Posti a sedere a rotazione in via Claudio!

Giornate di lezione lunghissime con una organizzazione meno fluida del primo semestre. Ma anche aule sovraffollate, soprattutto in via Claudio. Il racconto degli studenti che popolano le diverse sedi di Ingegneria. A cominciare da quella di Agnano dove troviamo Laura Spinosa, Francesca Milo e Alberto Grosso, sono studenti del primo anno di Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio. Sono davvero bravi: quattro esami su quattro durante la sessione invernale, ma per riuscirvi “siamo stati due mesi in clausura, studiando durante le vacanze di Natale. Abbiamo rinunciato all’appello di dicembre perché con le lezioni che finiscono alle 18.30 è impensabile stare perfettamente al passo. Abbiamo però seguito le lezioni tutti i giorni. Gli esami sono stati fissati già ai primi di gennaio e questo ha costituito un vantaggio”. I tre ragazzi sono in pausa, seduti al sole in cortile, in attesa che cominci la lezione di Chimica e Tecnologia Chimica Applicata all’Ambiente. Oggi seguono dalle 8.30 alle 18.30 con uno spacco di due ore. “Siamo pendolari, veniamo da posti diversi e lontani da loro e questo orario è un po’ pesante”, dicono. Dopo il primo semestre, si sentono più tranquilli: “Il passaggio dal liceo all’università è davvero traumatico, ma adesso ci siamo abituati e pensiamo di riuscire a seguire almeno una materia con regolarità. Inoltre, la sessione estiva è più ampia di quella invernale e, sebbene alle prime lezioni di Analisi II non si capisca davvero nulla, ci siamo tolti Analisi I, che è la materia che spaventa più di tutte, senza la quale non puoi iscriverti al secondo anno. Ma la Matematica terminerà prima o poi?”.
Una proposta:
ripristinare il
calendario
delle attività
Anche Dario ed il compagno di studi, Francesco Schettino, sono in attesa davanti la stessa aula. Sono rispettivamente iscritti al primo ed al secondo anno. “Io sono un po’ indietro perché lavoro nel negozio di generi alimentari di mio padre – racconta Francesco che studia per passione – Vengo dall’Istituto per Geometri e l’anno scorso ho impiegato del tempo per capire come funziona l’università. Infatti, sono riuscito solo ora a dare esami come Geometria e Fisica, perché le basi che avevamo erano inadeguate. Invece, mi sono trovato molto bene ai corsi di Autocad e Disegno, dei quali avevo già delle nozioni”. Anche per loro la sessione invernale è stata soddisfacente: “studiando con qualcuno più grande, che ha già un anno di esperienza e ti può dare dei consigli, si è avvantaggiati”, dice Dario che definisce, però, stancanti i ritmi universitari. “L’orario di lezione a me non piace. Giornate lunghissime, con dei buchi durante i quali non si fa niente, e tanti corsi che si svolgono di pomeriggio”. I due ragazzi segnalano la presenza di “un parcheggiatore abusivo, il quale temiamo possa aver nascosto delle multe. Non le abbiamo trovate sul cruscotto dell’auto però ci sono arrivate a casa”.
Albino Polli e Salvatore Milano, terzo anno di Ingegneria Informatica, attendono che inizi la lezione di Ingegneria del Software. “Il nostro orario non è particolarmente pesante, ma è mal distribuito. Durante la settimana facciamo poco ed il venerdì, invece, abbiamo otto ore di seguito di lezione”, dicono i due ragazzi che hanno ancora, in arretrato, alcuni esami del secondo anno. Le lezioni, sottolineano, si svolgono fra Agnano e via Claudio “ed è fisicamente impossibile seguire corsi contigui in due sedi distanti venti minuti di Cumana”. La loro richiesta: “davanti ogni aula di questa sede prima era affisso il calendario semestrale delle attività che sarebbero state svolte, perfino con i giorni d’esame. Così si sapeva sempre come regolarsi per trovare posto, studiare e non disturbare nessuno. Perché non lo si fa più? Era una vera comodità”. 
Carmen Specchio, terzo anno di Ingegneria Elettronica, e Alessandro Celestino, primo anno Magistrale dello stesso Corso di Laurea, sono contenti dell’organizzazione del calendario didattico, del ritmo delle attività – “nei limiti della tolleranza” – e dei servizi – “per esempio quelli telematici funzionano molto bene e prenotare un esame non è mai un problema” -, ma soffrono la carenza di spazi: “durante l’ultimo semestre è capitato che alcuni ragazzi non trovassero posto in aula e seguissero seduti a terra. Più in generale, sono pochi anche gli spazi per studiare e l’aula studio è sempre occupata”. 
Nel corridoio al primo piano, un gruppo di studenti di Ingegneria Chimica, reduci dalla prova scritta di Fondamenti di Chimica Industriale, materia del terzo anno, confrontano fra loro le risposte ad una serie di domande sullo schema di impianto proposto. “I corsi sono cominciati già da qualche giorno, ma noi non abbiamo ancora iniziato a seguire perché la seduta d’esame si sovrapponeva alla ripresa delle attività”, dice una ragazza alzando la testa per un istante dal foglio. Livio Santorio, invece, nonostante l’imminente prova, a lezione c’è andato lo stesso. “È la quarta volta che svolgo questo scritto. Alle correzioni sono sempre molto pignoli, ma io ho già studiato questo programma più d’una volta. Sarebbe stato inutile non andare a seguire, sono stato assente solo oggi”, dice. Allo studente piacerebbe avere l’occasione di svolgere delle attività di laboratorio: “In tre anni, non ne abbiamo mai visto uno, forse sarebbe più interessante di quanto non sia stare sempre a leggere cose scritte alla lavagna”. 
In 200 in un 
seminterrato 
senza finestre
Accanto alle problematiche legate all’orario ed ai ritmi di studio, nelle altre sedi della Facoltà si registrano altre difficoltà. La struttura di via Claudio, per esempio, è afflitta da tempo da carenze strutturali, sebbene si comincino a vedere i primi interventi di recupero sulle facciate esterne e nei cortili. “Facciamo lezione, in duecento, in un seminterrato senza finestre, che potrebbe contenere, sì e no, un centinaio di persone”, lamenta Vincenzo Cuccaro, secondo anno di Ingegneria Edile poco prima della lezione di Scienza delle Costruzioni, esame cruciale del percorso ingegneristico che ‘accomuna’ i ragazzi in maniera trasversale, indipendentemente dall’anno di iscrizione. “Noi corsisti in regola saremo forse una trentina. Il resto sono tutti iscritti agli anni precedenti ed il professore ha stabilito di far sedere, a terra, a turno i ragazzi. Le ragazze sono sempre sedute. Io credo che a terra ci dovrebbero essere, invece, i fuoricorso”, prosegue ancora Vincenzo. Lo studente non considera l’orario di lezione particolarmente stancante: “È sostenibile ma dovrebbe essere organizzato in modo da permetterci di studiare. Finiamo sempre tardi e per chi, come me, è pendolare, una volta a casa non c’è tempo per studiare”. Per i colleghi Francesco Belcuore e Giuseppe Cardillo, invece, i ritmi sono tragici: “in alcuni giorni abbiamo spacchi di due ore fra le lezioni che invece terminano alle sei e mezza, oppure cominciano dopo le dieci. Non c’è proprio organizzazione e per noi che dobbiamo fare progetti è anche peggio”.
Fra le questioni studentesche, si affacciano anche i temi della sicurezza e della salute. “Nei corridoi studenti, ricercatori, professori, fumano, a dispetto dei divieti affissi ovunque. È un’abitudine ormai talmente consolidata che quasi non ci faccio più caso. Se multassero tutti quelli che fumano, ci sarebbero sicuramente anche i soldi per ristrutturare questa sede e rimettere le controsoffittature, che sono sparite”, dice Angelo Cerbone, secondo anno di Ingegneria Edile. “Nel tratto di strada fra via Claudio e Piazzale Tecchio ci sono state, più di una volta, aggressioni e furti ai danni degli studenti. A due miei amici hanno rubato il portatile con tutto il lavoro che avevano salvato, è scandaloso”, ricorda Antonio Di Porzio, studente di Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio.
Tocca questioni più generali Maddalena Mattiello, rappresentante degli studenti in Consiglio di Facoltà. La logistica: “durante il primo semestre, si era intervenuti assegnando a ciascun canale un’aula facendo spostare i docenti. Nel secondo semestre, invece, l’orario è stato modulato seguendo il principio contrario e l’organizzazione è peggiorata, lo abbiamo anche segnalato al Preside”. Ai pensionamenti, invece, “è legata la continuità didattica. Gli studenti in debito, e tutti quelli che non riescono a sostenere l’esame entro l’ultimo appello dell’anno accademico, non sanno che fare. Sebbene si tratti di una situazione transitoria, la continuità didattica resterà un’utopia, soprattutto se ad andare in pensione sono i maestri, i quali, spesso, non si sono preoccupati di lasciare una solida eredità”.
Simona Pasquale 
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