Non esprime un Rettore da 41 anni: malessere a Medicina

Il grido di dolore di Medicina. Nella campagna elettorale per il rettorato della Federico II, finora priva di scossoni, essendoci ad oggi solo la candidatura del professore Gaetano Manfredi, di Ingegneria, ed essendo state finora relativamente poche ed isolate le voci di dissenso nei suoi confronti, irrompe il malessere dei camici bianchi. Se ne fa interprete, senza perifrasi e con decisione, Luigi Sivero, ricercatore e rappresentante in Senato Accademico. “Sono 41 anni”, premette, “che alla Federico II non abbiamo un Rettore medico. Ho l’impressione che siamo molto emarginati ed è un peccato, perché Medicina ha problemi assolutamente specifici. Mi domando se li conoscano a sufficienza il professore Massimo Marrelli, Rettore uscente, ed il professore Gaetano Manfredi, che si è candidato a succedergli. Se non al rettorato, servirebbe la presenza di un docente di Medicina almeno nei paraggi dello stesso. Qualcuno che possa farsi carico di suggerire soluzioni adeguate alle nostre gravi problematiche e che faccia capire che non siamo l’ultima ruota del carro”. Tante le criticità irrisolte, sottolinea Sivero. “Abbiamo problemi seri di aule per la didattica a Cappella Cangiani. Sono fatiscenti. Servirebbe un milione di euro per metterle in sicurezza”. Altra faccia della medaglia è l’Azienda Ospedaliera: “Al Policlinico, di questo passo, non potremo più garantire il servizio. Circa 200 infermieri all’anno vanno via e senza turn over tra poco dovremo chiudere. Non ne assumiamo da oltre 15 anni. Il nuovo protocollo d’intesa con la Regione non è stato ancora stilato. O si trova una soluzione e riapriamo i concorsi, oppure siamo destinati alla chiusura, perché gli infermieri sono pochi, i reparti accorpati ed i posti letto sempre meno. Il che, peraltro, incide negativamente anche sulla didattica: lo studente frequenta i reparti, ma se siamo costretti a chiuderli, dove va? Posso mandarli in ospedale per il tirocinio, certo, ma bisognerebbe ricordare sempre che la funzione didattica è dell’università, non delle Aziende ospedaliere”. Prosegue: “C’è anche un problema di orario di servizio. Secondo il protocollo scaduto a dicembre dovremmo fare 26 ore assistenziali a settimana, su 38 in totale di lavoro. Dovrei dunque dedicare solo 12 ore alla didattica ed alla ricerca. Gli studenti chi li segue, le tesi chi le vede, il tirocinio chi lo fa? Non si può dichiarare che quelle 26 ore sono esclusivamente assistenziali”. Il nuovo protocollo con la Regione per il Policlinico dovrebbe dunque essere, secondo Sivero, un impegno prioritario del professore Manfredi. Avrà anche i voti di Sivero il candidato Rettore? “Non mi sono posto per ora il problema”, la risposta del ricercatore.
Tesori nei cassetti dei ricercatori
Da un medico ad un ingegnere, il prof. Paolo Netti, che insegna Scienze e tecnologie dei materiali. “L’agenda del nuovo Rettore – dice – dovrà essere mirata ad una strutturazione moderna e con standard internazionali dell’Ateneo. C’è ancora molto da fare. Bisogna valorizzare i risultati di ricerca, sotto forma di trasferimento tecnologico. Altrove, in altre realtà, l’ufficio trasferimento tecnologico porta agli Atenei introiti importanti. È un aspetto rilevante, perché potrebbe aumentare anche quel contatto con le aziende che è fondamentale. Se uno va nei cassetti dei ricercatori della Federico II può trovare tesori, sebbene non siano sempre spesi nel migliore dei modi”. La campagna elettorale, racconta il professore Netti, “non è particolarmente frizzante, complice il fatto che al momento abbiamo un solo candidato”. La mail programmatica del professore Manfredi, sottolinea, “ha aspetti molto interessanti, che saranno certamente approfonditi nel corso degli incontri che il candidato avvierà a breve nei Dipartimenti. Ho apprezzato, in particolare, che Manfredi abbia già annunciato alcune scelte. Quella che più apprezzo è di valorizzare le eccellenze ed utilizzarle come volano per la crescita complessiva, al fine di evitare che la Federico II diventi un Ateneo a due velocità”.
La rimodulazione del sistema dell’orientamento rivolto agli studenti, secondo il professore Luigi Verolino, docente ad Ingegneria e responsabile del Softel, dovrà impegnare il nuovo Rettore sin dai primi mesi del mandato. “Softel – premette – è un Centro di Ateneo di grande importanza ed è stato fondato 15 anni fa sull’onda dell’ottima idea del professore Luciano De Menna. In questi 15 anni è accaduto di tutto. Evidentemente, bisognerà aggiornare anche quel progetto”. Vuole portare più università nella scuola e più scuola nelle università. Ecco il ragionamento del docente, in estrema sintesi: “L’università non può trincerarsi nella roccaforte. Se vogliamo che ci arrivino persone preparate in maniera decente, dobbiamo lavorare con l’orientamento all’interno delle scuole già dal quarto anno delle superiori. La Federico II deve entrare nei gangli vitali dell’insegnamento, per motivare i professori di scuola ed i ragazzi. I docenti delle superiori, tra l’altro, non conoscono l’università attuale, sono legati all’idea di Atenei dei loro tempi. Credo che il nuovo Rettore debba partire da questa priorità”. Altro tema, sempre legato all’orientamento: l’individuazione di un collegamento tra gli uffici centrali del Softel ed i Dipartimenti. “Prima – ricorda Verolino – quando c’erano le Facoltà, io avevo tredici referenti. Uno per ciascuna di esse. Adesso sono scollegato dai Dipartimenti. Urge una soluzione. Va bene che il Softel cerca di spostare in rete quante più risorse è possibile: filmati, testi multimediali ed altro. Perfetto. Ma come si collega tutto ciò alle singole realtà dei Dipartimenti?”. Il responsabile del Softel valuta positivamente l’ipotesi Manfredi: “È una candidatura confessata e comunicata. Il collega è uomo di consolidata esperienza. È stato un buon ProRettore e per questo penso che vada sostenuto. Mi sembra tempo, tra l’altro, che un ingegnere diventi Rettore. Finora abbiamo avuto solo ProRettori. È tempo che il Papa si affacci dal Politecnico”.
“Lo Statuto a misura di Ingegneria,
Scienze e Medicina”
Il prof. Luciano Mayol, ordinario di Chimica organica, auspica che nelle prossime settimane si sviluppi un dibattito più ampio, rispetto a quanto è accaduto finora, circa le esigenze dell’Ateneo. “Sinora – afferma – il gruppo dirigente ha discusso poco con altri interlocutori. Potevano essere fatte meglio alcune cose. Mi riferisco alle Scuole ed ai Dipartimenti. Ero in Senato Accademico quando si progettavano lo Statuto e si parlava di Scuole. Lo Statuto è stato fatto a misura di Ingegneria, Scienze e Medicina. Si è persa una occasione. Mi auguro che con Manfredi si possa discutere di più, superata la fase delle innovazioni. Auspico che ascolti un po’ di più le componenti al di fuori del gruppo dirigente dell’Ateneo, un po’ autoreferenziale. Non è positivo l’allineamento ad un pensiero unico. Mi auguro ci sia un dibattito, altrimenti sembrerebbe che tutto vada alla perfezione. Non è così, è un periodo di crisi”. 
Da un chimico ad un giurista, ecco le priorità che dovrà perseguire il nuovo Rettore secondo il prof. Sandro Staiano, ordinario di Diritto Costituzionale. “Bisogna che si metta mano immediatamente alla riorganizzazione giuridica dell’Università, che è molto deficitaria. Le norme in alcuni casi sono perfino comiche. C’è un deficit di efficienza e di pregevolezza degli strumenti normativi che va affrontato”, sostiene. Sul versante esterno, prosegue Staiano, “c’è un grande problema per la Federico II, che non ha avuto negli ultimi tempi un peso adeguato al suo blasone. Va quindi posto il tema dei meccanismi di finanziamento. La modalità del calcolo del punto organico, non sempre applicata a livello ministeriale secondo legittimità, è fortemente punitiva per un grande Ateneo meridionale. Contiene fattori di irragionevole penalità”.
“Un Rettore di
combattimento”
 Altra questione da porre a livello generale è quella della valutazione: “Se uno fosse renziano potrebbe chiedere perfino di sopprimere Anvur. I meccanismi di valutazione, per come sono stati applicati in Italia, risultano sbagliati”. Prosegue: “Anvur è un modello di valutazione su basi quantitative e con meccanismi fortemente punitivi verso le scienze umanistiche. Risulta premiale per le scelte dure. Se un paese, però, non ha adeguata considerazione per gli studi umanistici, mette a rischio il sistema democratico. Il modello Anvur si è rivelato fallimentare e tale è stato considerato anche da chi lo aveva inizialmente sostenuto, per esempio da Sabino Cassese. Certamente le sacche di improduttività, molte anche alla Federico II e nel mio Dipartimento, vanno punite, ma la valutazione va fatta con altri strumenti”. 
Il prof. Staiano ribadisce: “Il meccanismo Anvur si è rivelato fallimentare. Va profondamente rimodulato se non abolito. Su questo il Rettore deve farsi valere. Siamo il più antico ateneo laico del mondo, qualche voce in capitolo dobbiamo pur averla”. Serve, conclude il docente, “un Rettore di battaglia. Manfredi è un giovane e può essere un Rettore di combattimento. Speriamo bene”.
Anche il prof. Eugenio Mazzarella, ordinario di Filosofia, individua due priorità per il futuro Rettore, una esterna ed una interna. “Quella esterna”, dice, “è di sollecitare in tutte le sedi possibili un radicale cambio di registro del Miur nell’approccio al governo del sistema universitario nazionale, per difendere il capitale sociale che rappresenta per il Paese, e non solo per il Sud, la piattaforma meridionale del sistema. La ristrutturazione al ribasso del sistema in atto, in un’acefala gestione di presunti criteri di merito e qualità, è pagata soprattutto dagli Atenei meridionali. Non è ulteriormente ammissibile. Il blocco del turn over, che penalizza soprattutto il Sud, è esiziale. L’università è fatta di studenti, ma anche di docenti motivati e motivabili per quegli studenti”. La priorità interna, prosegue, “è sollecitare un’accelerazione nella nostra capacità di innovazione culturale, didattica, e di ricerca; oltre che organizzativa. È inutile girarci intorno, abbiamo bisogno anche di elementi di discontinuità per recuperare competitività, parola che se è lealmente intesa in una comunità accademica tutela. Se vogliamo conservare il futuro del nostro Ateneo non possiamo vivere nascondendo le nostre difficoltà dietro il blasone. Credo che nella decisione del Rettore Marrelli di portare alle urne l’Ateneo, pur potendo egli proseguire il suo mandato, ci sia anche una sollecitazione in questo senso”. Rispetto all’ipotesi Manfredi, il giudizio è positivo. “È una candidatura di grande prestigio ed esperta. E mi auguro che nel confronto che aprirà con l’ateneo sappia far emergere, nel suo programma, quell’accelerazione innovativa di cui abbiamo bisogno”. Circa l’eventualità che emergano altri nomi di papabili, sottolinea: “Ho sempre pensato che un candidato che emerge da una competizione vera sia più forte, e immagino che sia normale la possibilità di altre candidature. Quello che mi auguro è che non ci sia conformismo nel dibattito che ci porterà al voto, anche in assenza di altre candidature. Chiunque reggerà le sorti dell’Ateneo è il primo ad avere diritto a sapere con franchezza cosa ci si aspetta da lui”. Ecco i desiderata, infine, per l’area umanistica: “Il nuovo Rettore dovrà rispettarne, con azioni coerenti sul riparto delle risorse dell’Ateneo, il contributo rilevante che rappresenta, dati alla mano, per l’eccellenza dell’Ateneo, e più in generale riconoscerne il ruolo di consapevolezza culturale che rappresenta per tutto il sistema federiciano e il suo territorio di insediamento”.
La qualità non
si misura
con gli algoritmi
Il prof. Gennaro Piccialli, ordinario di Chimica, già Preside della Facoltà di Scienze Biotecnologiche, riprende le considerazioni del professore Staiano circa la necessità che il nuovo Rettore sia, in primis, disposto al “combattimento”. Riflette: “Dovrebbe essere più coraggioso, rispetto al passato, nel chiedere il cambiamento dei criteri di valutazione dell’Anvur, sulla base dei quali avviene oggi la ripartizione dei fondi. La Federico II non può essere penalizzata da algoritmi che non tengono conto della grande qualità dell’Ateneo. Manfredi, se sarà lui il prescelto, dovrà farsi sentire da subito con coloro i quali hanno immaginato che la valutazione di un Ateneo oppure di un docente possa essere figlia di un algoritmo”. Non meno urgente, secondo il professore Piccialli, lo sforzo per destinare tutte le possibili risorse al miglioramento della vita degli studenti. “Un Ateneo competitivo”, ragiona, “è innanzitutto un Ateneo capace di attirare iscritti attraverso la qualità della didattica, che è figlia anche del costante miglioramento delle aule e dei laboratori. Servono inoltre risorse per le borse di studio – su questo il Rettore deve interloquire con la Regione – e per tenere aperte le biblioteche il più a lungo possibile”. 
Anche il prof. Gianfranco Borrelli, che insegna Storia delle dottrine politiche, invita il successore del professore Marrelli a partire dalla didattica. “La fuga degli studenti”, premette, “è un dato reale, anche se non riguarda solo la Federico II e dipende certamente da vari fattori, non tutti riconducibili all’Ateneo. Per contrastarla, occorre moltiplicare risorse ed energie per aggiornare e migliorare costantemente l’attività di formazione destinata alle ragazze ed ai ragazzi che scelgono la Federico II”.
Fabrizio Geremicca
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