incontrati per la prima volta, durante una campagna elettorale per le consultazioni studentesche, io ero matricola e lui al quinto anno di Biologia. Da quel giorno lui ha incominciato un po’ a ‘tormentarmi’ e io ho finito per innamorarmi!”, racconta Irene. Colpo di fulmine tra un volantino e l’altro? “Sì, per me è stato davvero un colpo di fulmine – ammette Dante – per lei non so! Certo ho dovuto faticare un po’ per conquistarla. Io ero all’ultimo anno, quindi dovevo anche sbrigarmi!”. E il luogo del corteggiamento non poteva che essere Monte Sant’Angelo, una struttura un po’ asettica che però ha fatto da cornice ad una storia d’amore. “Nel periodo in cui io frequentavo il Dipartimento di Chimica, Irene stava seguendo uno dei laboratori del primo anno. Così, grazie alla complicità del docente che teneva il corso, sono riuscito a farle recapitare delle rose in aula. Questo ha destato molto stupore e sorpresa in tutti! Forse l’ha colpita”. È stato costellato di gesti speciali il corteggiamento e, poi, il fidanzamento, lungo sette anni, durante il quale i due hanno condiviso anche la passione per la politica. “Io facevo rappresentanza anche al liceo ma è grazie a Dante se ho iniziato ad occuparmi di politica universitaria. Ci siamo ritrovati a discutere e a sentirci in sintonia su molti argomenti, così quando nel gruppo ‘Biologi Domani’ mi hanno chiesto di candidarmi, per me è stato un po’ come prendere da lui il testimone”.
Il viaggio che hanno percorso, mano nella mano, nelle aule universitarie per Dante ed Irene non si è concluso con la laurea in Biologia perché, prima lui e poi lei, hanno deciso di iscriversi alla Facoltà di Medicina per proseguire gli studi. “Dante ha lavorato per quattro anni in una casa farmaceutica e lavora tutt’oggi come nutrizionista. Però, proprio entrando in contatto con il mondo del lavoro, si è reso conto di voler fare il medico. Io, invece, avrei voluto frequentare il dottorato con il docente della mia tesi in ‘Qualità ambientale nei parchi naturali’ per continuare con gli studi in Biologia. Purtroppo non c’era possibilità di accedervi, così anch’io ho deciso di tentare il test e sono entrata ad Odontoiatria”.
I due fidanzati si ritrovano di nuovo a dividere il loro tempo in un’aula universitaria, spostandosi solo di struttura: da Monte Sant’Angelo, dove è nato il loro amore, al Policlinico, dove è maturato. “Studiando e lavorando non hai molto tempo per andartene in giro – sottolinea Dante, ormai medico da due mesi – così la nostra Mergellina era il prato dentro il Policlinico, e la Torre Biologica era il Castel dell’Ovo!”. “Ci siamo dovuti accontentare delle aiuole davanti all’Edificio 20, che è diventato il simbolo della nostra storia – raccontano, spiegando come ogni luogo può diventare magico se si sta con la persona giusta – È stato bello per noi condividere anche solo un caffè della macchinetta, parlando di un esame o di un professore, e regalandoci qualche momento insieme in una frenetica giornata universitaria”.
Così il 23 marzo 2013, giorno del fatidico sì, non poteva mancare una capatina, in abito bianco lei e vestito blu lui, proprio dove sono trascorsi i migliori anni del fidanzamento, tra lo sbigottimento di malati e studenti! “Per fortuna era sabato e c’era poca gente – commenta Irene, alla quale mancano pochi esami alla laurea – Però è stato davvero molto carino”. “L’idea è venuta a Salvatore Sannino, il nostro fotografo – aggiunge Dante – che ha voluto strutturare il servizio come fosse un reportage della nostra storia: non poteva, quindi, mancare l’edificio20, un luogo simbolo per noi!”.
Dunque è proprio vero che i luoghi non sono il nome che portano – un’università, un ospedale, un luogo di lavoro – ma sono quello che appaiono ai nostri occhi: un prato, un bistrot, un angolino romantico.
Valentina Orellana
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