“Cento anni fa un giovanotto, di nome Einstein, con due articoli, modificò la storia della Fisica” ha ricordato il Rettore del Federico II Guido Trombetti nell’annunciare la presenza, il 18 aprile, di un ospite d’eccezione, il Premio Nobel per la Fisica Riccardo Giacconi, “una personalità di alto rilievo, fondatore dell’astronomia ai raggi X”. Giacconi ha tenuto, dopo la conferenza stampa, una lezione nell’ambito delle celebrazioni per l’Anno Internazionale della Fisica, “un’occasione –ha ribadito Trombetti- per avvicinare i giovani a questo grande ambito scientifico proprio nel momento in cui lo stesso Presidente della Repubblica Ciampi invita allo studio della scienze di base”. “Le scienze ed i suoi risultati vanno diffusi e divulgati ai cittadini”, ha aggiunto il prof. Vittorio Silvestrini, Presidente della Fondazione Idis. Giacconi, ha detto l’astrofisico prof. Massimo Capaccioli, Direttore dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, “si è laureato in Italia, è partito dall’Italia ed ha inventato cose eccezionali. Ha inventato una nuova branca dello spazio. In più ha il piacere della ricerca. Ed una mente ancora capace di emozionare e di emozionarsi. Guardando a quest’esempio, i giovani potranno apprezzare quel quid per meglio collegarsi alla tradizione scientifica italiana”.
E poi la parola al Premio Nobel 2002, 73 anni, genovese, laurea in Fisica all’Università di Milano, con una tesi sui raggi cosmici. Reduce da una visita al nuovo telescopio VST -Very Large Telescope- (il più grande interferometro ottico cui diede la stura nel 1993, quando assunse la presidenza dell’ESO –European Southern Observatory-) in fase di realizzazione a Napoli, Giacconi, sollecitato dalla stampa, ha affrontato vari temi. Quello dei cervelli in fuga. Un falso problema “perché in Italia ce ne sono tanti. L’importante è farli esprimere”. Sulla differenza tra la ricerca applicata e la ricerca di base: “ormai la distanza è quasi nulla”. Una figura di riferimento: Enrico Fermi “è stato il mio ideale per tanto tempo”. Sulla sua nomina fra i membri dell’ITT del Ministro Moratti: “una valutazione: mi ha interessato la forma mentis che vi è alla base, Cioè pensare ai laboratori prima degli scienziati. Noi abbiamo proposto, di scegliere prima gli scienziati e poi chiedere loro che tipo di laboratori realizzare. Altrimenti che senso ha?”.
Il suo sogno: “voglio realizzare ad Harvard un posto dove l’autorità delle idee sia maggiore dell’idea dell’autorità. Un luogo libero dove la scienza possa fiorire”.
E poi la parola al Premio Nobel 2002, 73 anni, genovese, laurea in Fisica all’Università di Milano, con una tesi sui raggi cosmici. Reduce da una visita al nuovo telescopio VST -Very Large Telescope- (il più grande interferometro ottico cui diede la stura nel 1993, quando assunse la presidenza dell’ESO –European Southern Observatory-) in fase di realizzazione a Napoli, Giacconi, sollecitato dalla stampa, ha affrontato vari temi. Quello dei cervelli in fuga. Un falso problema “perché in Italia ce ne sono tanti. L’importante è farli esprimere”. Sulla differenza tra la ricerca applicata e la ricerca di base: “ormai la distanza è quasi nulla”. Una figura di riferimento: Enrico Fermi “è stato il mio ideale per tanto tempo”. Sulla sua nomina fra i membri dell’ITT del Ministro Moratti: “una valutazione: mi ha interessato la forma mentis che vi è alla base, Cioè pensare ai laboratori prima degli scienziati. Noi abbiamo proposto, di scegliere prima gli scienziati e poi chiedere loro che tipo di laboratori realizzare. Altrimenti che senso ha?”.
Il suo sogno: “voglio realizzare ad Harvard un posto dove l’autorità delle idee sia maggiore dell’idea dell’autorità. Un luogo libero dove la scienza possa fiorire”.