“La frusta? Meglio la carota” La gestione del gruppo secondo l’allenatore del Napoli Carlo Ancelotti

Fiducia nei collaboratori. Altruismo. Saper ascoltare. Credibilità. Rapporto paritetico oltre i ruoli. Il bene comune anteposto alle manie di protagonismo delle prime donne. Concetti chiave in “La gestione del gruppo e delle risorse umane in un top club dagli anni Novanta ad oggi”. Ne ha parlato un maestro di calcio, Carlo Ancelotti, allenatore del Napoli, che per un’ora circa ha vestito i panni del professore universitario alla Vanvitelli per il ciclo di eventi “Oltre le due culture”. Il rischio di parlare di calciomercato e formazioni della domenica era da allarme rosso. Lo sapeva bene il Rettore Giuseppe Paolisso che in apertura ha posto il veto a qualsiasi divagazione da bar. Ordine eseguito. Forse per il diktat iniziale. Forse per i tanti argomenti affrontati da un relatore dal palmares d’oro (Ancelotti da calciatore e da allenatore ha vinto in lungo e in largo in tutta Europa i trofei più importanti del rettangolo verde). Forse perché l’Università si è riscoperta vicina e solidale al mondo del calcio. Perché il campo e l’aula hanno gerarchie da rispettare, gruppi da coagulare, rapporti umani da gestire, partite da vincere. Di fronte a questi argomenti, indossare i pantaloncini o lo zaino fa poca differenza. “Nella mia carriera, durante i momenti no, i Presidenti mi hanno chiesto di usare la frusta con i calciatori. Io, invece, ho sempre creduto che un cavallo può saltare l’ostacolo anche se dall’altra parte si mette una carota”, ha raccontato il tecnico di Reggiolo in dolcevita grigio e giacca nera. Atteggiamento dettato dal carattere, ma guai a superare i limiti: “se un giocatore salta l’allenamento perché la sera prima ha fatto tardi, divento una bestia”. 
Calcio e razzismo, rispetto delle regole, tempi per costruire un progetto vincente, ruolo dell’allenatore nei confronti dei giovani emergenti, alcuni dei temi affrontati nel botta e risposta con la platea. Ad ascoltarlo c’era Marco, studente della Vanvitelli al quinto anno di Medicina: “oggi abbiamo avuto la fortuna di avere qui con noi una persona che ha vinto tanto a livello mondiale ed europeo. Mi ha colpito il modo con il quale ha sottolineato l’importanza del rapporto umano paritetico in un gruppo di lavoro. È qualcosa che torna nella vita di qualunque professionista”. Si è laureato in Medicina sei mesi fa Joseph: “sono stato trasportato qui dalla curiosità di vederlo in prima persona. Mi ha colpito la sua umiltà e la capacità di rapportarsi agli altri in maniera paritaria”. Si è spostato da Santa Maria Capua Vetere, dove studia Economia, Saverio Vitale: “sono venuto da Caserta fin qui. È stato bello ed emozionante vederlo. Era interessante soprattutto per l’argomento trattato”. Da aspirante economista porta a casa: “una interessante conferenza, sapendo che bisogna saper gestire determinate situazioni, magari cercando di emulare il modo col quale il mister si relaziona ai suoi calciatori e al mondo esterno”. Un Ancelotti tra i suoi docenti: “il prof. Giuseppe Sannino (docente di Economia aziendale al Dipartimento di Economia). Ci ha trasmesso molti valori a lezione ed espone in modo chiaro i concetti senza imporsi con forza”. Ha raccolto indicazioni per il futuro Francesco Savanelli studente di Statistica all’Università Parthenope: “un giorno tutti lavoreremo in gruppo. È importante per questo capire come gestirsi, riconoscere l’importanza del lavoro di tutti e, quando si è a capo di un team, saper interagire senza mostrarsi superiori”. Soddisfatti anche i docenti. Il prof Sossio Cirillo, ordinario di Neuroradiologia: “oggi Ancelotti ha dato moltissimo perché ha parlato di gruppo e di rapporti umani. Questo il giovane in sala lo deve immediatamente riportare nel nostro campo. Il grande professionista deve unirsi e collaborare con tutti gli altri, perché solo l’unione porta a qualcosa”. Ha insistito sul rispetto delle regole e sulla forza della coesione il prof Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo: “l’Ateneo ha dato ad Ancelotti la sensazione che a Napoli non passa inosservato. Il fenomeno calcio è osservato con attenzione anche nella città colta e che studia”.
Ciro Baldini
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