Corsi di Laurea differenti, ma problematiche, soprattutto logistiche e organizzative, comuni e che, di semestre in semestre, risultano una costante difficile da eliminare per gli studenti di Ingegneria. Alcune difficoltà sono legate, in particolar modo, al plesso in via Claudio.
“Questo primo semestre è abbastanza impegnativo – racconta Federica Navaglio, iscritta al I anno della Magistrale in Ingegneria gestionale della logistica e della produzione – soprattutto considerando la quantità di studio e gli orari dei corsi, ma per ora procede bene. Forse dovrebbe essere migliorata la distribuzione delle ore di lezione. Pur dovendo seguire solo 4 ore al giorno, infatti, capita spesso di restare all’università fino alle 18.30 perchè magari sono previste due ore di lezione la mattina e due ore il pomeriggio. In questo modo viene meno la possibilità di utilizzare parte della giornata per lo studio. Seguo in via Claudio e Piazzale Tecchio e, a livello di aule e strumentazione, non ci possiamo lamentare. Risentiamo un po’ solo della mancanza di una biblioteca più grande in cui poter studiare”.
Federica Capuozzo, al III anno fuoricorso in Ingegneria gestionale della logistica e della produzione, riscontra problematiche simili: “Ci sono sicuramente problemi di orario. Penso che, a volte, siano fatti male e non ci permettano di seguire bene tutti i corsi. O abbiamo ore sovrapposte e non possiamo seguire tutto, non avendo il dono dell’ubiquità, oppure tra una lezione e l’altra capitano 3 – 4 ore di buco. Solitamente seguiamo nel plesso di via Claudio. Per alcune lezioni dovremmo andare ad Agnano, ma non c’è neanche il tempo di arrivare puntuali, a causa dei disservizi dei mezzi pubblici. Molto spesso, quindi, si rinuncia. A incidere negativamente sulla sede in via Claudio ci sono anche bagni mal funzionanti e aule che d’estate diventano forni crematori perché non climatizzate”. Difficoltà anche dal punto di vista didattico: “I programmi sono molto ampi. Le materie più complicate risultano sicuramente Fisica matematica e Probabilità e statistica. La prima, inoltre, prevede solo un esame orale, durante il quale il docente vuole sapere tutto, parola per parola, come lo spiega in aula”. La studentessa ha, però, le idee chiare: “Voglio laurearmi il prima possibile. Poi, mi piacerebbe andare all’estero perché in Italia, purtroppo, non si sta più bene”.
“Gli orari sono assurdi – afferma Valeria, studentessa del III anno in Ingegneria Biomedica – e, talvolta, i corsi si sovrappongono. Per non contare che dobbiamo spostarci di sede in sede senza che tra i vari corsi ci sia uno spacco. Ci dividiamo tra le sedi di Agnano, via Claudio e Piazzale Tecchio. Si può dire che ogni due ore c’è un cambio aula. Per comprendere la nostra situazione, basta pensare che il mercoledì il corso di Ingegneria dei tessuti, previsto ad Agnano, finisce alle 16.30 e, nel frattempo, alle 16.00 è già iniziata la lezione di Principi di bioingegneria e di strumentazione biomedica in via Claudio. Forse è stato inventato il teletrasporto e noi studenti non ne siamo ancora al corrente. A tutto ciò si aggiungono aule, in particolar modo quelle in via Claudio, abbastanza vecchie”.
Tre sono le note dolenti che Stefano Cioffi, iscritto al III anno del Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica, riscontra in questo primo semestre: “Le prime due sono legate agli orari dei corsi e all’organizzazione logistica, l’ultima alla didattica. Tre giorni su quattro i corsi iniziano alle 8.30 e terminano verso ora di pranzo, o anche prima, per poi riprendere dalle 16.30 alle 18.30. Abbiamo tante ore di spacco che sottraggono tempo allo studio da casa. Seguiamo tra Piazzale Tecchio e via Claudio. Le aule sono piccole rispetto al numero di frequentanti e i microfoni non funzionano. Le materie sono già impegnative, ma così lo sforzo richiesto è il doppio. Particolare difficoltà la riscontro nel corso di Macchine, fondamentale nel mio percorso di studi. Da quest’anno, infatti, è tenuto da due professori senza coordinazione alcuna”. Lo studente non dimentica la questione ‘lavori in corso’ nella sede in via Claudio: “Durante le lezioni si percepisce qualche rumore, ma gli operai cercano di non dare fastidio e, se il professore si impegna a usare il microfono, si segue tranquillamente. Al momento l’unica cosa ultimata sono i bagni. Ora dovrebbero essere ammodernate le aule. Alcune, difatti, sono chiuse, così come la biblioteca all’ultimo piano. Tutto ciò, ovviamente, incide ulteriormente sulla mancanza di aule studio e posti per studiare. La riapertura aiuterebbe, ma non risolverebbe il problema”. C’è bisogno di collaborazione: “Sono convinto che, oltre ai problemi fisici della sede, se i bidelli si impegnassero a far funzionare microfoni e proiettori, si avrebbero dei piccoli miglioramenti. Pochi giorni fa, ad esempio, il bidello sosteneva che il microfono fosse guasto. Il professore, invece, ha perso cinque minuti vicino all’amplificatore e, alla fine, siamo riusciti a far lezione con microfono funzionante. Fare lezione senza microfono a 150 studenti non è possibile”.
“I problemi che pesano di più – dice Marianna, al II anno di Ingegneria Meccanica – sono legati ai trasporti. Provengo da Nola ed ogni mattina passo circa un’ora in circumvesuviana e venti minuti, se tutto va bene, in metropolitana, poi a piedi sino a via Claudio. E posso dire di essere fortunata, visto che l’anno scorso prendevo anche il pullman per raggiungere la sede di Monte Sant’Angelo. Ora mi divido tra Piazzale Tecchio e via Claudio. Gli orari delle lezioni sono separati abbastanza bene, quindi non devo correre tra una sede e l’altra. Peccato non possa dire lo stesso per quanto riguarda le strutture. Le aule non sono adeguate. Se non sei seduto al primo banco è praticamente impossibile seguire la lezione. Le panche sono scomode, si suda tremendamente e non c’è spazio per più di un quaderno. Se dovesse esserci un terremoto o un incendio moriremmo come topi”. Inevitabile il riferimento alla scossa di terremoto di qualche giorno fa: “Mi trovavo a Piazzale Tecchio e l’ho sentita molto bene. Le lezioni sono state sospese proprio perché le strutture non sono pronte ad affrontare situazioni simili”. Poi, guarda al futuro: “Mi aspetto di lavorare all’estero, non per guadagnare di più, ma perché mi sento cittadina del mondo. Se anche questa città dovesse offrire qualcosa, sarebbe per pochi. È prevista, ad esempio, l’attivazione di una Specialistica in Meccatronica, ma si tratta solo di 50 posti, pochissimi rispetto al numero complessivo di studenti”.
Abbastanza tranquillo Gabriele Boscaino, anche lui al II anno del Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica: “I professori sono bravi. Anche a livello di orari niente da dire, seguo sempre di mattina e in dieci minuti di macchina sono in sede. Ogni tanto manca il microfono, che dovrebbe essere fisso e, a volte, stiamo un po’ stretti un aula”. Ci vuole determinazione: “Quest’anno sono previsti sei esami. Quello che temo di più è Elettrotecnica. Il professore ha pensato bene di confortarci dicendoci che la media di volte necessarie per passarlo è di sette. Supereremo anche questa. Punto a laurearmi e trasferirmi, dato che Napoli non offre alcun tipo di opportunità”.
Fabiana Carcatella
“Questo primo semestre è abbastanza impegnativo – racconta Federica Navaglio, iscritta al I anno della Magistrale in Ingegneria gestionale della logistica e della produzione – soprattutto considerando la quantità di studio e gli orari dei corsi, ma per ora procede bene. Forse dovrebbe essere migliorata la distribuzione delle ore di lezione. Pur dovendo seguire solo 4 ore al giorno, infatti, capita spesso di restare all’università fino alle 18.30 perchè magari sono previste due ore di lezione la mattina e due ore il pomeriggio. In questo modo viene meno la possibilità di utilizzare parte della giornata per lo studio. Seguo in via Claudio e Piazzale Tecchio e, a livello di aule e strumentazione, non ci possiamo lamentare. Risentiamo un po’ solo della mancanza di una biblioteca più grande in cui poter studiare”.
Federica Capuozzo, al III anno fuoricorso in Ingegneria gestionale della logistica e della produzione, riscontra problematiche simili: “Ci sono sicuramente problemi di orario. Penso che, a volte, siano fatti male e non ci permettano di seguire bene tutti i corsi. O abbiamo ore sovrapposte e non possiamo seguire tutto, non avendo il dono dell’ubiquità, oppure tra una lezione e l’altra capitano 3 – 4 ore di buco. Solitamente seguiamo nel plesso di via Claudio. Per alcune lezioni dovremmo andare ad Agnano, ma non c’è neanche il tempo di arrivare puntuali, a causa dei disservizi dei mezzi pubblici. Molto spesso, quindi, si rinuncia. A incidere negativamente sulla sede in via Claudio ci sono anche bagni mal funzionanti e aule che d’estate diventano forni crematori perché non climatizzate”. Difficoltà anche dal punto di vista didattico: “I programmi sono molto ampi. Le materie più complicate risultano sicuramente Fisica matematica e Probabilità e statistica. La prima, inoltre, prevede solo un esame orale, durante il quale il docente vuole sapere tutto, parola per parola, come lo spiega in aula”. La studentessa ha, però, le idee chiare: “Voglio laurearmi il prima possibile. Poi, mi piacerebbe andare all’estero perché in Italia, purtroppo, non si sta più bene”.
“Gli orari sono assurdi – afferma Valeria, studentessa del III anno in Ingegneria Biomedica – e, talvolta, i corsi si sovrappongono. Per non contare che dobbiamo spostarci di sede in sede senza che tra i vari corsi ci sia uno spacco. Ci dividiamo tra le sedi di Agnano, via Claudio e Piazzale Tecchio. Si può dire che ogni due ore c’è un cambio aula. Per comprendere la nostra situazione, basta pensare che il mercoledì il corso di Ingegneria dei tessuti, previsto ad Agnano, finisce alle 16.30 e, nel frattempo, alle 16.00 è già iniziata la lezione di Principi di bioingegneria e di strumentazione biomedica in via Claudio. Forse è stato inventato il teletrasporto e noi studenti non ne siamo ancora al corrente. A tutto ciò si aggiungono aule, in particolar modo quelle in via Claudio, abbastanza vecchie”.
Tre sono le note dolenti che Stefano Cioffi, iscritto al III anno del Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica, riscontra in questo primo semestre: “Le prime due sono legate agli orari dei corsi e all’organizzazione logistica, l’ultima alla didattica. Tre giorni su quattro i corsi iniziano alle 8.30 e terminano verso ora di pranzo, o anche prima, per poi riprendere dalle 16.30 alle 18.30. Abbiamo tante ore di spacco che sottraggono tempo allo studio da casa. Seguiamo tra Piazzale Tecchio e via Claudio. Le aule sono piccole rispetto al numero di frequentanti e i microfoni non funzionano. Le materie sono già impegnative, ma così lo sforzo richiesto è il doppio. Particolare difficoltà la riscontro nel corso di Macchine, fondamentale nel mio percorso di studi. Da quest’anno, infatti, è tenuto da due professori senza coordinazione alcuna”. Lo studente non dimentica la questione ‘lavori in corso’ nella sede in via Claudio: “Durante le lezioni si percepisce qualche rumore, ma gli operai cercano di non dare fastidio e, se il professore si impegna a usare il microfono, si segue tranquillamente. Al momento l’unica cosa ultimata sono i bagni. Ora dovrebbero essere ammodernate le aule. Alcune, difatti, sono chiuse, così come la biblioteca all’ultimo piano. Tutto ciò, ovviamente, incide ulteriormente sulla mancanza di aule studio e posti per studiare. La riapertura aiuterebbe, ma non risolverebbe il problema”. C’è bisogno di collaborazione: “Sono convinto che, oltre ai problemi fisici della sede, se i bidelli si impegnassero a far funzionare microfoni e proiettori, si avrebbero dei piccoli miglioramenti. Pochi giorni fa, ad esempio, il bidello sosteneva che il microfono fosse guasto. Il professore, invece, ha perso cinque minuti vicino all’amplificatore e, alla fine, siamo riusciti a far lezione con microfono funzionante. Fare lezione senza microfono a 150 studenti non è possibile”.
“I problemi che pesano di più – dice Marianna, al II anno di Ingegneria Meccanica – sono legati ai trasporti. Provengo da Nola ed ogni mattina passo circa un’ora in circumvesuviana e venti minuti, se tutto va bene, in metropolitana, poi a piedi sino a via Claudio. E posso dire di essere fortunata, visto che l’anno scorso prendevo anche il pullman per raggiungere la sede di Monte Sant’Angelo. Ora mi divido tra Piazzale Tecchio e via Claudio. Gli orari delle lezioni sono separati abbastanza bene, quindi non devo correre tra una sede e l’altra. Peccato non possa dire lo stesso per quanto riguarda le strutture. Le aule non sono adeguate. Se non sei seduto al primo banco è praticamente impossibile seguire la lezione. Le panche sono scomode, si suda tremendamente e non c’è spazio per più di un quaderno. Se dovesse esserci un terremoto o un incendio moriremmo come topi”. Inevitabile il riferimento alla scossa di terremoto di qualche giorno fa: “Mi trovavo a Piazzale Tecchio e l’ho sentita molto bene. Le lezioni sono state sospese proprio perché le strutture non sono pronte ad affrontare situazioni simili”. Poi, guarda al futuro: “Mi aspetto di lavorare all’estero, non per guadagnare di più, ma perché mi sento cittadina del mondo. Se anche questa città dovesse offrire qualcosa, sarebbe per pochi. È prevista, ad esempio, l’attivazione di una Specialistica in Meccatronica, ma si tratta solo di 50 posti, pochissimi rispetto al numero complessivo di studenti”.
Abbastanza tranquillo Gabriele Boscaino, anche lui al II anno del Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica: “I professori sono bravi. Anche a livello di orari niente da dire, seguo sempre di mattina e in dieci minuti di macchina sono in sede. Ogni tanto manca il microfono, che dovrebbe essere fisso e, a volte, stiamo un po’ stretti un aula”. Ci vuole determinazione: “Quest’anno sono previsti sei esami. Quello che temo di più è Elettrotecnica. Il professore ha pensato bene di confortarci dicendoci che la media di volte necessarie per passarlo è di sette. Supereremo anche questa. Punto a laurearmi e trasferirmi, dato che Napoli non offre alcun tipo di opportunità”.
Fabiana Carcatella