L’Orientale primo Ateneo, alcuni anni fa, ad aver approvato “il doppio libretto”

Segnale decisivo dell’apertura verso le tematiche di genere è la centralità accordata al confronto tra ‘Transgender e Università’, argomento di discussione della giornata di studio curata dal prof. Giuseppe Balirano, docente di Lingua e Linguistica Inglese, il 23 febbraio presso la sede di Palazzo du Mesnil. “Una giornata particolarmente importante perché abbiamo voluto dare spazio a più discipline. Per la prima volta l’argomento Transgender è stato affrontato da angolature diverse: non solo linguisti, ma storici, economisti, psichiatri, giuristi, studiosi di etica e altri esperti”, afferma l’anglista. Che prosegue: “l’unione di competenze interdisciplinari è stata la linea portante per affrontare questioni di cui non si parla tanto all’Università e per poterle raccontare anche alla città”. Ma quali sono le effettive pratiche del cambiamento? “L’Orientale è il primo Ateneo ad aver approvato la richiesta del doppio libretto per gli studenti transgender. Il doppio libretto deve essere garantito a chiunque intraprenda un percorso di transizione da M (male) a F (female). Si legge su diversi giornali che anche altre Università del Nord abbiano valutato la proposta, ma noi siamo pionieri in quest’iniziativa, approvata già da alcuni anni, durante il periodo del Rettorato precedente”. Con il doppio libretto l’Università si impegna a riconoscere lo studente con il suo nome di scelta all’interno dei documenti ufficiali di identificazione. “Il diritto al doppio libretto è traguardo che tutela la privacy dello studente ‘in transito’ e scongiura ogni situazione di disagio e possibile umiliazione in tutti gli aspetti della vita sociale e accademica”. Sempre più spesso si verificano episodi di discriminazione o “casi di docenti che inveiscono contro studenti transgender. Le pratiche di cambiamento stanno effettivamente cominciando da poco in Italia, quindi l’utilizzo del doppio libretto è fondamentale per potersi presentare come si è in realtà. Ed è fondamentale parlarne in ambito universitario, nei licei e nelle scuole, per avanzare verso l’accoglienza e il riconoscimento della diversità”.
Inaugurazione del Centro I-Land
In occasione dell’evento, ha inaugurato le sue attività il Centro di Ricerca Interuniversitario I-Land (Identity, Language and Diversity). I-land è un consorzio di dieci Atenei italiani: insieme a L’Orientale, l’Università Federico II, il Suor Orsola Benincasa, la Seconda Università, l’Università del Sannio in Campania e poi le Università del Molise, di Sassari, di Catania e di Cagliari. L’obiettivo del Centro è approfondire la riflessione scientifica e ampliare la ricerca nazionale e internazionale sul tema del rapporto tra lingua e identità (etnica, culturale, sessuale e di genere) portando avanti analisi di tipo linguistico rispetto a concetti interculturali, come la diversità, la rappresentazione e l’inclusione. “Portiamo avanti le nostre ricerche linguistiche – siamo infatti tutti anglisti – su come i media rappresentano la diversità e le nuove forme di identità, in cui rientrano a pieno sia i temi di Gender Variant che di Transgenderism”. A tal proposito, è stato proiettato il corto ‘How to be a girl’ di Marlo Mack, una vicenda narrata in prima persona da una madre americana il cui figlio di tre anni le dice di sentirsi una bambina. Il filmato indaga il percorso di una madre “che deve comprendere cosa significhi crescere una bimba al posto di un maschio. È il racconto di una trasformazione, interessante anche dal punto di vista politico, poiché è anche la storia di una battaglia contro lo Stato di Washington. Lo Stato, ad esempio, obbligava la figlia ad entrare nei bagni maschili, sebbene fosse una bambina a tutti gli effetti, ma non dal punto di vista biologico. In breve, una lotta per far capire che in questo caso il genere è più importante del sesso”. La proiezione del corto è avvenuta in prima europea, “per cui ne abbiamo curato anche i sottotitoli, dato che c’era solo in inglese. In Italia i media non parlano affatto di transgenderismo e bambini, che è invece una problematica molto forte”. La giornata si è conclusa con l’intervento della prof.ssa Rossella Bonito Oliva, docente di Bioetica, dal titolo “Procreare. Esperienze e rappresentazioni”, che ha chiuso, inoltre, il secondo ciclo di conferenze ‘I saperi dell’Orientale’, organizzato quest’anno dal Centro di Studi ‘Gender History’. “La docente ha posto al centro dell’interesse la percezione della figura femminile intesa nel corso del tempo come puerpera ma non come donna. Di conseguenza, si è molto discusso dal punto di vista storico e filosofico dei privilegi negati alle donne che non hanno partorito o che non si identificano come madri”, riporta il prof. Balirano. Infine, sono in programma seminari, conferenze e convegni che si prefiggono di esaminare attraverso strumenti teorici e metodologici lo studio della diversità, anche interlinguistica e interculturale, in contatto con enti pubblici e privati, ONG e imprese attive sul territorio. “A livello pratico ci sarà prossimamente un convegno che vede coinvolta l’Università di Macerata dal titolo ‘Language and diversity’ e l’anno prossimo, speriamo, un convegno presso l’Università di Cagliari”, conclude il docente. 
Sa.Sa.
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