Non ci sono solo le passioni scientifiche e le ambizioni della ricerca e della carriera accademica ad animare la vita dei docenti ma anche altri interessi ed hobby. L’attività sportiva ad esempio. Ad Ingegneria c’è chi ama il mare e la vita all’aria aperta. Il prof. Piero Salatino, Preside della Facoltà, è un appassionato velista. “Si tratta di un’attività che ho sempre trovato attraente. Un’estate, avevo più o meno tredici anni, mentre ero con la mia famiglia in un villaggio turistico, ho partecipato ad un corso di vela. Da allora, non ho più smesso”, racconta. Ha cominciato presso il Circolo Savoia, del quale è tuttora un iscritto, con delle piccole imbarcazioni per principianti, le cosiddette flying juniors, e proseguito la preparazione a bordo delle derive, una categoria di barche sulle quali si affinano sensibilità e tattica. Unica pausa dall’attività nautica, il periodo lavorativo trascorso a Milano. Seppur sempre vissuta come una passione extra lavorativa, il professore ha partecipato a regate nazionali ed internazionali, collezionando anche qualche piccola soddisfazione, prima come timoniere, ora come randista, ovvero addetto al governo della randa, la vela più grande. Attualmente divide con altri cinque amici un X-35, un cabinato da trentacinque piedi veloce pur essendo un’imbarcazione da crociera: “siamo un gruppo di cinquantenni, tutti impegnati in attività professionali. In questo momento ci stiamo dedicando solo al campionato di vela d’altura, un appuntamento classico dell’inverno napoletano. Abbiamo l’ambizione di partecipare al campionato italiano ed a quello europeo, che quest’anno si svolge in Toscana ed al quale abbiamo già preso parte nel 2010. Occorre, però, un allenamento specifico per presentarsi in buone condizioni a queste competizioni e non è sempre possibile”. Fra impegno fisico e tattica, è una disciplina che richiede molte qualità. “Dico spesso che all’università ci vorrebbero sei crediti obbligatori di vela – scherza il Preside – perché di fronte a cambi di vento, mutamenti meteorologici e disposizione degli avversari, ti obbliga a decidere in pochi secondi cosa fare. Inoltre, anche se non è molto democratica, insegna il lavoro di gruppo ed il rispetto del ruolo assegnato”. Negli ultimi decenni, l’apporto tecnologico è diventato importante e spesso preponderante: “forse adesso di tecnologia ce n’è anche troppa”, sottolinea Salatino senza mezzi termini. I risultati spettacolari, possibili anche grazie all’utilizzo di materiali innovativi, l’ha resa popolare presso il grande pubblico, ma l’ha anche allontanata dalla base. “Per molti anni ho partecipato alle gare sul laser, un’imbarcazione monoposto, definita dal progettista che l’ha ideata l’equivalente di un manubrio da palestra, un oggetto semplice, standardizzato, in cui la differenza la fanno le capacità individuali. Esistono due vele, quella della Coppa America e quella della sana competizione, del contatto con la natura e dell’esplorazione di posti nuovi e spesso bellissimi come il nostro Golfo e le nostre isole”. A dispetto del senso comune, è possibile accostarsi a questa disciplina a qualsiasi livello e con qualsiasi disponibilità economica perché molti club e circoli mettono a disposizione imbarcazioni e corsi a costi accessibili. “Anche nell’ipotesi di voler acquistare una piccola imbarcazione, ce ne sono tante a prezzi decisamente abbordabili, per il reddito di una famiglia normale. Del resto io non venivo da una famiglia particolarmente benestante. L’idea che accedere alla vela sia solo questione di censo è da contrastare”. A fine estate, il 10 e l’11 settembre a Rimini, si è svolto il primo Campionato di Vela degli Ordini degli Ingegneri d’Italia, vinto proprio dall’imbarcazione fridericiana: “un’esperienza bellissima, per la quale avevo dato la mia disponibilità a luglio, quando pensavo di avere un po’ di tempo, ma a terra ero, per tutti, l’uomo con due telefonini, perché qui, intanto, le attività andavano avanti”.
Sportiva da sempre, solo da qualche anno fa si è appassionata al canottaggio “grazie a degli amici i quali durante l’estate avevano fatto un’esperienza di canottaggio alle Isole Eolie e, una volta tornati, hanno proposto di intraprendere questa attività anche a Napoli”, racconta Beatrice Faggiano, ricercatrice nel campo della Tecnica delle Costruzioni e canottiera di coastal rowing, canottaggio a mare, una disciplina dilettantistica molto diffusa soprattutto in Francia, che si pratica con barche più grandi e più stabili rispetto a quelle adoperate nel canottaggio olimpico. Il gruppo di canottieri decide di contattare il campione Peppe Del Gaudio affinché funga da allenatore e da allora è attivo, presso il Circolo Posillipo, un corso strutturato con cinquanta iscritti nella categoria Master. Più di recente è stata inaugurato anche un corso per i giovani. Le imbarcazioni sono da uno, due o quattro posti e un singolo atleta può gareggiare in più categorie. Poi c’è la Iole, barca più tradizionale in grado di ospitare fino ad otto persone. “Abbiamo partecipato a campionati italiani, europei, mondiali. Quest’anno in particolare abbiamo ottenuto risultati molto soddisfacenti”, prosegue la ricercatrice. Ai Campionati italiani di San Benedetto del Tronto, infatti, la squadra napoletana si è classificata prima nella categoria Under 34 (la classe di appartenenza si stabilisce calcolando l’età media dell’equipaggio) e prima in tutte le categorie Master, mentre a Sabaudia, ad ottobre, ha conquistato la medaglia d’oro ed il terzo posto, rispettivamente, con la Iole a quattro ed otto posti. Per tutti gli iscritti amanti di questo sport, l’Ordine degli Ingegneri organizza ogni anno dei Campionati italiani a cui la dott.ssa Faggiano ha partecipato, in un doppio misto con un collega, classificandosi al secondo posto. “Lo sport è un antistress incredibile. La sera alle otto, scappo dall’università e vado direttamente a mare per fare una delle nostre passeggiate da Giuseppone a Mare a Castel dell’Ovo. È veramente un toccasana a cui ci si può dedicare a qualsiasi età”.
Simona Pasquale
Sportiva da sempre, solo da qualche anno fa si è appassionata al canottaggio “grazie a degli amici i quali durante l’estate avevano fatto un’esperienza di canottaggio alle Isole Eolie e, una volta tornati, hanno proposto di intraprendere questa attività anche a Napoli”, racconta Beatrice Faggiano, ricercatrice nel campo della Tecnica delle Costruzioni e canottiera di coastal rowing, canottaggio a mare, una disciplina dilettantistica molto diffusa soprattutto in Francia, che si pratica con barche più grandi e più stabili rispetto a quelle adoperate nel canottaggio olimpico. Il gruppo di canottieri decide di contattare il campione Peppe Del Gaudio affinché funga da allenatore e da allora è attivo, presso il Circolo Posillipo, un corso strutturato con cinquanta iscritti nella categoria Master. Più di recente è stata inaugurato anche un corso per i giovani. Le imbarcazioni sono da uno, due o quattro posti e un singolo atleta può gareggiare in più categorie. Poi c’è la Iole, barca più tradizionale in grado di ospitare fino ad otto persone. “Abbiamo partecipato a campionati italiani, europei, mondiali. Quest’anno in particolare abbiamo ottenuto risultati molto soddisfacenti”, prosegue la ricercatrice. Ai Campionati italiani di San Benedetto del Tronto, infatti, la squadra napoletana si è classificata prima nella categoria Under 34 (la classe di appartenenza si stabilisce calcolando l’età media dell’equipaggio) e prima in tutte le categorie Master, mentre a Sabaudia, ad ottobre, ha conquistato la medaglia d’oro ed il terzo posto, rispettivamente, con la Iole a quattro ed otto posti. Per tutti gli iscritti amanti di questo sport, l’Ordine degli Ingegneri organizza ogni anno dei Campionati italiani a cui la dott.ssa Faggiano ha partecipato, in un doppio misto con un collega, classificandosi al secondo posto. “Lo sport è un antistress incredibile. La sera alle otto, scappo dall’università e vado direttamente a mare per fare una delle nostre passeggiate da Giuseppone a Mare a Castel dell’Ovo. È veramente un toccasana a cui ci si può dedicare a qualsiasi età”.
Simona Pasquale