Inglese, “ogni volta un esame da strazio”

È tragica per alcuni la sessione invernale tuttora in corso a causa degli esami di Lingua. Tra le cattedre che tranciano un maggior numero di studenti, Inglese la fa da padrona. Ecco le testimonianze dei respinti per annualità in ordine decrescente di bocciature. Inglese II. È tra quelli che affliggono un maggior numero di esaminandi, poiché rappresenta lo step di accesso all’ultima prova. “Ho superato Inglese I dopo ben quattro tentativi. Ora mi ritrovo a dare a giugno Inglese II per la quarta volta”. Il caso di Mariangela Russo è il quadro di una demotivazione assai diffusa presso gli studenti di Lingue e Culture Orientali e Africane. “Io ho preso un 19 allo scritto, riconfermato all’orale. Nonostante mi abbia abbassato la media di un bel po’, ho preferito accettarlo. È stata la cosa migliore, perché mi mancano quattro esami e non posso più prendermi il lusso di accettare solo votazioni alte con la seconda rata delle tasse da pagare”, spiega la collega Giorgia, che ha sostenuto l’orale l’8 febbraio scorso. “Io ho rifiutato il voto. Non l’avessi mai fatto. Tra poco sarà passato già un anno. E ho paura di non fare in tempo a sostenere nuovamente il colloquio che temo potrebbe scadere lo scritto. Me lo trascino da troppe sessioni. È finora l'esame più complicato della Triennale”, sostiene Alessandro Merolla. Alcuni dei suoi colleghi, ancora perplessi in merito al programma e le modalità di esame, decidono di rimandare al mese di marzo l’orale e nel frattempo confrontarsi sui dubbi più angosciosi. “Sono abbastanza confusa sul metodo di impostazione
dell’analisi linguistica. Ho seguito il corso due anni fa, ma i programmi d’esame cambiano a seconda dei docenti e in questo caso sono troppo vaghi. Prima c’era l’analisi della trascrizione di un video, ora delle frasi presenti nelle slide. Mi ci vorràun mese per recuperare tutto”, insiste Giulia De Blasio, iscritta al terzo anno, intenta a dare l’esame il 9 marzo. Inglese III. Partendo al primo anno con un livello consolidato di B1 (intermedio), secondo il Quadro Comune Europeo di Riferimento (QCER), collaudato attraverso il test d’ingresso, avere in tasca l’esame di Inglese III equivale al raggiungimento di un livello C1 (avanzato). Ciò che tormenta i rimandati di questo turno, in molti casi veterani della bocciatura, è avere a che fare con metodi di valutazione poco chiari. “Inglese III? Come affondare peggio del Titanic”, riferisce avvilita la studentessa Roberta De Luca, iscritta al terzo anno di Lingue, Letterature e Culture dell’Europa e delle Americhe. Come lei altri studenti lamentano la difficoltà della prova: “ogni volta un esame da strazio, soprattutto quando rappresenta ’unico ostacolo a separarci dalla laurea”, racconta la collega Fabrizia Agnello. “Non dico di aver svolto tutto bene, ma, facendo i miei calcoli sui presunti errori, ero arrivata a un punteggio di 17. Andrò a prendere visione del compito durante l’orario di ricevimento, perché non ho più la pallida idea di cosa sbaglio. Ormai conosco le consegne a memoria”. Se c’è chi ormai è giunto quasi al termine del proprio percorso, altri sono fermi da diverso tempo nel limbo degli esami notoriamente più impegnativi, anche la prima annualità non miete poche vittime.
Composizione, morfologia e fonetica: quello che manda in crisi
Inglese I.  “Credevo di aver peccato solo nella parte finale della produzione, poiché ho dimenticato di chiudere la lettera con un saluto”, la testimonianza di Carmen, iscritta a Lingue e Culture Comparate, che
ha sostenuto lo scritto il 23 gennaio. Solo tre i sopravvissuti su più di 30 prenotati in quell’occasione. 54
è il punteggio minimo per passare. “La prova è valutata su 90 punti. 90 meno 54 fa 36. Che tradotto significa:
per prendere almeno 18, si possono fare solo 36 errori. Tanti bocciati, perché il numero minimo
di errori ammessi dovrebbe essere almeno la metà di 90”. Nello stesso baratro di sconforto si trova anche
l’amica Martina Feola: “Neppure stavolta la fortuna ha girato in mio favore. È la terza volta che ci provo.
Lo preparo nei minimi dettagli per leggere puntualmente ‘failed’ accanto alla mia matricola”. La studentessa è tra i tanti che approfitteranno della possibilità di cambiare lingua. “A me piaceva l’inglese. Ma questo modo di essere esaminati mi ha fatto passare la voglia. Per affrettare i tempi di laurea ripiegherò su un altro insegnamento. Non penso affatto che l’inglese non sia per me e continuerò a studiarlo presso istituti privati. Almeno otterrò
delle certificazioni riconosciute ufficialmente”, aggiunge la collega Elisa, che insieme ad altri andrà
alla correzione del compito il 24 febbraio per farsi un’idea degli errori commessi. “Non so più cosa scrivere. Per due volte consecutive mi è stato detto che la mia mail non è abbastanza buona per raggiungere la sufficienza”. A Inglese I, infatti, è fondamentale totalizzare un buon punteggio nella composizione scritta di una lettera/email. “Non
capisco proprio come impostarla. Prima chiedono un tono informale, poi la consegna dice altro. A gennaio è stato l’esercizio che mi ha messo più in crisi”, prosegue Carmen. Altro scoglio della prova è la parte sulla fonetica e la morfologia. “In genere, quella che causa più bocciati. Sono sconvolta perché potremmo sembrare una massa di ignoranti. Ma io ho frequentato un liceo linguistico e da due anni faccio ripetizioni d’inglese. La cosa assurda è che credo di aver svolto almeno cento simulazioni della prova e non aver mai sbagliato tanto da non superarla”, ribadisce Elisa. “Erasmus e borse di studio si vincono con la media più alta”, l’osservazione acuta di Ilenia Errico. “E non è affatto vero, come molti sostengono, che i voti della Triennale non influiscano minimamente sulla Magistrale, poiché molti Corsi di Laurea di secondo livello richiedono un voto di laurea minimo di 106/110”. La maggioranza teme il pericolo del fuori corso. “Non si può vivere il proprio percorso universitario con ritmi stacanovisti che obbligano a dare il massimo non per un arricchimento personale, bensì in cambio di un voto sufficiente, certamente sudato ma poi inutile”, sostiene Vincenzo. “L’esame di Lingua è propedeutico. Una marea di gente va fuori corso perché non riesce a passarlo all’infinito. In altri Atenei ci sono appelli per l’esame scritto e orale a gennaio, febbraio e marzo. Corsi come i nostri richiedono una presenza veramente assidua e con tre appelli scritti all’anno diventa impossibile fare la corsa a ostacoli”. Consolato dai compagni, Vincenzo riprende fiato:
“Adesso penseremo ad altri esami aspettando giugno per riprovarci e uscirne finalmente vincitori”.
Sabrina Sabatino
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