Non conquista del tutto il Laboratorio di Scrittura di Atti Giuridici

Opinioni discordanti, qualche incertezza, la voglia di fare di più e meglio: il Laboratorio di Scrittura di Atti Giuridici non conquista del tutto gli studenti partecipanti. Martedì 12 novembre, all’incontro conclusivo del Laboratorio di Procedura Penale, l’Aula Coviello fa fatica a riempirsi. “La scorsa volta eravamo un centinaio – dice Giuseppe Guasco, studente al V anno – oggi invece siamo una sessantina, c’è stato un bel calo di presenze. Purtroppo l’organizzazione ha deluso un po’ le nostre aspettative. Più che insegnarci a redigere un atto, ci è stato proposto un copia ed incolla di uno già esistente. Avrei preferito uno schema al quale attenermi anche in futuro”. “Nell’altro appuntamento – spiega Fabiana Bova – abbiamo trascritto un atto inerente la querela. All’inizio il collaboratore del prof. Alfonso Furgiuele non si era reso conto che non riuscivamo a seguire le sue spiegazioni. Pur avendo sostenuto Procedura Penale, ci serviva una sorta di cappello senza il quale avremmo avuto serie difficoltà nella redazione. Le nostre facce perplesse devono essere state eloquenti, dopo un po’ il docente è diventato più esplicito, indicando punto per punto quello che dovevamo sapere”. Da qui si è passati alla parte pratica. “In aula sono stati distribuiti alcuni documenti che riportavano atti di querela – afferma Danilo Orienti – Erano fogli ufficiali scritti da avvocati in sede giudiziaria. È stato bello poter confrontare i diversi modelli, anche se così distribuiti non facevano capire da che parte cominciare. Sono uno studente al V anno e non ho la minima idea di come si redige un atto giuridico”. “Se non avessi letto l’intestazione – dichiara Viola Tascione – non avrei capito che c’era davanti a me un atto di notifica. Purtroppo senza il ‘titolo’ avrei confuso i documenti, a lezione si parla solo in termini teorici e fino ad allora non avevo mai visto nulla di simile. Poi, non mi è piaciuto il modo in cui è stato affrontato il Laboratorio. Atti di quel tipo si possono trovare anche su internet, io speravo che ci insegnassero a scrivere, che ci mostrassero le tecniche, che ci seguissero passo dopo passo”. Invece, con il testo di riferimento davanti, gli studenti si sono ritrovati a scrivere, scopiazzando qua e là i documenti distribuiti. “Sono al II anno della Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali, se sono qui vuol dire che il Corso di Laurea non dà minimamente gli strumenti per cavarsela nel mondo delle professioni – commenta Carmela Langella – Mi sono laureata due anni fa ed oggi mi ritrovo ancora a Porta di Massa, per cercare di capire come si scrive un atto. Qualcosa non quadra nella didattica. È ora che i professori facciano un ‘mea culpa’ sui metodi d’insegnamento”. “Siamo solo ai primi incontri – dice Ernesto Anzeliero – spero che in futuro l’approccio sia diverso. I docenti hanno adottato la stessa tecnica degli studi legali. Appena si inizia a fare pratica, ti piazzano un atto in mano e sta a te sapertela cavare. Però qui siamo ancora all’Università e da studenti dobbiamo essere indirizzati. Quindi spiegazioni e non esempi di atti da ricopiare e fare nostri”. L’esperienza è positiva per due studentesse del IV anno, Anna e Flavia: “A noi il Laboratorio è piaciuto – affermano – ed anzi ci siamo anche divertite a redigere l’atto. Per la prima volta abbiamo impugnato una penna, trascrivendo qualcosa di personale in termini giuridici. Seguiremo anche gli altri incontri”. “L’esperienza è stata costruttiva – interviene Mario Gabutti – soprattutto perché abbiamo consegnato le nostre querele ed oggi ci saranno ridate corrette. I docenti indicheranno le parti sbagliate della prova precedente e noi potremo renderci conto degli errori. La lezione in sè è simile a tante altre, quello che aiuta è l’esercizio di scrittura e la correzione successiva”. 
Un’iniziativa da proseguire per il prof. Alfonso Furgiuele. “Mi piacerebbe che una volta finito il corso e superato l’esame di Procedura Penale, il Laboratorio diventasse un’appendice permanente per ogni cattedra. Ne ho discusso con i miei colleghi e vorremmo, per quel che riguarda il nostro insegnamento, standardizzare la procedura del Laboratorio di scrittura. In questo modo daremo la possibilità ai ragazzi di imparare a scrivere, acquisendo crediti formativi utili per il conseguimento della laurea”. È impensabile che molti ragazzi entrino in uno studio legale freschi di laurea, senza saper redigere un atto, sottolinea il docente: “Attraverso il Laboratorio vorremmo insegnare un metodo. Sarà poi compito dei ragazzi, successivamente, estrapolare i contenuti dell’atto usato come riferimento e trasportarlo ad altre questioni”. Perché non c’è uno schema standard da seguire, gli atti giuridici hanno diversa natura e differente è il modo di trascrizione. “Per questo occorre abituare gli studenti già durante l’esperienza universitaria. Purtroppo non c’è stata una buona risposta, il numero dei partecipanti è diminuito. Questo non è proprio un incentivo a proseguire”. Prossimi appuntamenti: Processuale Amministrativo il 24 novembre, Processuale Civile il 21 novembre e 1° dicembre. 
Susy Lubrano
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