La pallavolo maschile in corsa per i CNU

Pronta a sfidare l’11 marzo Foro Italico per il Campionato Nazionale Universitario, la squadra di pallavolo maschile diretta dal tecnico Vincenzo Rotunno. “Sappiamo di poter vincere. Il CUS Napoli ha una grande tradizione a riguardo. Arriva ogni anno alle Nazionali, due anni fa si è qualificato al terzo posto, precedentemente al quarto. Siamo molto ottimisti”, anticipa.
La squadra è composta dal capitano Andrea Menna, palleggiatore insieme a Fabrizio Porzio, gli schiacciatori Giuseppe De Luca, Ivan Esposito, Danilo Flaminio, Vincenzo Montò, i centrali Gabriele Falanga, Paolo Pecoraro, Matteo Piccolo, gli opposti Fabio Di Florio, Andrea Palumbo e il libero Antonio Silvestre.
Lo schiacciatore Vincenzo Montò, fuori corso a Scienze Motorie della Parthenope, parla delle aspettative per la prossima partita: “è un girone a tre squadre, chi fa più punti gioca la finale a Milano. Siamo un buon team con un passato che parla da solo, possiamo farcela”. Vincenzo è alto 1,93 metri, ma sostiene che l’altezza non sia fondamentale alla riuscita: “la tecnica e il gioco di squadra lo sono, perché non basta la prestazione del singolo, occorre quella di tutti i giocatori in campo. Per questo ci alleniamo quattro volte a settimana, per due ore in media”. Non è molto, dunque, il tempo per studiare: “mi mancano dieci esami alla fine del percorso. Quando mi decido a prepararne uno, studio anche tre ore al giorno e lo supero. Non è difficile conciliare Università e sport, i Campionati di serie B1 e B2 non sono troppo impegnativi, basta prendere il ritmo giusto”. Nessun problema neanche nel superare il test d’ingresso a Scienze Motorie: “l’ho passato al primo colpo, studiando soltanto su manuali di preparazione alla prova”.
Iscritto allo stesso Corso di Laurea di Vincenzo, ma al secondo anno, il ventiduenne Fabio Di Florio, schiacciatore opposto. “Mi trovo già fuori corso perché ho scelto di giocare a Savona e nel Lazio, per poi approdare alla serie B2 a Napoli e riavvicinarmi alla famiglia”. Il ragazzo sostiene che la pallavolo giocata a questi livelli non può diventare una professione: “non lo è mai stata e non lo è. Lo stipendio percepito non ti permette tranquillità economica, per cui devi sempre conciliarlo con un altro lavoro, anche se l’impegno profuso nel primo già basta a considerarlo tale”. Dopo la Triennale vorrebbe iscriversi a Fisioterapia, “ma già ora è difficile portare avanti carriera universitaria e sportiva, infatti finisco sempre col rimandare la data degli esami”. È ormai il terzo anno che partecipa ai CNU: “è bello perché giochi in squadra con ragazzi della tua età, incontrati come avversari durante il Campionato in B2. Il mio ruolo è quello di mettere la palla a terra sempre e comunque. Il gioco di gruppo conta, ma soprattutto l’altezza. Misuro 1,98 metri ed ho giocato sempre da titolare”.
Ruolo centrale è ricoperto da Gabriele Falanga, secondo anno fuori corso ad Ingegneria Gestionale della Federico II. “La pallavolo toglie tempo, ti costringe a spostamenti fuori città, allenamenti quasi tutti i giorni e partite nel week-end. Riesce dunque difficile portare avanti un hobby, lo studio e una vita sociale a venticinque anni”. Alto 2,2 metri, Gabriele si è iscritto prima ad Ingegneria Meccanica, per poi chiedere il passaggio. “Ho scelto Gestionale perché ci sono esami di Economia, spendibili in diversi ambiti. È quasi impossibile laurearsi in tempo giocando in B2, allo stesso tempo sono costretto a studiare, visto che non s’investe nella pallavolo in Campania, perché non ha molto audience”. Fin da piccolo ha praticato sport, ma preferisce quelli di squadra: “prima giocavo a basket, poi mi sono convertito alla pallavolo. Gli sport singoli non offrono grossi stimoli, perché meriti e demeriti sono attribuibili soltanto alla tua prestazione. La squadra ti permette di condividere una passione, dei sentimenti, un lavoro in team”. La pallavolo inoltre è uno sport nobile: “c’è molto più rispetto tra avversari, che nel calcio ad esempio non esiste. Non c’è contatto fisico tra i giocatori, l’unica cosa che può accadere è una parolina di troppo detta sotto rete. A fine partita ci stringiamo la mano e non conosciamo scandali di doping”. La partita contro Foro Italico è la più difficile del girone, “ma gli avversari ci temono, per gli ottimi Campionati giocati gli anni scorsi”.
Allegra Taglialatela
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