Viene da Pediatria la nuova Direttrice del Dipartimento di Scienze mediche traslazionali (DiSMeT). È la prof.ssa Annamaria Staiano. Candidata unica, a decidere la successione al prof. Domenico Bonaduce sono stati 63 votanti su 64 (una la scheda bianca, 82 gli aventi diritto). Per il prossimo triennio dirigerà un Dipartimento nel quale convivono docenti di Medicina Interna, di Pediatria e Chirurgia pediatrica e di Patologia clinica e che per il futuro punta all’eccellenza.
Quali sono le aspettative della neo Direttrice?
“Continuare il lavoro svolto dal mio predecessore, con equilibrio e condivisione progettuale, rispettando specifiche e consolidate competenze nei diversi settori disciplinari. L’unanimità del voto è espressione di una stabile aggregazione tra tutti i membri del DiSMeT”.
Dal prof. Bonaduce, di Medicina Interna, alla prof.ssa Staiano, di Pediatria. Continuità e cambiamenti al Dipartimento?
“Il termine ‘traslazionale’ implica necessariamente una continuità. Il rapporto interdisciplinare tra le varie branche del Dipartimento non è solo concettuale, ma anche strutturale, con un elevato livello di collaborazione. L’alternanza delle cariche istituzionali è espressione di un confronto democratico con l’obiettivo comune di garantire un’ulteriore crescita culturale di tutte le aree del Dipartimento”.
Trasversale, trasferimento tecnologico e trasferimento applicativo sono alcuni dei termini chiave della ricerca traslazionale. Quali sono i progetti per rafforzare questi aspetti?
“La medicina traslazionale è una disciplina in rapido sviluppo nel campo della ricerca biomedica che trasforma i risultati sperimentali della ricerca di base in teoria, tecnologia e metodi pratici nelle diverse età della vita. L’obiettivo primario è cercare di trasferire le conoscenze acquisite in laboratorio al letto del paziente, in tempi rapidi e garantendo efficacia e sicurezza. I progetti futuri del nostro Dipartimento saranno, pertanto, concentrati sullo studio delle basi molecolari e fisiopatologiche delle malattie ereditarie, metaboliche, cardiovascolari, gastroenterologiche e immunologiche, al fine di integrare in maniera sinergica elevate competenze in ambito pediatrico, dell’adulto e dell’anziano”.
Fino al 2016 Lei è stata Presidente del Corso di Laurea in Infermieristica pediatrica. Cosa di quell’esperienza può tornarle utile per la direzione del Dipartimento?
“Mi ha permesso di acquisire capacità gestionali, con continui confronti tra varie figure professionali, e soprattutto mi ha dato la consapevolezza che soltanto attraverso l’unione degli intenti e la condivisione delle problematiche, è possibile raggiungere risultati significativi”.
Su quali aspetti bisogna insistere per migliorare la didattica e il percorso formativo degli studenti?
“Gli studenti saranno futuri operatori sanitari, pertanto non dovranno solo sapere, ma anche saper fare. Il trasferimento delle conoscenze attraverso la didattica frontale è un obiettivo già ampiamente raggiunto e difficilmente migliorabile. Ritengo invece necessario implementare ulteriormente i percorsi formativi pratici, che permettano agli studenti di sviluppare le loro attitudini di ricerca di base e di attività clinica già durante il Corso di Laurea. Allo stesso tempo è necessario implementare gli scambi culturali internazionali in maniera tale da permettere alla quasi totalità degli studenti di usufruire di questa fondamentale esperienza formativa”.
Come vorrebbe che fosse il Dipartimento tra tre anni?
“L’obiettivo primario deve rimanere la crescita culturale, possibilmente con una maggiore interazione di tipo traslazionale. Il DiSMeT, secondo la più recente valutazione del MIUR, è stato ammesso come secondo del nostro Ateneo alla selezione preliminare dei 180 Dipartimenti di eccellenza italiani. Certamente, uno dei punti di forza è stato aver reclutato giovani ricercatori di alto profilo scientifico e aver permesso la progressione di carriera di numerosi e meritevoli colleghi. Mi auguro che tra tre anni il nostro Dipartimento sia riconosciuto come un Dipartimento d’Eccellenza”.
Quali sono le aspettative della neo Direttrice?
“Continuare il lavoro svolto dal mio predecessore, con equilibrio e condivisione progettuale, rispettando specifiche e consolidate competenze nei diversi settori disciplinari. L’unanimità del voto è espressione di una stabile aggregazione tra tutti i membri del DiSMeT”.
Dal prof. Bonaduce, di Medicina Interna, alla prof.ssa Staiano, di Pediatria. Continuità e cambiamenti al Dipartimento?
“Il termine ‘traslazionale’ implica necessariamente una continuità. Il rapporto interdisciplinare tra le varie branche del Dipartimento non è solo concettuale, ma anche strutturale, con un elevato livello di collaborazione. L’alternanza delle cariche istituzionali è espressione di un confronto democratico con l’obiettivo comune di garantire un’ulteriore crescita culturale di tutte le aree del Dipartimento”.
Trasversale, trasferimento tecnologico e trasferimento applicativo sono alcuni dei termini chiave della ricerca traslazionale. Quali sono i progetti per rafforzare questi aspetti?
“La medicina traslazionale è una disciplina in rapido sviluppo nel campo della ricerca biomedica che trasforma i risultati sperimentali della ricerca di base in teoria, tecnologia e metodi pratici nelle diverse età della vita. L’obiettivo primario è cercare di trasferire le conoscenze acquisite in laboratorio al letto del paziente, in tempi rapidi e garantendo efficacia e sicurezza. I progetti futuri del nostro Dipartimento saranno, pertanto, concentrati sullo studio delle basi molecolari e fisiopatologiche delle malattie ereditarie, metaboliche, cardiovascolari, gastroenterologiche e immunologiche, al fine di integrare in maniera sinergica elevate competenze in ambito pediatrico, dell’adulto e dell’anziano”.
Fino al 2016 Lei è stata Presidente del Corso di Laurea in Infermieristica pediatrica. Cosa di quell’esperienza può tornarle utile per la direzione del Dipartimento?
“Mi ha permesso di acquisire capacità gestionali, con continui confronti tra varie figure professionali, e soprattutto mi ha dato la consapevolezza che soltanto attraverso l’unione degli intenti e la condivisione delle problematiche, è possibile raggiungere risultati significativi”.
Su quali aspetti bisogna insistere per migliorare la didattica e il percorso formativo degli studenti?
“Gli studenti saranno futuri operatori sanitari, pertanto non dovranno solo sapere, ma anche saper fare. Il trasferimento delle conoscenze attraverso la didattica frontale è un obiettivo già ampiamente raggiunto e difficilmente migliorabile. Ritengo invece necessario implementare ulteriormente i percorsi formativi pratici, che permettano agli studenti di sviluppare le loro attitudini di ricerca di base e di attività clinica già durante il Corso di Laurea. Allo stesso tempo è necessario implementare gli scambi culturali internazionali in maniera tale da permettere alla quasi totalità degli studenti di usufruire di questa fondamentale esperienza formativa”.
Come vorrebbe che fosse il Dipartimento tra tre anni?
“L’obiettivo primario deve rimanere la crescita culturale, possibilmente con una maggiore interazione di tipo traslazionale. Il DiSMeT, secondo la più recente valutazione del MIUR, è stato ammesso come secondo del nostro Ateneo alla selezione preliminare dei 180 Dipartimenti di eccellenza italiani. Certamente, uno dei punti di forza è stato aver reclutato giovani ricercatori di alto profilo scientifico e aver permesso la progressione di carriera di numerosi e meritevoli colleghi. Mi auguro che tra tre anni il nostro Dipartimento sia riconosciuto come un Dipartimento d’Eccellenza”.