Lavorare sul campo studiando degli animali meravigliosi come i cervi. Per una naturalista non c’è niente di meglio. Nicoletta Di Franco, giovane laureata in Scienze Naturali, racconta il lavoro che ha svolto per la sua tesi di laurea, insieme alla prof.ssa Maria Di Meglio del Dipartimento di Zoologia. “Ho partecipato ad un progetto di reintroduzione del cervo europeo nella zona meridionale del Parco del Pollino, raccogliendo dati per 20 mesi, dall’aprile del 2002 al dicembre del 2003” spiega la giovane naturalista. Il progetto è stato condotto in collaborazione dalla Federico II e dall’Università di Siena. I 28 esemplari introdotti nel parco calabrese provenivano da aree protette della Carinzia e della Toscana. Per avviare questo tipo di lavoro, è necessario verificare che ci siano cibo e acqua a sufficienza. In seguito si passa alla fase operativa. I cervi vengono tenuti in un recinto di acclimatazione e liberati a scaglioni. Da quel momento i naturalisti cercano di seguire gli animali a distanza. I controlli vengono effettuati ad intervalli di tempo regolari. Per seguire i cervi si ricorre alla radiotelemetria. Ogni esemplare ha un radiocollare e delle marche auricolari, in grado di emettere impulsi fino a due chilometri di distanza negli spazi aperti. Il sensore invia segnali diversi a seconda che l’animale sia in movimento o meno. Se un cervo è inattivo per più di tre ore, il collare inviava un segnale di mortalità. Il periodo più critico per gli animali, è quello successivo al rilascio. “A volte è capitato che degli esemplari abbiano trascorso insieme i primi giorni. Alcuni non hanno resistito” dice Nicoletta. I piccoli cerbiatti nascono nella tarda primavera e, tra giugno e luglio, gli scienziati censiscono le nascite. “Abbiamo registrato un notevole successo riproduttivo, perché quasi tutte le femmine reintrodotte, hanno avuto dei piccoli. Personalmente ho monitorato tre generazioni di cervi”. Naturalmente, in un lavoro simile non mancano le difficoltà ed i pericoli. “Negli ultimi tempi c’è stata una brutta epidemia di carbonchio ematico e molti cervi sono morti. La possibilità di contagio per gli umani è remota, bisogna avere un contatto diretto con il sangue ma, per precauzione, abbiamo seguito una profilassi” ricorda la giovane naturalista. Affinché la reintroduzione di animali allo stato brado abbia successo, è importante instaurare un buon rapporto con la comunità locale. È un lavoro duro, si lavora 24 ore al giorno e in tutte le condizioni, neve o pioggia. “Però è di una tale bellezza che la fatica non si sente per niente. Quando ho scoperto le mie prime tracce, ne ho parlato per una settimana. Trovare la femmina con il piccolo accanto è una delle cose più belle che possano capitare”.
Quando ha iniziato la tesi, a Nicoletta mancavano ancora tre esami. Li ha preparati nei boschi della Calabria. “Studiavo quando non ero impegnata con gli appostamenti e tornavo a casa per l’esame”. Adesso però tutto è fermo e Nicoletta, dopo altre esperienze simili a Siena, nel Gargano e in alcuni centri per la tutela della fauna, si occupa di divulgazione scientifica. “Mi sarebbe piaciuto continuare ma il progetto è stato chiuso l’anno scorso. Ho pensato anche al dottorato, ma non è semplice inserirsi. Forse non ho voluto accontentarmi di alcune situazioni. Magari continuerò questa attività solo nel tempo libero, per passione”. Una cosa su tutte resterà, però, indelebile nel ricordo “la prima volta che ho sentito l’odore dell’animale selvatico”.
Simona Pasquale
Quando ha iniziato la tesi, a Nicoletta mancavano ancora tre esami. Li ha preparati nei boschi della Calabria. “Studiavo quando non ero impegnata con gli appostamenti e tornavo a casa per l’esame”. Adesso però tutto è fermo e Nicoletta, dopo altre esperienze simili a Siena, nel Gargano e in alcuni centri per la tutela della fauna, si occupa di divulgazione scientifica. “Mi sarebbe piaciuto continuare ma il progetto è stato chiuso l’anno scorso. Ho pensato anche al dottorato, ma non è semplice inserirsi. Forse non ho voluto accontentarmi di alcune situazioni. Magari continuerò questa attività solo nel tempo libero, per passione”. Una cosa su tutte resterà, però, indelebile nel ricordo “la prima volta che ho sentito l’odore dell’animale selvatico”.
Simona Pasquale