“Non vogliamo un dibattito fumoso, ma un sì o un no. Vogliamo che il Senato Accademico ci faccia sapere se metterà le nostre quattro questioni all’ordine del giorno della riunione di aprile”. “E vogliamo anche che un paio di esponenti del Collettivo partecipino come uditori a quella stessa riunione”. Gli studenti del Collettivo Interfacoltà della Federico II sono stati chiari sin dalle prime battute del loro – inusuale – incontro con una delegazione del Senato Accademico. Altrettanto diretta la replica del Rettore Guido Trombetti: “i vostri temi saranno sì discussi in Senato, ma solo al termine di una fase istruttoria necessaria per reperire dati e informazioni più dettagliate”. Per la prima volta, dunque, Collettivo Interfacoltà e Senato Accademico si sono confrontati pubblicamente in un’aula universitaria. Con l’organo di governo del Federico II chiamato ad esprimersi su quattro punti critici individuati dall’Interfacoltà: aumento del numero degli appelli, abbattimento del muro dei crediti, abolizione dell’obbligo di frequenza e attivazione – senza numero chiuso – delle lauree specialistiche.
Tutto ciò è accaduto il 16 marzo scorso nell’aula De Sanctis del corso Umberto, in una cornice di pubblico scarna – una sessantina gli universitari, molti dei quali dell’Interfacoltà – per argomenti che toccano nel cuore il percorso di studi di migliaia di studenti. Ad intervenire, una delegazione del Senato Accademico, guidata dal Rettore Trombetti, dai Presidi Enrica Amaturo di Sociologia, Alberto Di Donato di Scienze, Massimo Marrelli di Economia, Antonio V. Nazzaro di Lettere; dal Presidente del Polo delle Scienze della Vita Guido Rossi e dal prof. Massimo D’Apuzzo. Presenze troppo scarse per il Collettivo: “gli altri presidi e docenti non sono stati avvertiti in maniera tempestiva dal Rettore e questo ci dispiace molto”, commentano. A latere dell’aula, i neo rappresentanti degli studenti in Senato Accademico, invitati dal Rettore Guido Trombetti – e solo da lui – a partecipare. Ma si sa, tra i due gruppi – Collettivo e rappresentanza studentesca – non corre buon sangue…
Tutto ciò è accaduto il 16 marzo scorso nell’aula De Sanctis del corso Umberto, in una cornice di pubblico scarna – una sessantina gli universitari, molti dei quali dell’Interfacoltà – per argomenti che toccano nel cuore il percorso di studi di migliaia di studenti. Ad intervenire, una delegazione del Senato Accademico, guidata dal Rettore Trombetti, dai Presidi Enrica Amaturo di Sociologia, Alberto Di Donato di Scienze, Massimo Marrelli di Economia, Antonio V. Nazzaro di Lettere; dal Presidente del Polo delle Scienze della Vita Guido Rossi e dal prof. Massimo D’Apuzzo. Presenze troppo scarse per il Collettivo: “gli altri presidi e docenti non sono stati avvertiti in maniera tempestiva dal Rettore e questo ci dispiace molto”, commentano. A latere dell’aula, i neo rappresentanti degli studenti in Senato Accademico, invitati dal Rettore Guido Trombetti – e solo da lui – a partecipare. Ma si sa, tra i due gruppi – Collettivo e rappresentanza studentesca – non corre buon sangue…
“Siamo macchine
da crediti”
da crediti”
Al microfono si alternano gli studenti dell’Interfacoltà. Spiegano le loro ragioni. Vogliono parlare. E scagliare la loro verità come fendenti. Per colpire al cuore un sistema che “ci ferisce, ci umilia, ci rende macchine da crediti. Nulla più”. “Lo sbarramento per il passaggio da un anno all’altro di corso è una sorta di sistema sanzionatorio che a noi non piace. Ci sembra di essere trattati come bambini cui viene detto come studiare”, esordisce Daniele, terzo anno di Giurisprudenza, moderatore dell’incontro. E ancora: “al momento le specialistiche del Federico II non sono a numero chiuso, ma solo perché non ci sono ancora molti laureati triennali. E dopo? Come si comporterà il nostro Ateneo quando entreremo a pieno regime?”.
Poi l’obbligo di frequenza: “è un meccanismo penalizzante soprattutto per quegli studenti che devono lavorare per mantenersi agli studi”. E gli appelli. Il Collettivo ne chiede nove, uno per ciascun mese: “avere più date per sostenere esami significa essere padroni di scegliere autonomamente come gestire il proprio percorso di studi”. Per Francesca, studentessa di Sociologia, “se si eliminassero queste barriere, andremmo molto più spediti negli studi, evitando di pagare altre tasse”. E aggiunge: “a Sociologia è stata attivata una sola Specialistica su tre. Dove andremo una volta finita la triennale?”.
I rappresentanti degli studenti fremono. Vogliono esprimersi e spiegare il loro punto di vista. “Anche noi siamo contro l’attuale organizzazione universitaria, ma bisogna essere propositivi”, l’intervento incisivo di Pierino Di Silverio, senatore accademico per Confederazione, che aggiunge: “il problema va risolto a monte; invece voi siete partiti a valle”. E cita l’esempio della sua Facoltà, Medicina: “da noi il numero chiuso è dettato dalla mancanza di strutture e infrastrutture: chiediamo prima queste e poi discutiamo sul numero chiuso”.
Compatti, i senatori accademici concordano su un punto: “ci avrebbe fatto piacere che il Collettivo ci avesse coinvolto. Anche perché in Senato Accademico siamo già lavorando su questi temi. Dobbiamo imparare a dialogare e a collaborare per avanzare richieste unitarie”. Lo ha detto Di Silverio e lo hanno ribadito Walter Corrado (Confederazione), presidente del Parlamentino degli studenti, e Francesco Angeloni, eletto nella Facoltà di Scienze Biotecnologiche (Studenti in Movimento). Dal pubblico qualcuno mormora. Partono le accuse contro i rappresentanti: “oltre a parlare, fate anche qualcosa?”. Ad Angeloni la replica: “le cose non si risolvono dall’oggi al domani: ci sono tempi burocratici da rispettare. E comunque ci siamo insediati da appena un mese”. Perentoria la posizione del Collettivo: “ci siamo rivolti direttamente al Senato e non a voi rappresentanti perché crediamo che i nostri quattro punti siano questioni rilevanti da risolvere subito”.
Poi l’obbligo di frequenza: “è un meccanismo penalizzante soprattutto per quegli studenti che devono lavorare per mantenersi agli studi”. E gli appelli. Il Collettivo ne chiede nove, uno per ciascun mese: “avere più date per sostenere esami significa essere padroni di scegliere autonomamente come gestire il proprio percorso di studi”. Per Francesca, studentessa di Sociologia, “se si eliminassero queste barriere, andremmo molto più spediti negli studi, evitando di pagare altre tasse”. E aggiunge: “a Sociologia è stata attivata una sola Specialistica su tre. Dove andremo una volta finita la triennale?”.
I rappresentanti degli studenti fremono. Vogliono esprimersi e spiegare il loro punto di vista. “Anche noi siamo contro l’attuale organizzazione universitaria, ma bisogna essere propositivi”, l’intervento incisivo di Pierino Di Silverio, senatore accademico per Confederazione, che aggiunge: “il problema va risolto a monte; invece voi siete partiti a valle”. E cita l’esempio della sua Facoltà, Medicina: “da noi il numero chiuso è dettato dalla mancanza di strutture e infrastrutture: chiediamo prima queste e poi discutiamo sul numero chiuso”.
Compatti, i senatori accademici concordano su un punto: “ci avrebbe fatto piacere che il Collettivo ci avesse coinvolto. Anche perché in Senato Accademico siamo già lavorando su questi temi. Dobbiamo imparare a dialogare e a collaborare per avanzare richieste unitarie”. Lo ha detto Di Silverio e lo hanno ribadito Walter Corrado (Confederazione), presidente del Parlamentino degli studenti, e Francesco Angeloni, eletto nella Facoltà di Scienze Biotecnologiche (Studenti in Movimento). Dal pubblico qualcuno mormora. Partono le accuse contro i rappresentanti: “oltre a parlare, fate anche qualcosa?”. Ad Angeloni la replica: “le cose non si risolvono dall’oggi al domani: ci sono tempi burocratici da rispettare. E comunque ci siamo insediati da appena un mese”. Perentoria la posizione del Collettivo: “ci siamo rivolti direttamente al Senato e non a voi rappresentanti perché crediamo che i nostri quattro punti siano questioni rilevanti da risolvere subito”.
Occorre valutare
le specificità delle
singole Facoltà
le specificità delle
singole Facoltà
A salire sul banco degli imputati, la riforma. Sempre lei. Quel Decreto 509 che gli studenti contestano a tutto tondo. “È bene che si parli di queste questioni. La discussione aiuta a sviscerare i problemi. Si tratta di temi che vanno assolutamente affrontati dal Senato Accademico”, ripetono a turno i docenti presenti. Salvo poi glissare quando gli studenti li esortano a prendere posizione. “Come preside della Facoltà di Scienze – spiega Alberto Di Donato – dovrei dirvi che i miei studenti non vivono i problemi da voi segnalati: a Scienze non ci sono sbarramenti, si fanno esami ogni mese, le specialistiche sono aperte a tutti. Insomma, secondo me la questione della riorganizzazione didattica va contestualizzata, va cioè affrontata alla luce delle specificità che caratterizzano le varie Facoltà del nostro Ateneo”.
Della stessa opinione il prof. Massimo D’Apuzzo, per il quale ci vorrebbe “un’attenta analisi dell’intero Ateneo Federico II”, e il prof. Guido Rossi, già Preside di Medicina, oggi Presidente del Polo delle Scienze della Vita, il primo a rispondere anche sulla richiesta dell’Interfacoltà di partecipare al Senato Accademico: “non si possono aprire le porte a chi non sia stato eletto democraticamente. Avete i vostri rappresentanti, usate loro”.
Da economista, Massimo Marrelli fa un’analisi costi/benefici della situazione. “Nella mia Facoltà esiste lo sbarramento e c’è per evitare che gli studenti vadano fuori corso. Tenete anche presente che un fuoricorso sottrae maggiori finanziamenti alla Facoltà di un ripetente”. Parla di “spezzettamento del sapere” il Preside di Economia. E racconta dell’incubo Microeconomia: “Per gli studenti di Economia questo esame è diventato un assillo. Vi assicuro che in Facoltà abbiamo i migliori docenti della materia. Il problema è che fanno lezione ad una platea di quattrocento ragazzi”. Alla Facoltà di Lettere lo sbarramento è stato abolito “e devo dire che al momento non registriamo effetti negativi”, la testimonianza del suo Preside, Antonio Nazzaro.
C’è tensione in assemblea. Con gli studenti che non condividono le argomentazioni dei docenti. “Ci parlate di costi/benefici, ma non è giusto che i costi siamo sempre noi studenti a pagarli!”, urla qualcuno. E qualcun altro: “il punto non è essere fuoricorso o ripetente: il fatto è che non ci mettete in condizione di studiare”. Inevitabile, l’aut aut: “basta chiacchiere, diteci sì o no: discuterete in Senato le nostre questioni?”.
Della stessa opinione il prof. Massimo D’Apuzzo, per il quale ci vorrebbe “un’attenta analisi dell’intero Ateneo Federico II”, e il prof. Guido Rossi, già Preside di Medicina, oggi Presidente del Polo delle Scienze della Vita, il primo a rispondere anche sulla richiesta dell’Interfacoltà di partecipare al Senato Accademico: “non si possono aprire le porte a chi non sia stato eletto democraticamente. Avete i vostri rappresentanti, usate loro”.
Da economista, Massimo Marrelli fa un’analisi costi/benefici della situazione. “Nella mia Facoltà esiste lo sbarramento e c’è per evitare che gli studenti vadano fuori corso. Tenete anche presente che un fuoricorso sottrae maggiori finanziamenti alla Facoltà di un ripetente”. Parla di “spezzettamento del sapere” il Preside di Economia. E racconta dell’incubo Microeconomia: “Per gli studenti di Economia questo esame è diventato un assillo. Vi assicuro che in Facoltà abbiamo i migliori docenti della materia. Il problema è che fanno lezione ad una platea di quattrocento ragazzi”. Alla Facoltà di Lettere lo sbarramento è stato abolito “e devo dire che al momento non registriamo effetti negativi”, la testimonianza del suo Preside, Antonio Nazzaro.
C’è tensione in assemblea. Con gli studenti che non condividono le argomentazioni dei docenti. “Ci parlate di costi/benefici, ma non è giusto che i costi siamo sempre noi studenti a pagarli!”, urla qualcuno. E qualcun altro: “il punto non è essere fuoricorso o ripetente: il fatto è che non ci mettete in condizione di studiare”. Inevitabile, l’aut aut: “basta chiacchiere, diteci sì o no: discuterete in Senato le nostre questioni?”.
Il Rettore:
“lo sbarramento,
dove possibile,
andrebbe ridotto”
“lo sbarramento,
dove possibile,
andrebbe ridotto”
È il momento, allora, del Rettore Guido Trombetti. “Le questioni si affrontano con il dialogo e il confronto, non nei termini perentori da voi posti”, la sua prima battuta. Poi qualche considerazione sui temi proposti dal Collettivo: “sulla faccenda del numero chiuso sfondate una porta aperta: personalmente sono contrario e come Ateneo ne abbiamo fatto ricorso solo quando è stata la legge ad imporcelo”. A proposito del muro dei crediti, “il Senato ha già deliberato la sua abolizione ad Architettura per la Tabella XXX. Là dove possibile, lo sbarramento andrebbe ridotto o eliminato, ma solo dopo un lavoro di osservazione di ogni Facoltà”. Quindi, la questione degli appelli: “quando, in passato, si facevano esami tutti i mesi, le cose non è che andassero poi meglio…”.
Infine, l’impegno di Trombetti a valutare, in Senato Accademico, le questioni segnalate dal Collettivo Interfacoltà, “ma solo dopo un’attenta ricognizione nelle varie Facoltà, e non in vostra presenza: il Senato non può avere condizionamenti di sorta”. Appuntamento, allora, a tra un mese, quando, a detta del Rettore Trombetti, il Senato potrebbe essere pronto per la discussione.
Paola Mantovano
Infine, l’impegno di Trombetti a valutare, in Senato Accademico, le questioni segnalate dal Collettivo Interfacoltà, “ma solo dopo un’attenta ricognizione nelle varie Facoltà, e non in vostra presenza: il Senato non può avere condizionamenti di sorta”. Appuntamento, allora, a tra un mese, quando, a detta del Rettore Trombetti, il Senato potrebbe essere pronto per la discussione.
Paola Mantovano







