“In un momento così difficile per l’Università non riesco a resistere alla tentazione di fare alcune considerazioni ad alta voce nella qualità di addetto ai lavori.
E’ sotto gli occhi di tutti il degrado del nostro sistema universitario che, pur considerando alcune eccellenze, fa acqua da tutte le parti. Il proliferare di Atenei, il moltiplicarsi dei corsi di studio, l’istituzione di un numero spropositato di lauree triennali e specialistiche di basso profilo e l’ingresso nel “circo” degli Atenei “virtuali” (didattica per teleconferenze ad altre diavolerie) rendono il tutto non sostenibile economicamente. Di conseguenza anche i fondi per la Ricerca di Base risultano insufficienti. La classe accademica non è difendibile! Noi non abbiamo promosso la cultura ma abbiamo incoraggiato e sostenuto il clientelismo che è stato alla base dei provvedimenti che hanno generato le su citate aberrazioni. Il nepotismo, inoltre, ha dilagato!
Bene, allora, mettere mano per rivoltare l’Università come un calzino…..ma su quali principi?
Credo che la difesa della Ricerca di Base all’interno degli Atenei sia obbligatoria. In un momento in cui le banche diventano statali e anche l’imprenditoria reclama aiuti dallo Stato, è quantomeno fuori luogo parlare di Fondazioni e privatizzazione della cultura. E’ ovvio che nell’Università debbano svilupparsi percorsi comuni fra mondo imprenditoriale e accademico (per accendere il motore dello sviluppo del territorio), ma ciò deve succedere senza snaturare l’intima essenza dell’Istituzione Universitaria chiaramente individuata dalla dichiarazione di Lisbona che testualmente afferma che la “ricerca fondamentale costituisce il ruolo specifico del sistema universitario”. La ricerca di base è quella che a lungo termine determina la vera innovazione. E’ quella che consente l’affermarsi di veri valori di libertà ed indipendenza. L’Università non è il luogo ove si “ricevono commesse” dalle Imprese ma è il luogo ove la Ricerca serve per formare la classe dirigente. Il premio Nobel “italiano” Prof. Capecchi in una sua intervista su Radio 24 ha definitivamente chiarito che negli USA il 95% dei finanziamenti della ricerca biomedica è pubblica. Ciò era, evidentemente, a me noto, ma il “mito del privato” diffonde falsi messaggi….! Ovviamente, dovremmo abituarci (e sono necessarie regole) a gestire il pubblico con criteri di efficienza, come spesso avviene nelle Aziende che, di contro, sono accecate da interessi finanziari.
E’ sotto gli occhi di tutti il degrado del nostro sistema universitario che, pur considerando alcune eccellenze, fa acqua da tutte le parti. Il proliferare di Atenei, il moltiplicarsi dei corsi di studio, l’istituzione di un numero spropositato di lauree triennali e specialistiche di basso profilo e l’ingresso nel “circo” degli Atenei “virtuali” (didattica per teleconferenze ad altre diavolerie) rendono il tutto non sostenibile economicamente. Di conseguenza anche i fondi per la Ricerca di Base risultano insufficienti. La classe accademica non è difendibile! Noi non abbiamo promosso la cultura ma abbiamo incoraggiato e sostenuto il clientelismo che è stato alla base dei provvedimenti che hanno generato le su citate aberrazioni. Il nepotismo, inoltre, ha dilagato!
Bene, allora, mettere mano per rivoltare l’Università come un calzino…..ma su quali principi?
Credo che la difesa della Ricerca di Base all’interno degli Atenei sia obbligatoria. In un momento in cui le banche diventano statali e anche l’imprenditoria reclama aiuti dallo Stato, è quantomeno fuori luogo parlare di Fondazioni e privatizzazione della cultura. E’ ovvio che nell’Università debbano svilupparsi percorsi comuni fra mondo imprenditoriale e accademico (per accendere il motore dello sviluppo del territorio), ma ciò deve succedere senza snaturare l’intima essenza dell’Istituzione Universitaria chiaramente individuata dalla dichiarazione di Lisbona che testualmente afferma che la “ricerca fondamentale costituisce il ruolo specifico del sistema universitario”. La ricerca di base è quella che a lungo termine determina la vera innovazione. E’ quella che consente l’affermarsi di veri valori di libertà ed indipendenza. L’Università non è il luogo ove si “ricevono commesse” dalle Imprese ma è il luogo ove la Ricerca serve per formare la classe dirigente. Il premio Nobel “italiano” Prof. Capecchi in una sua intervista su Radio 24 ha definitivamente chiarito che negli USA il 95% dei finanziamenti della ricerca biomedica è pubblica. Ciò era, evidentemente, a me noto, ma il “mito del privato” diffonde falsi messaggi….! Ovviamente, dovremmo abituarci (e sono necessarie regole) a gestire il pubblico con criteri di efficienza, come spesso avviene nelle Aziende che, di contro, sono accecate da interessi finanziari.
Concorsi e
commissari
commissari
Allora, data la situazione su descritta, il decreto del Ministro risulta essere il classico pannicello caldo e, pertanto, inutile. Non è neanche un primo segnale…anzi circa le nuove norme per le Commissioni, a mio avviso, costituisce un provvedimento peggiorativo. Vediamo i dettagli: verrà fatto un sorteggio fra un numero di docenti eletti in “numero triplo rispetto al numero di commissari complessivamente necessari nella sessione”. Come ho precedentemente affermato, il dilagare del nepotismo ha fortemente inquinato la qualità della classe docente. Inoltre, l’età media dei Professori Ordinari (che sono quelli che andranno nelle commissioni) è estremamente elevata e un numero significativo di questi non svolge più ricerca da anni. Alcuni hanno un curriculum di gran lunga inferiore rispetto ai candidati che andranno a giudicare. La probabilità che padri, madri, nonni, zii e cugini incompetenti entri in commissione diventa, così elevatissima. Forse bisognerebbe fissare criteri che abilitino i Professori ad essere commissari.
Purtroppo sono pessimista…un’Università pubblica, libera e di qualità, ove la Scienza sia rappresentata in tutte le sue componenti culturali (dalla Paleontologia all’Ingegneria Spaziale) è molto lontana dall’essere concepita!!!
Riccardo Pierantoni
Professore Ordinario
di Biologia Applicata
Seconda Università di Napoli
Purtroppo sono pessimista…un’Università pubblica, libera e di qualità, ove la Scienza sia rappresentata in tutte le sue componenti culturali (dalla Paleontologia all’Ingegneria Spaziale) è molto lontana dall’essere concepita!!!
Riccardo Pierantoni
Professore Ordinario
di Biologia Applicata
Seconda Università di Napoli







