Quali sono i corsi di laurea che presentano una maggiore differenza nella percentuale dei guadagni? E in questo ambito, le donne risultano sempre più svantaggiate rispetto agli uomini? Esiste una relazione tra guadagno e voto di laurea? Domande che attirano grande interesse, spesso anche da parte di coloro che si trovano a scegliere l’iscrizione ad un corso di laurea piuttosto che ad un altro, per le cui risposte è stato necessario uno studio delle tendenze stabili ed un conseguente approccio interpretativo dei dati. L’hanno svolto i professori Erasmo Papagni, docente di Politica economica alla Facoltà di Economia della Seconda Università e Valerio Filoso, della Facoltà di Giurisprudenza dell’Ateneo Federico II, i quali hanno presentato una relazione dal titolo “Le differenze di genere nei guadagni e nella soddisfazione del lavoro dei laureati del 2001” al convegno di AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati italiani, organizzato all’Università degli Studi di Bologna. “Abbiamo accettato l’invito di AlmaLaurea ad affrontare il tema del convegno – illustra il prof. Papagni – La nostra analisi, di tipo descrittivo, è partita dalle tabelle, forniteci da Almalaurea, relative ai laureati del 2001 cinque anni dopo il conseguimento della laurea. Abbiamo focalizzato la nostra indagine sulle differenze di remunerazione nei redditi e le differenze di genere”. Dunque, vediamo nello specifico queste differenze. “Partiamo dal presupposto che le differenze possono essere spiegate non strettamente come ‘differenze’ ma in quanto ‘diversità’. Ecco i risultati che vengono fuori dall’analisi: relativamente ai guadagni per corsi di laurea, si passa dai 2100 euro mensili percepiti da coloro che hanno conseguito una laurea in Medicina e Chirurgia ai 1100 euro – praticamente la metà – per coloro che si dedicano all’insegnamento”. Il tanto agognato voto di laurea, poi, influisce davvero poco sul reddito che, dopo cinque anni, non cresce assolutamente in proporzione ai voti.
Grosse differenze si riscontrano nella qualità e nelle prospettive: le donne risultano penalizzate, per posizioni raggiunte e ruoli svolti sono sempre un gradino più basso rispetto alla popolazione maschile. “Abbiamo riscontrato una differenza molto forte tra uomini e donne relativamente alla remunerazione di un lavoro full time. Differenza che, in termini percentuali, è del 30% a favore degli uomini”. Un altro aspetto importante: il grado di soddisfazione che deriva dall’occupazione. “Sono stati esaminati i dati sul grado di soddisfazione, distinti per genere e per la presenza o meno di figli al fine di comprendere se i ruoli sociali ricoprono un’influenza. Ne risulta che gli uomini con figli hanno un guadagno maggiore di quelli senza figli, al contrario delle donne con figli che conseguono guadagni minori. C’è da aggiungere anche che le donne apprezzano più degli uomini il tempo libero a discapito, però, delle prospettive di carriera e di guadagno. La flessibilità dell’orario di lavoro è più apprezzata da coloro che hanno figli rispetto a chi non ne ha, sia tra gli uomini che tra le donne”.
La relazione di Papagni e Filoso farà parte di un volume edito da Il Mulino che comprenderà interamente la IX indagine. “Per la pubblicazione del volume – conclude Papagni- analizzeremo le tendenze con tecniche più specifiche e procederemo con un commento ai risultati”.
Grosse differenze si riscontrano nella qualità e nelle prospettive: le donne risultano penalizzate, per posizioni raggiunte e ruoli svolti sono sempre un gradino più basso rispetto alla popolazione maschile. “Abbiamo riscontrato una differenza molto forte tra uomini e donne relativamente alla remunerazione di un lavoro full time. Differenza che, in termini percentuali, è del 30% a favore degli uomini”. Un altro aspetto importante: il grado di soddisfazione che deriva dall’occupazione. “Sono stati esaminati i dati sul grado di soddisfazione, distinti per genere e per la presenza o meno di figli al fine di comprendere se i ruoli sociali ricoprono un’influenza. Ne risulta che gli uomini con figli hanno un guadagno maggiore di quelli senza figli, al contrario delle donne con figli che conseguono guadagni minori. C’è da aggiungere anche che le donne apprezzano più degli uomini il tempo libero a discapito, però, delle prospettive di carriera e di guadagno. La flessibilità dell’orario di lavoro è più apprezzata da coloro che hanno figli rispetto a chi non ne ha, sia tra gli uomini che tra le donne”.
La relazione di Papagni e Filoso farà parte di un volume edito da Il Mulino che comprenderà interamente la IX indagine. “Per la pubblicazione del volume – conclude Papagni- analizzeremo le tendenze con tecniche più specifiche e procederemo con un commento ai risultati”.