Piccole aule studio in ogni edificio, testi digitali, una copisteria: alcune delle proposte

Un intero edificio destinato alle aule studio, una biblioteca con risorse digitali, tablet per la comunità studentesca e uso dei social per comunicare. La scuola di Medicina chiama, gli studenti federiciani rispondono. Attraverso il sito internet della scuola, alla voce “progetto sperimentale (campus scuola)”, è stato rivolto ai giovani frequentanti del policlinico l’invito ad avanzare idee e suggerimenti per trasformare l’università in qualcosa di più, in un campus, appunto. L’annuncio porta la firma del Presidente della Scuola, il prof. Luigi Califano, che spiega: “la nostra intenzione è dare a questa struttura, che è mastodontica, una vivibilità migliore, offrendo aree dove poter studiare, ma pure confrontarsi, per favorire la socializzazione”. Qualcosa già si vede, tipo i tre gazebo di recente costruzione: “il progetto ne prevedeva sei, ma ho preferito prima verificare la risposta degli studenti. Lo step successivo sarà completarli con tavoli e sedie, che saranno fissi, per evitare che qualcuno possa spostarli”. Nel frattempo, il ritorno dalle vacanze ha posto il cartello work in progress all’esterno dell’edificio 20 dove “stiamo rifacendo la pavimentazione. Inoltre, la zona studio, ribattezzata ‘il pollaio’ dai ragazzi, è stata smontata. A febbraio
procederemo alla ristrutturazione di un’aula studio molto grande – da definire ancora la capienza – e all’acquisto di pc che consentiranno di collegarsi a Internet”. Il resto è storia nota. dagli arredi della biblioteca alle postazioni studio, passando per lavagne interattive di cento pollici e aule connesse alla sale operatorie. cosa si può fare di più? Uno spunto viene da Ilaria, studentessa del secondo anno: “servono zone destinate solo allo studio, tipo come quelle che stanno a Biotecnologie. L’ideale sarebbe un’aula da 20 posti per ogni edificio, purché sia isolata dalle
altre attività che si tengono al Policlinico”. Le fa da eco Rossana Rianna, del terzo anno. Per lei la sede “è già un po’ un Campus. Potrebbero essere aumentate le aule studio, perché non ce n’è una vera e propria, quindi spesso, per non avere distrazioni, siamo costretti a ‘migrare’ a biotecnologie o a Farmacia. Secondo me servono più spazi, magari piccoli, ma distribuiti nei vari edifici”. Poi, aggiunge: “ci vorrebbe più tecnologia. Credo che non sia cambiato
molto tra la nostra situazione e quella delle generazioni che ci hanno preceduto. In un Campus di Roma ho visto gli studenti avere a disposizione dei tablet. Sarebbe bello se qui si riuscisse ad arrivare a quel livello”. Al coro si aggiunge Gianluigi Comparone, che suggerisce di “dedicare un intero edificio agli studenti. Creerei più aule per studiare, gestendo meglio la questione del Wi-Fi, così da rendere più agevole la connessione a internet”. A suo avviso, inoltre, sarebbe importante “dotare l’università di una sorta di copisteria che consenta di fare delle fotocopie. Spesso dobbiamo uscire dal Policlinico anche solo per ricopiare gli appunti di un compagno”. Un
compagno come francesco Giordano, collega di Gianluigi, iscritto al secondo anno, che propone un’idea british: “utilizzerei uno schema simile a quello adottato nelle università inglesi. Ho frequentato dei college lì. C’è un unico spazio, una sorta di piazza, intorno alla quale sono disposti una mensa, che favorisce la socializzazione dei ragazzi, l’università, dove si seguono le varie attività accademiche, e un’area studio”. Francesco, del terzo anno, parla di “libri di testo diversi da quelli adottati al corso, per favorire l’approfondimento”. In quest’ottica è ancora più ampia la considerazione di Nicola Basile, aspirante medico da due anni: “mi piacerebbe una biblioteca più fornita e più accessibile, che ai libri cartacei affianchi contenuti multimediali. Mi è capitato spesso di non trovare dei testi perché già presi in prestito. Una risorsa digitale, invece, garantirebbe più disponibilità”. alla matricola Andrea di Giovanni, invece, basterebbe “un edificio aperto 24 ore per poter continuare a studiare di notte”. Queste alcune indicazioni partorite dalle giovani menti. Per farne arrivare sempre di più, Arturo, del secondo anno, ritiene possa essere utile “usare i gruppi Facebook di noi studenti. Sono sicuro che parteciperebbero molte più persone alle iniziative proposte”. Qualora si dovesse accendere la lampadina, chiunque potrà comunicare la propria intuizione rivolgendosi ai rappresentati o, in alternativa, direttamente al prof Califano: “se gli studenti vorranno fare qualsiasi tipo di proposta per migliorare la didattica e per renderla competitiva, potranno venire direttamente da me, la mia porta è aperta”.
Ciro Baldini
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