Economia: 4 giorni di mobilitazione dal 10 al 13 novembre

Come appena risvegliata, ma ancora sospesa nel limbo. Così appariva la Facoltà di Economia all’inizio del Consiglio del 29 ottobre. Dopo settimane di proteste in città e a Monte Sant’Angelo contro i tagli di spesa del Governo su scuola e università, l’argomento non è nemmeno previsto nell’ordine del giorno. Ci pensano gli studenti a portare in aula la questione. Spalleggiati dai colleghi di Fisica, chiedono alla Facoltà il blocco della didattica dal 10 al 14 novembre, giorno dello sciopero nazionale, per tenere lezioni all’aperto e portare avanti un programma di iniziative volto a promuovere all’esterno le ragioni della protesta. Leggono un documento molto duro. “Mentre la gente protestava in piazza, l’intellighenzia sonnecchiava. Ma non vi preoccupate: quando i più capaci se ne saranno andati, nessuno potrà più contestare la vostra inerzia”. Manca il numero legale per più di un’ora e nessuna proposta può essere votata, perciò la Facoltà comincia a discutere del decreto diventato legge in mattinata e della posizione da assumere. Il prof. Alberto Lucarelli illustra alla platea i punti salienti del provvedimento e le sue implicazioni. “L’anomalia è che all’interno di un testo economico-finanziario, si inserisce un decreto approvato con la fiducia, una procedura straordinaria, un’azione che lo inficia e rende la legge incostituzionale”. Spiega anche quali sono i risvolti della trasformazione delle università in fondazioni: “è una dismissione di patrimonio pubblico. La fondazione acquisirà i beni, anche immobili dell’università, senza dover nemmeno versare tasse. Inoltre, non è chiaro il tipo di contratto con il quale i dipendenti passeranno da un regime pubblico ad uno privato e non si dice niente sui docenti e ricercatori, sul turn over, i requisiti minimi ed il finanziamento ordinario”. Mente i giuristi della Facoltà cavillano sullo status della legge, si apre il dibattito. “Dobbiamo avviare un rapporto continuo con il Senato Accademico, ma non demonizzare il problema. In una fondazione entrano anche soggetti pubblici, ma che interessi avrebbero alla formazione al sud? Non possiamo nascondercelo, ci sono gravi sprechi di denaro pubblico, cosa proponiamo per la riqualificazione? Accanto alla lotta alle fondazioni, facciamo anche delle proposte” sostiene nel suo intervento la prof.ssa Francesca Stroffolini. “Dovremmo ringraziare gli studenti che hanno bloccato le elezioni al Senato Accademico. Dobbiamo sapere che persone ci vanno. È vero che ci sono degli sprechi, ma ci sono anche tante persone che lavorano”, dice il prof. Francesco Balletta. Il prof. Stefano Ecchia, membro uscente della massima assemblea universitaria, sostiene: “il Senato Accademico è ostile alle fondazioni e non credo che le cose cambieranno. Certo l’università è stata gestita in modo dissennato, ma istruzione e sanità devono essere gratuite. Serve una presa di posizione forte, per cambiare orientamento”. “Le fondazioni implicano un sistema privato, senza le garanzie del pubblico e non c’è possibilità di gara con evidenza pubblica” aggiunge la prof.ssa Paola Coppola.
La proposta del Preside Achille Basile, che pensa ad un’azione coordinata con Scienze: “penso che bloccare la didattica ci esporrebbe a strumentalizzazioni. Non è difficile recuperare un paio di giorni di lezione, quello dello sciopero nazionale ed un altro, ma recuperare una settimana sarebbe molto più difficile. Senza contare che tanti giorni di attività all’aperto non sono solo impegnativi, ma anche rischiosi perché non c’è copertura assicurativa”. Due giorni di sospensione della didattica, quindi, uno per andare a Roma, l’altro per lezioni all’aperto da svolgere su base volontaria, per il resto tutto normale. Alle proteste degli studenti, per questa decisione, si aggiungono anche quelle di alcuni docenti. “Dobbiamo presentarci come interlocutori validi. Ci impegniamo noi a recuperare le lezioni. Questo tempo sarà utile per portare avanti il dibattito” dice il prof. Nicolino Castiello. “Esiste già un movimento nazionale, aspettiamo l‘occasione” replica Ennio Forte. “L’azione deve essere forte non debole” protesta Ecchia. Il prof. Carlo Lauro: “questi quattro giorni verrebbero impegnati a discutere temi critici per il Sud, come il federalismo. Potremmo avviare delle iniziative pubbliche invitando la stampa”. “Non si potrebbe pensare a delle lezioni diverse?” suggerisce la prof.ssa Simona Catuogno. Il prof. Ugo Marani propone: “facciamo uscire all’esterno che indiciamo quattro giorni di mobilitazione. Sospendiamo per quattro giorni la didattica ordinaria e organizziamo seminari di pubblica evidenza”. Al termine di un intenso botta e risposta, l’aula approva la proposta. Nei giorni compresi fra il 10 e il 13 novembre la Facoltà di Economia riempirà le lezioni dei contenuti della protesta e, su base volontaria, organizzerà una giornata di lezioni all’aperto. Il 14 tutti a Roma. Dalla platea si raccomanda di evitare ‘gattopardismi’.
 Simona Pasquale 
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